Nel giorno dell’Epifania torna la Serie A. In programma la prima giornata di questo strano girone di ritorno, per la prima volta con le partite sfalsate rispetto all’andata. La ripresa del campionato, in questo periodo, passa però in secondo piano. La scena è dominata dalla quarta ondata di contagi da coronavirus, che sta attraversando il mondo senza risparmiare nessuno. Non fanno eccezione neppure le squadre di calcio, ovviamente. Tanti giocatori positivi (e vista la situazione forse qualcuno avrebbe potuto suggerire loro di rinunciare al tradizionale viaggio natalizio), squadre falcidiate dalle assenze, diversi incontri rinviati, capienza degli impianti che torna al cinquanta per cento del totale. Per il ritorno in campo, il calendario propone alla Juventus la partita mediaticamente più fastidiosa della stagione. Allo Stadium arriva il Napoli. Capolista tra coloro che si sono autoproclamati rivali storici senza nessuna particolare ragione. Tra coppa d’Africa, giocatori positivi, annunciati interventi dell’asl e tamponi, il solito squallido teatrino ha accompagnato tra mille dubbi la lunga marcia di avvicinamento alla partita, secondo i mezzi d’informazione a rischio rinvio fino alle ore immediatamente precedenti il calcio di inizio.

I canali di comunicazione del club annunciano la prima formazione del nuovo anno solare quando manca una mezz’ora al via della sfida. In porta gioca Szczesny. La difesa è il reparto più colpito dalle assenze. Fuori Bonucci, Danilo e Pellegrini per infortunio e Chiellini per covid, le scelte di Allegri sono praticamente obbligate. Cuadrado, De Ligt, Rugani e Alex Sandro sono gli uomini che compongono il reparto arretrato. McKennie, Locatelli e Rabiot a centrocampo; Bernardeschi, Morata e Chiesa in attacco completano l’undici scelto dal tecnico bianconero per cominciare l’incontro con il Napoli. In panchina, dove torna Dybala, fermo una ventina di giorni a causa dell’ennesimo infortunio rimediato questa volta a Venezia, spicca l’assenza di Pinsoglio, uno dei giocatori bianconeri risultati positivi al coronavirus. Il compito di supportare la squadra questa sera ricadrà tutto sul pubblico presente. Sulla panchina azzurra, Domenichini sostituisce Spalletti, anche lui alle prese con questo maledetto virus che da due anni, prepotente e sgradito, si è imposto nella vita di tutti noi. Il Napoli si presenta in campo con il consueto 4231. Ospina; Di Lorenzo, Rahmani, Juan Jesus, Ghoulam; Demme, Lobotka; Politano, Zielinski, Insigne; Mertens compongono l’undici azzurro. Alla resa dei conti, una formazione di tutto rispetto. Le assenze significative sono quelle di Anguissa e Koulibaly, impegnati in coppa d’Africa, e degli infortunati Osimhen e Fabian Ruiz. Il resto è contorno.
Il tifoso bianconero, con la solita apprensione causata dal pessimo servizio fornito nell’ultimo periodo da Dazn, si sistema sulla scomoda sedia davanti al televisore proprio nel momento in cui si apre il collegamento con lo Stadium, pieno nei limiti della capienza consentita. Pardo, decisamente euforico e di buon umore, accoglie i telespettatori con una raffica di enfasi e banalità. Esaurito il protocollo introduttivo, l’arbitro Sozza può fischiare l’inizio di Juventus - Napoli. La squadra di Allegri, nelle prime battute, da la sensazione di aver approcciato bene un incontro in cui i tre punti sarebbero fondamentali per annullare o quasi il distacco accumulato dalla squadra campana. La Juventus si propone in maniera aggressiva nella metà campo napoletana, provando ad impadronirsi del pallone e della partita. Si presenta subito al tiro con Chiesa, un sinistro da buona posizione deviato in angolo da Di Lorenzo. Sugli sviluppi del tiro dalla bandierina, McKennie, dopo un eccellente inserimento, non riesce a capitalizzare una favorevole opportunità, mancando la porta con un colpo di testa che si spegne sul fondo. Un’iniziativa di Chiesa, partito palla piede dalla linea di centrocampo e arrivato a concludere verso la porta, mancando di poco lo specchio, chiude l’iniziale supremazia juventina. La Juventus infatti, ormai abbiamo imparato, non ha quasi mai nelle gambe più di quindici - venti minuti ad alta intensità. Esaurita la carica iniziale, la squadra tende ad abbassarsi a protezione della propria area, rinunciando a portare una pressione efficace all’inizio della manovra avversaria. Il Napoli adesso ha maggiore facilità nel gestire il pallone. Come sempre, lo fa bene. Le elaborate trame della squadra azzurra raggiungono con sempre maggiore frequenza l’area avversaria. Insigne e Zielinski, con due conclusioni da fuori area, tentano di portare i primi pericoli a Szczesny, quindi, alla prima occasione concreta, il Napoli passa in vantaggio. Insigne taglia il campo dalla sinistra verso il centro e con un lancio a scavalcare la difesa trova Politano in piena area. L’attaccante è bravo a difendere la palla nel duello con Alex Sandro e a scaricare per Mertens. Il tiro rasoterra del belga supera, in ordine, Rugani, Szczesny e infine De Ligt, proprio sulla linea, andando ad infilarsi nell’angolo basso. Il Napoli è avanti. Il replay evidenzia le responsabilità di Alex Sandro, capace di perdere un duello fisico con un giocatore grande appena la metà di lui.

La Juventus accusa il colpo. La squadra di Allegri per qualche momento dà l'impressione di muoversi per il campo in maniera molto disordinata. Ondeggia e barcolla come un pugile stordito. Elabora azioni arruffate e confuse che si perdono in una serie terrificante di errori tecnici. I bianconeri cercano principalmente la fascia sinistra, dove agisce Chiesa. Sono le accelerazioni dell’esterno della nazionale a portare qualche scintilla in una manovra altrimenti sempre troppo piatta e compassata. Il palleggio lento, i soliti passaggi all’indietro, i tocchi di troppo all’inizio dell’azione, rallentano la manovra in maniera esasperante e permettono alla difesa avversaria di sistemarsi. Priva di Bonucci, per la Juventus è più complicato anche cercare il pallone in verticale su Morata, che permetterebbe di imprimere una significativa accelerazione alla fase offensiva. Nel nulla portato in campo dalla Juventus, è il Napoli ad avere con Zielinski l’occasione per raddoppiare. Szczesny è bravissimo ad alzare in angolo la pericolosa conclusione del connazionale. La Juventus torna a farsi vedere dalle parti di Ospina soltanto nel finale di tempo, con un punizione dalla lunga distanza di Cuadrado. Il tiro del colombiano viene respinto da Mertens, sul rimpallo McKennie trova un’altra deviazione che respinge in calcio d’angolo un tiro potenzialmente pericoloso. Il gioco non riparte. Il replay evidenzia un tocco con il braccio da parte Mertens. L’arbitro Sozza si consulta con Irrati, in sala Var, quindi autorizza la ripresa del gioco. Un’altro replay mostra di nuovo il tocco di Mertens con il braccio piuttosto largo. Una situazione di gioco molto spesso punita con il calcio di rigore. Non è questo però il caso. 
Il primo tempo si chiude con il Napoli avanti di una rete.
Nel corso dell’intervallo, sui soliti gruppi di whatsapp, avanza una domanda, carica di perplessità, rilanciata ad ogni messaggio. “Ma noi come dovremmo segnare?” La domanda rimane senza risposta. In questa stagione, il gol della Juventus è un evento non prevedibile, legato principalmente ad iniziative individuali e eventi casuali. Nel gioco bianconero non esiste un vero e proprio filo conduttore capace di guidare la squadra verso la porta avversaria. La sensazione è che manchi sempre un altro elemento offensivo. La Juventus ricava poco dai suoi centrocampisti. Tra Locatelli, Rabiot e McKennie, uno sembra di troppo. Di questi tre, il solo McKennie, in verità sempre piuttosto confusionario, ha qualche nozione di gioco verticale. Gli altri due sono elementi prevalentemente votati a fare da diga e a manovrare in orizzontale. In mezzo al campo, la Juventus manca di inventiva. Manca il giocatore capace di velocizzare la manovra, di creare la giocata capace di cambiare l’inerzia di una manovra fin troppo compassata. 
Bernardeschi, nella per lui scomoda posizione di ala destra, si perde in un numero infinito di tocchi e scelte sbagliate. Una corsa in avanti, un’altra all’indietro. Il mondo rimane come era prima. Non è un giocatore in grado di stare in campo in modo ordinato. Non può essere un elemento di primo piano in una squadra con ambizioni importanti. E’ alla Juventus da ormai troppo tempo per illudersi che basti un gol, trovato dopo quasi due anni, per trasformarlo in un giocatore in grado di aiutare la squadra a venir fuori da una situazione complicata. Può essere un uomo di complemento. Quel quarto giocatore d’attacco che continua a mancare nelle formazioni di Allegri. Un uomo in grado di supportare l’azione, permettendo alla squadra di mantenere comunque un buon equilibrio. Renderlo un elemento chiave del gioco d’attacco significa condannarsi alla mediocrità. 

Esauriti i quindici minuti di riposo, le squadre rientrano in campo con le stesse formazioni con cui hanno concluso il primo tempo. L’unica novità proposta da Allegri è il cambio di fascia tra Chiesa e Bernardeschi e la posizione di McKennie leggermente più alta, più a ridosso di Morata, lasciato troppo solo per tutto il primo tempo. Qualcosa sembra cambiare in meglio. La Juventus appare più fluida e più ordinata, riesce a mantenere un baricentro più alto, a subire meno il palleggio del Napoli. Si presenta subito alla conclusione con Morata che, da dentro l’area, calcia in maniera sciagurata un pallone potenzialmente invitante, quindi, poco prima del decimo minuto, riesce a pareggiare. Cuadrado finalmente verticalizza per premiare un inserimento profondo di McKennie. L’americano è bravo a tenere vivo il pallone nel duello con Juan Jesus e, dalla linea di fondo, a crossare verso il centro. Rahmani anticipa Morata e di testa respinge. La palla viene raccolta da Chiesa che, dal limite dell’area controlla e calcia con il sinistro. Il tiro incontra la favorevole deviazione di Lobotka che toglie ad Ospina la possibilità di intervenire. La Juventus trova il pareggio praticamente in apertura di ripresa. Il tifoso davanti alla tv inizia a intravedere la possibilità di vincere la partita. L’entusiasmo dello stadio per il gol appena segnato carica la squadra. La Juventus cinge l’area del Napoli alla ricerca del vantaggio. La squadra vive un bel momento che però si esaurisce con alcune mischie in area e una nuova conclusione di Chiesa parata da Ospina. Come nei primi minuti della partita, la squadra bianconera non riesce a tenere alta l’intensità per più di qualche minuto. Torna ad abbassarsi. Consegna di nuovo il pallone al palleggio del Napoli che si rende a sua volta pericoloso con un’azione insistita al limite dell’area conclusa con un diagonale di Mertens parato da Szczesny.
Per Allegri arriva il momento delle prime sostituzioni. Lasciano il campo Bernardeschi e Rabiot. Entrano Dybala e Bentancur. La Juventus si sistema adesso con il solito 442 “storto”, nel quale la zona di sinistra vede alternarsi McKennie e lo stesso Bentancur. Entrambi senza esiti particolarmente apprezzabili. Nessuno dei due giocatori ha nelle proprie corde la posizione di esterno. Alla resa dei conti, la manovra bianconera perde quella fascia, dove Alex Sandro viene abbandonato al suo deambulare stanco. Dybala si presenta al pubblico con un recupero e una conclusione dalla lunga distanza contenuta da Ospina ma sarà l’unico lampo dell’argentino. La partita va spegnendosi. La Juventus non sembra avere le energie necessarie per raggiungere la vittoria. Non c’è una pressione sui portatori di palla in grado di contrastare efficacemente il palleggio del Napoli. La Juventus non ha ritmo e di conseguenza non riesce a trovare mai una continuità nella proposta offensiva. La sensazione è che la squadra di Allegri abbia poco altro da mettere nella partita e che il Napoli, tutto sommato, veda il pareggio come un buon risultato. Sono infatti frequenti le perdite di tempo dei giocatori azzurri in occasione di falli o di rinvii dal fondo.
Allegri tenta di cambiare il destino di una sfida ormai segnata inserendo Kean e De Sciglio per Morata ed Alex Sandro, quindi Kulusevski per uno stanco Chiesa. Non cambia nulla. La partita si spegne lentamente.
Resta da segnalare una patetica simulazione di Di Lorenzo, che rimane a terra per qualche minuto dopo un contrasto con De Ligt in area. Il terzino si mostra sofferente. Si contorce dal dolore. Si tocca la caviglia infortunata. E’ evidente il tentativo di forzare un intervento del Var per un contrasto leggero che l’arbitro, a due passi dall’azione, ha visto e giudicato. Non riuscirà nel suo intento. Il direttore di gara lo invita ad uscire dal campo per le cure del caso. Nonostante la forte preoccupazione di Pardo, Di Lorenzo, una volta visto fallire il suo piano, si rialza e torna in campo come se nulla fosse successo. Il dolore che non gli consentiva nemmeno di stare in piedi è di colpo svanito. L’ennesimo miracolo dello spray del massaggiatore. 
Una punizione di Dybala alzata in angolo dalla barriera, chiude una partita che lascia una forte sensazione di amarezza nel tifoso davanti alla tv. Una partita giocata male dalla Juventus che, tranne forse in alcuni frammenti di gara, non ha mai dato l’impressione di poter avere la meglio del suo avversario. Nella sfida con il Napoli, si è vista una squadra lenta, addirittura stanca, nonostante venisse da una settimana di allenamenti. Magari è proprio questa la causa di quella sensazione di pesantezza trasmessa dai giocatori bianconeri in campo.
Difficile non notare come, negli ultimi anni, tutte le volte che l’allenatore di turno, in conferenza stampa, ha parlato di squadra che si è allenata bene durante la settimana, sul prato sono poi andati in scena spettacoli di questo tipo. Probabilmente sono solo le considerazioni di un tifoso rimasto suggestionato nel corso degli anni dalle parole di Evra e Dani Alves circa la durezza degli allenamenti sostenuti a Torino. Allenamenti che prevedono tanta palestra e lavoro sulla forza. Il problema senza dubbio sarà da ricercare altrove. Resta il fatto che è fuggita via una buona occasione per accorciare ulteriormente la classifica ed avvicinarsi a quel quarto posto che rimane l'obiettivo primario di una stagione fino a questo momento triste per i colori bianconeri.
L’intenso gennaio che aspetta la Juventus non è certamente iniziato nel migliore dei modi.