La mia memoria non è particolarmente brillante, allora mi accadono situazioni stranissime, dove riesco perfettamente a ricordare eventi sportivi, politici o di qualsiasi altro genere, avvenuti moltissimi anni fa e non ricordarne altri, accaduti in anni più recenti.
E' il caso ad esempio dei due Derby precedenti che Milan e Inter hanno giocato in Champions. Entrambi risalgono ai primi anni 2000, ebbene, mentre ricordo perfettamente il match di ritorno del 2003, quando proprio in semifinale: il Milan allenato da Carlo Ancelotti contro l'Inter di Hector Cuper, riuscì a passare il turno, facendo leva sul regolamento e sull'importanza del gol segnato in trasferta, sono totalmente al buio per quanto riguarda  la sfida del 2005. Si giocavano i quarti di finale e l'unico ricordo a cui posso aggrapparmi, oltretutto sbiadito, è quel gesto vergognoso dei tifosi nerazzurri, quel petardo lanciato contro Dida, l'interruzione della partita, poi vinta a tavolino per 3 a 0 che influì in modo determinante nel prosieguo della carriera del portiere brasiliano.
Da quella serata non sarà più reattivo come lo era stato in precedenza e anche quei gol subiti in finale probabilmente vennero condizionati da quel gesto, becero. 
Non ricordavo neppure l'eliminazione del PSV Eindhoven, in semifinale, per poi ricordare in modo fin troppo nitido la rocambolesca finale contro il Liverpool, proprio in terra turca e a Istanbul. Un tre a tre, talmente ricco di emozioni da essere quasi impossibile da spiegare. Dal 3 a 0 del primo tempo, ai dieci minuti di follia, per il pareggio dei rossi d'Inghilterra. Poi i supplementari, giocati sempre all'attacco, con quella doppia occasione di Shevchenko, parata contro ogni regola della fisica. Il finale ai rigori, calciati con la consapevolezza, fin troppo tangibile, che la Dea bendata avesse già scelto chi avrebbe alzato la Coppa. Una amarezza, talmente grande, che la rivincita ad Atene e la settima vittoria, non ha certamente cancellato.

L'unico precedente, uguale a ciò che si prospetta a breve è quindi la semifinale del 2003. In quella occasione è innegabile che Mister Ancellotti seppe cogliere il vantaggio che il regolamento assegnava al gol segnato in trasferta, un dettaglio che Mister Cooper probabilmente sottovalutò. Zero a zero, all'andata quando era il Milan a fare da "padrone di casa" e uno a uno al ritorno. Nessun vincitore, ma quel gol segnato da Sheva, proiettava il Milan in finale, contro la Juventus, privata di Nedved, in un'altra serata indimenticabile. Venti anni dopo, il pareggio non sarà sufficiente per accedere alla finale.

Milan e Inter, solo una volerà a Istanbul, l'altra siederà davanti alla televisione, derisa e sbeffeggiata, come usanza di un rituale poco sportivo e molto goliardico.
Difficile prevedere due partite spettacolari, la posta in palio è troppo importante per non mettere il risultato finale al primo posto. Eppure il derby di campionato, quello giocato all'andata è stato uno fra i più belli, mai visti. Mentre quello di ritorno è stato fin troppo tattico e confuso, ma il Milan non voleva ripetere il pessimo risultato subito in Super Coppa. L'Inter è più esperta, potente e matura, il Milan è più incosciente, giovane e coraggioso. Inzaghi è il "Mago di Coppa", Pioli è il finalizzatore del "Nulla è impossibile". Sulla carta è l'Inter ad essere la favorita, ma le partite di calcio si giocano in campo, correndo e lottando su ogni pallone e alla fine la squadra vincente sarà quella più vogliosa e capace di cogliere la più minima occasione.

Se cerco di riordinare più ricordi possibili, di aggrapparmi agli allenatori del passato che ho visto portare il Milan in finale, da Rocco, a Sacchi, da Capello fino ad Ancellotti, non posso pensare che sia l'Inter a vincere e nella pessimistica eventualità che ciò succedesse, saprò cancellarne il ricordo.
Si ama lo Sport per serate come queste, una squadra deve vincere e una perdere, non c'è via di scampo. La speranza è che l'Inter sappia onorare il suo ruolo, quello di seconda squadra di Milano, una sua vittoria stonerebbe nel palmares mondiale del calcio.