La vittoria nel recupero di mercoledì scorso contro il Napoli, offre alla Juventus e al suo allenatore tre giorni di apparente tranquillità da sfruttare al meglio per preparare la partita contro il Genoa, valida per la trentesima giornata del campionato di seria A. Un incontro nel quale la Juventus è chiamata a cercare quella continuità di risultati finora mancata in stagione e soprattutto ad ottenere tre punti fondamentali per proseguire almeno la rincorsa ad un piazzamento valido per accedere alla prossima Champions League, se non addirittura a quella seconda posizione in classifica ancora strenuamente difesa da un Milan che, con la vittoria di Parma nell’anticipo del sabato, contro una squadra che ormai sembra precipitare inesorabilmente verso la retrocessione, ottiene dei punti che rappresentano una boccata di ossigeno per una squadra che, dopo l'avvio lanciato, da qualche mese sta mostrando evidenti difficoltà.
I giorni a disposizione tra il recupero contro il Napoli e la sfida con il Genoa, trascorrono sereni almeno sotto il profilo sanitario. Nessun nuovo infortunio, nessun nuovo caso di infezione da coronavirus. Al momento della pubblicazione della lista dei convocati, rimangono indisponibili soltanto Bonucci e Bernardeschi. La prestazione offerta dalla squadra contro il Napoli, certamente più convincente rispetto agli standard visti in questa stagione, non sembra aver particolarmente scalfito le convinzioni di Pirlo che, archiviata la parentesi contro i partenopei, decide di rimettere mano al suo monotematico quaderno degli schemi da cui, per l’ennesima volta, tira fuori l’ormai indigesto modulo “liquido”. Szczesny si riprende la titolarità tra i pali. Davanti a lui, una linea difensiva formata da Cuadrado, De Ligt, Chiellini e Danilo. In mezzo al campo conferma per Bentancur e Rabiot. Sulle fasce, Chiesa partirà da sinistra, mentre Kulusevski si ritrova ancora una volta in quella botola nascosta tra la fascia destra e la trequarti, nella quale, partita dopo partita, è affogata la sua sicurezza e la stagione bianconera. In attacco conferma per la coppia formata da Ronaldo e Morata. Dybala, non ancora pronto per disputare novanta minuti, parte dalla panchina, pronto ad offrire i suoi lampi di classe a gara in corso.

Il Genoa di Ballardini, in una posizione di classifica che sembra tenerla al riparo da possibili sorprese nella corsa alla salvezza, risponde con quel 352 che, nella storia recente della squadra rossoblù, sembra scolpito nella roccia. Un dogma inscalfibile, nonostante i frequenti cambiamenti operati in panchina da Preziosi. L’ex Perin tra i pali, davanti a lui la linea dei tre centrali è formata da Masiello, Radovanovic e Criscito. In mezzo al campo agiranno Behrami, Badelj e Rovella che ha quindi l’opportunità di mettersi in mostra in quello che potrebbe diventare il suo stadio. Biraschi, un marcatore, viene schierato sulla fascia destra, con la chiara intenzione di arginare le pericolose accelerazioni di Chiesa. Sulla corsia opposta, Zappacosta avrà invece il compito di aiutare la fase difensiva e contemporaneamente offrire supporto alle sporadiche iniziative offensive portate dalla coppia d’attacco composta da Scamacca e Pandev. Il Genoa che abbiamo visto in questa stagione, almeno nelle fasi iniziali delle partite, gioca poco a calcio. Occupa il campo, chiude gli spazi e aspetta il corso degli eventi. La ricerca della rete e eventualmente la segnatura sono situazioni accidentali, quasi non previste dai piani di gioco. Tra le venti squadre della serie A, probabilmente è quella meno piacevole da seguire.  Al netto quindi degli schemi liquidi di Pirlo, difficile pronosticare un risultato differente rispetto alla vittoria della Juventus.
Nell’orario più tradizionale per il calcio italiano, le due squadre entrano in campo scaglionate, nel rispetto del protocollo anti covid. La regia offre inquadrature di volti annoiati sulle due panchine mentre il potente impianto audio dello stadio diffonde il triste e inascoltabile inno della Lega. Le solite formalità precedono il calcio d’inizio comandato dall’arbitro Di Bello.

L’avvio di gara rispetta il copione previsto. La Juventus ripercorre il sentiero tracciato nella sfida recente contro il Napoli, offrendo un inizio di gara concentrato e deciso. Si impadronisce del pallone e porta subito la partita nella metà campo avversaria. Non tarda a raccogliere i frutti. E’ ancora una volta la fascia destra il filone aureo che conduce la squadra di Pirlo verso la porta avversaria. Cuadrado scende sul fondo, “maltratta” in dribbling Rovella e scarica all’indietro un pallone con i giri giusti per Kulusevski. La carezza di sinistro dello svedese spedisce la palla nell’angolo lontano, fuori dalla disponibilità di Perin. Buffon, Pinsoglio e Demiral scattano in piedi per celebrare la rete, alle loro spalle Frabotta sorride felice. Pirlo batte le mani e incita la squadra a proseguire in questa maniera. 
Il vantaggio immediato permette alla Juventus di giocare in totale scioltezza. La manovra scorre fluida, le azioni si sviluppano agili. Il Genoa non sembra in grado di arginare la forza superiore degli avversari. Nemmeno Il gol subito in avvio cambia i piani dei rossoblù. La squadra di Ballardini mantiene un baricentro piuttosto basso, costretta a guardare all’indietro anche dal palleggio della Juventus che, come mercoledì contro il Napoli, appare veloce e convincente. Una giocata preziosa di Danilo in disimpegno avvia una ripartenza condotta da Morata e conclusa da Ronaldo con un tiro di sinistro che scivola fuori, non troppo distante dal palo. Il portoghese scambia spesso la posizione con Chiesa svariando sulle fasce, da dove offre un paio di spunti in velocità che, dal cassetto dei ricordi, riportano alla memoria le giocate con cui infiammava Old Trafford ai tempi in cui vestiva la maglia del Manchester United. E’ quello degli ultimi due anni in Inghilterra, forse, il Ronaldo più bello che il calcio abbia visto. Una combinazione di tecnica, forza esplosiva e velocità ai massimi livelli. Parte della grandezza di questo fuoriclasse risiede anche nella capacità di aver saputo evolvere il suo modo di giocare con il passare degli anni, assecondando e affinando quelle caratteristiche che gli permettevano di rimanere il migliore.
Su un tocco arretrato di Behrami in disimpegno, Radovanovic, all’altezza della linea di centrocampo, si concede una confidenza di troppo sulla pressione di Chiesa e finisce bruciato dall’assalto dirompente dell’ala juventina. Chiesa strappa il pallone al suo avversario e accelera in maniera irresistibile verso la porta di Perin. Appena dentro l’area di rigore, lascia partire un diagonale di destro forte e radente sul quale il portiere genoano compie una grande parata. Sulla respinta accade l’impensabile. La deviazione laterale  di Perin, offre a Ronaldo, ad un passo dalla porta, forse giusto un minimo defilato, la possibilità di concludere a rete a porta vuota. Da circa un metro il portoghese riesce a colpire il palo. Sulla respinta del legno, per fortuna sua e della Juventus, irrompe però Morata che con un sinistro sicuro scaglia in rete il pallone del raddoppio bianconero. L’abbraccio di Ronaldo al centravanti spagnolo più che un’esultanza sembra quasi un ringraziamento.

Il Genoa continua a farsi vedere poco dalle parti di Szczesny. Solo Zappacosta, con alcune iniziative sulla sinistra, crea alla Juventus un qualche minimo affanno. Tutto quello che Cuadrado offre alla squadra con la sua spinta offensiva, viene parzialmente reso da una fase difensiva spesso approssimativa. Proprio un tocco di mano del colombiano, ad un soffio dalla linea che delimita lateralmente l’area, regala al Genoa un calcio di punizione e costa al terzino della Juventus il cartellino giallo. Scamacca, dal lato corto dell’area di rigore, calcia abbondantemente sopra la traversa quella che è la prima opportunità che la partita offre ai rossoblù di portare un minimo pericolo nell’area della Juventus. Il Genoa non sembra aver molto da offrire alla partita. Il controllo della Juventus è totale e netto. La palla continua a scorrere veloce, la squadra mantiene le giuste distanze tra i reparti e si muove bene senza palla negli spazi. Nascono nuove opportunità da rete. Ronaldo tenta immediatamente di riscattare il suo errore nell’azione del gol di Morata. Salta secco Radovanovic e calcia in porta. Il tiro però parte incerto e centrale ed è facile preda di Perin. Qualche minuto più tardi, ancora il portiere del Genoa si mette in evidenza deviando in angolo un tentativo con il destro di Rabiot dal limite dell’area. Infine è Kulusevski, a conclusione di uno spunto personale, ad impegnare il portiere genoano in una parata a terra.
Nel finale di tempo arriva l'occasione più grande per la formazione ospite. Mentre il regista di Sky indugia in un inspiegabile primo piano di Rovella, il Genoa batte velocemente un calcio di punizione dalla trequarti, trovando Scamacca al limite dell’area. Il centravanti riesce a girarsi verso la porta, liberandosi di forza di Chiellini e De Ligt, prima di concludere, ormai da favorevole posizione, addosso a Szczesny, tempestivo nel leggere l’azione e uscire in chiusura bassa sull’attaccante avversario. L’occasione di Scamacca, nata dal nulla, suona come un primo campanello d’allarme circa la tenuta mentale della squadra.

Si chiude comunque sul doppio vantaggio quello che è stato un buon primo tempo. Una Juventus che sembra tracciare una linea di continuità, almeno per quanto riguarda l’approccio determinato alla partita, con quanto visto mercoledì scorso contro il Napoli. Le varie chat di whatsapp finalmente trascorrono un intervallo tranquillo. Qualche messaggio di timido apprezzamento per il gioco espresso dalla squadra e una sincera soddisfazione per la rete di Kulusevski. Le squadre tornano in campo con diverse novità. Pirlo sceglie di lasciare negli spogliatoi Cuadrado, su cui pesa un cartellino giallo. Al suo posto entra in campo Alex Sandro. Danilo torna quindi nel suo ruolo naturale di terzino destro. Cambi importanti anche nel Genoa, che rinuncia almeno in parte allo spirito difensivista con cui ha giocato tutto il primo tempo. Escono Biraschi e Behrami, al loro posto scendono in campo Ghiglione e Pjaca. 

L’avvio della ripresa mette in mostra, fin dalle prime battute, piccole crepe in una squadra che non sembra rientrata in campo con lo stesso spirito con cui aveva condotto i primi quarantacinque minuti di gara. Il Genoa cambia il suo atteggiamento, proponendosi con maggiore insistenza nella metà campo bianconera. Il gol arriva molto presto. Direttamente da calcio d’angolo, sul cross in area di Rovella, Scamacca batte De Ligt e di testa spedisce il pallone in rete. L'olandese protesta in maniera vibrata. Lamenta una spinta subita dall'attaccante genoano. Il controllo da parte del Var è rapido e conferma la regolarità della rete. Sky, nonostante il migliaio di telecamere di cui dispone e con le quali non perde occasione per offrire inutili primi piani, non riesce ad offrire un replay in cui si possa cogliere il momento del contatto che ha provocato le proteste di De Ligt. Soltanto a secondo tempo inoltrato, la regia finalmente propone un replay che mostra almeno in parte quei frammenti di azione, nei quali, in tutta sincerità, non si colgono particolari scorrettezze commesse dall'autore del gol.
La rete di Scamacca sembra togliere qualche certezza ad una Juventus in parte ancora fragile. Complice forse anche un accenno di calo atletico, la squadra di Pirlo subisce a tratti l’iniziativa degli avversari. La squadra sembra perdere l'equilibrio e le giuste distanze. Aumentano gli errori in fase di palleggio. Pjaca, talento puro mai definitivamente sbocciato tra gravi infortuni e prestiti infelici, conclude dal limite dell’area con un destro rasoterra che impegna Szczesny. Ancora il croato, pochi istanti più tardi, da buona posizione non trova la porta dopo aver messo a sedere con una pregevole finta Chiellini. La Juventus prova a venire fuori dal momento di difficoltà con un’iniziativa di Ronaldo che, servito in verticale da Alex Sandro, salta Masiello e Radovanovic ma, con un destro a giro, non riesce a trovare la porta per un soffio. Ancora i bianconeri pericolosi in contropiede. Avvia Kulusevski da destra con un tocco che lancia Chiesa centralmente verso la porta. In situazione di tre contro due, l’ala ignora Ronaldo che appariva libero sulla sinistra, scegliendo di servire Morata con un tocco centrale profondo di elevata difficoltà. Il passaggio non riesce e Perin sventa il pericolo raccogliendo il pallone partito troppo forte dal piede di Chiesa. Gli errori in situazioni di contropiede rappresentano da qualche stagione una costante, nella manovra offensiva della Juventus, che inizia a diventare imbarazzante. 

Ballardini interviene ancora sulla sua squadra. Manda in campo Shomurodov e Zajic al posto di uno stanco Pandev e di Rovella. Il giovane centrocampista ha messo in mostra una discreta visione di gioco e una buona personalità ma anche un fisico ancora troppo esile ed un passo corto che sembra farlo soffrire nelle situazioni di transizione. Al momento appare ancora lontano dall’essere un centrocampista in grado di ritagliarsi uno spazio importante in una squadra come la Juventus.
La partita si mantiene su un binario di equilibrio. I fantasmi della sfida di Coppa Italia dello scorso gennaio, quando il Genoa riuscì a rimontare un doppio svantaggio, salvo poi arrendersi nei tempi supplementari, si affacciano sinistri. Sembra necessario aumentare gli uomini a centrocampo per contrastare il palleggio rossoblù che, con le sostituzioni operate da Ballardini, ha guadagnato in qualità. Forse con qualche minuto di ritardo se ne accorge anche Pirlo. L’allenatore bianconero richiama in panchina gli autori delle due reti, Kulusevski e Morata, e manda in campo McKennie e Dybala. Mentre va in scena il solito spot che da questa stagione accompagna le sostituzioni, il Genoa toglie dal campo Scamacca per inserire Melegoni. Una scelta difficile da comprendere.
Come contro il Napoli, la mossa di Pirlo porta immediatamente al gol. Questa volta non è il sinistro di Dybala a mettere al sicuro la Juventus, bensì l’altro nuovo entrato McKennie. L’americano sfrutta l’assist in verticale di Danilo e il non perfetto allineamento della difesa genoana per presentarsi davanti a Perin e, con un tocco pregevole di destro, depositare in rete il pallone del 3-1, con relativo sospiro di sollievo da parte di Buffon, Pinsoglio e del tifoso bianconero davanti alla tv. Con il gol di McKennie e il successivo infortunio di Zappacosta qualche minuto più tardi, che lascia il Genoa in dieci uomini, la partita si addormenta. La Juventus conduce senza più correre rischi fino ai minuti finali, quando va a più riprese vicina alla quarta realizzazione. Prima Alex Sandro, su un assist di Dybala che, da destra, taglia l’area di rigore, vede chiudersi lo specchio della porta dall’uscita bassa di Perin, poi una torre aerea di Ronaldo attraversa tutta l’area di porta senza che né Ramsey, subentrato nei minuti finali a Rabiot, né Dybala riescano a deviare il pallone in rete.  Un sinistro di Ronaldo parato facilmente da Perin e due conclusioni, prima di McKennie e poi ancora di Alex Sandro, deviate in angolo dai difensori avversari, chiudono la sfida.

La Juventus, in una giornata che visto vittoriose tutte le dirette avversarie nella corsa ai primi quattro posti, ottiene i tre punti che cercava al termine di una partita giocata bene, anche al netto di qualche piccolo passaggio a vuoto intervenuto ad inizio ripresa. La squadra sembra essersi almeno parzialmente risollevata da un periodo negativo, che l’ha vista allontanarsi definitivamente dalla vetta, dopo la sconfitta contro il Benevento e il pareggio nel derby, ed uscire troppo presto dalla Champions League contro un avversario ostico ma certamente alla portata. La rincorsa ad uno dei piazzamenti validi per ottenere l’accesso all’Europa che conta prosegue sul sentiero tracciato mercoledì nel recupero contro il Napoli. Davanti alla Juventus c’è ancora una lunga strada da percorrere e un calendario che non si presenta semplice e che proporrà diversi scontri diretti, a partire da quello di domenica prossima a Bergamo contro l’Atalanta. Un incrocio che rischia già di rivelarsi decisivo. In un modo o nell’altro...