Era il 19 novembre del 2011, quando un giovanissimo Davide Faraoni esordiva in serie A con la maglia dell’Inter: era il minuto 86 quando quest’ultimo veniva mandato in campo al posto del leggendario divino Jonathan ( come si fa a dimenticarlo) sul risultato di 2 a 0 per i nerazzurri, in tempo per assistere alla zampata dell’uruguayano Larrivey che accorciava le distanze e riapriva la partita. Poco male poiché nonostante l’errore del giovanissimo Faraoni, forse ancora meno grave, se pensiamo che il suo diretto avversario fosse un certo Radja Nainggolan, l’Inter riusciva comunque ad uscire dal Meazza con i 3 punti in tasca, nel segno di due verdeoro non qualsiasi come Thiago Motta e Philippe Coutinho. Il giovane Davide non ci mise molto a conquistare la tifoseria interista, infatti la sua giovane età, accompagnata da un tasso tecnico poco discutibile, lo proiettavano verso un radioso futuro con la maglia nerazzurra: impossibile dimenticare il suo gioiello al volo contro il Parma nel 5 a 0 del 7 gennaio 2012, il giorno del suo primo e unico goal con la squadra che lo aveva lanciato nelle proprie giovanili. Di fatto quel goal spettacolare rappresenta l’apice della carriera di questo ragazzo, scaraventato troppo presto in un contesto complicato come quello interista: erano i primi anni post triplete, la gente non era abituata a vedere la propria squadra in enorme difficoltà come in effetti fu allora, con sconfitte pesanti come la trasferta di Novara che costò la panchina a Giampiero Gasperini.

Si susseguì a quest’ultimo un esperto del settore come Claudio Ranieri, oggi alla guida della Sampdoria, che seppe dare un maggiore equilibrio alla formazione, tornando alla tradizionale difesa a 4, salvando quanto meno il salvabile. Ma neanche il tecnico romano potè resistere al devastante crollo dei nerazzurri incorso nella seconda parte della stagione, e così anche lui fu costretto a preparare le valigie in seguito al k.o. per 2 a 0 incorso nel derby d’Italia contro la Juventus. I bianconeri proiettati verso lo scudetto non avrebbero mai potuto immaginare quale futuro assurdo si sarebbe prospettato per il loro celeberrimo allenatore dalle note a volte un pò agghiaccianti. Con l’avvento di Stramaccioni, allenatore giovane ma ambizioso, alle volte anche brillante nelle sue interpretazioni, la formazione nerazzurra si dimenticò del giovane Davide, relegato per quasi tutte le rimanenti sfide di campionato al fresco primaverile della panchina. Terminata così una stagione con più ombre che luci, il presidente di allora Massimo Moratti decise di confermare “Strama” alla guida dei suoi uomini, e così dalle scelte congiunte di società e tecnico si optò per cedere il cartellino di quel talento non ancora sbocciato all’Udinese. L’affare galleggiava attorno agli 8 milioni di euro, e fu di cruciale importanza nella trattativa che vide sbarcare a Milano un certo Samir Handanovic, colonna nonché capitano dell’11 odierno: e così quel ragazzo di nome Davide in cui il popolo nerazzurro affidava grandi speranze se ne andava sprovvisto di un saluto adeguato alla piazza che lo aveva accolto, sarebbe stato ricordato soltanto come uno dei tanti terzini dopo Maicon.

Perdendo di vista l’Inter e concentrandoci di più sul rendimento di questo calciatore ci accorgiamo che difatti all’Udinese non ebbe più fortuna di quanto ne aveva avuta in nerazzurro, tanto che i friulani decisero di spedirlo dritto in Inghilterra solo un anno dopo il suo acquisto. Al Watford giocava regolarmente, ma è importante chiarire che non si trattava della Premier League, bensì della categoria cadetta in cui la formazione dell’Hertfordshire militava nel corso di quella stagione: altra annata non entusiasmante, torna all’Udinese dove non gioca praticamente mai. Si fa avanti il Perugia nel mercato di gennaio, viene prelavato in prestito e disputa 15 partite con la maglia della formazione umbra, 1 rete e 4 assist regalano a Faraoni un volto diverso da quello delle esperienze precedenti, ma a fine stagione rientra per l’ennesima volta alla base. Nuova stagione, ma la scelta della formazione friulana appare chiara e trasparente: Davide verrà ceduto nuovamente in prestito per maturare altrove, in serie A non c’è spazio per lui. Correva la stagione 2015/2016 e stavolta fu il Novara a tentare di riportarlo in Serie B: la società piemontese trovò presto un accordo con l’Udinese e si garantì le prestazioni di un ottimo giocatore per quasi tutto il campionato, fino a quando nel corso del match disputato contro la sua ex squadra, ovvero il Perugia, il ragazzo fu costretto ad abbandonare il campo dopo 31 minuti di gioco, in seguito ad un gravissimo infortunio, quale la rottura del legamento crociato. Il ritorno in campo segna la data 29 novembre 2016, con la maglia dell’Udinese (finalmente) in una trasferta proprio contro la stessa squadra con cui aveva esordito in serie A nel 2011, il Cagliari che vinse per 2 a 1. Sembra quasi uno scherzo del destino quest’incredibile incrocio di nomi, date e risultati, ma la storia di Davide Faraoni non termina di certo qui. Infatti gli infortuni non smettono di tormentare quel ragazzo di Bracciano, che si imbatte in una contusione al ginocchio che lo costringe a restare lontano dai campi di gioco per una buona parte della stagione.

Tornato a disposizione, l’Udinese mai davvero convinta delle potenzialità del giovane difensore, decide di cederlo al Crotone, con il quale sfiora una straordinaria salvezza, svanita solo all’ultima giornata contro il Napoli. E così dall’impresa proverbiale sfumata nel nulla, della quale è uno dei protagonisti, segnando 2 goal tra cui uno proprio contro l’Udinese, Davide Faraoni torna in serie B, dove forse inizia a pensare di dover trascorrere il resto della propria carriera. Ma le sorprese non finiscono mai di fronte alla vita, che regala ad un ormai esperto terzino destro un’ulteriore opportunità: nel gennaio dell’anno scorso viene infatti ceduto al Verona con cui conquista, stavolta davvero, la promozione in Serie A. Il resto della storia lo conoscete anche voi, ad oggi il nome di Davide Faraoni si collega ad un eccezionale rendimento nella nostra massima serie, con 2 goal e 2 assist all’attivo che stanno proiettando i marchigani verso le parti più nobili della classifica: corsa, tecnica, attenzione alla fase difensiva nonché strepitosi tempi di inserimento stanno regalando a questo ragazzo quello che finora non era mai riuscito ad ottenere. Una brillantezza che lo colloca di diritto tra i migliori difensori di questa prima parte di stagione, un qualcosa che forse nessuno avrebbe potuto pronosticare la scorsa estate. E così quel giovane partito dalla serie A con la maglia nerazzurra, spesso timido e poco incisivo, si è trasformato in un calciatore di assoluta affidabilità con la consapevolezza di poter crescere ancora nonostante i 28 anni già compiuti.