Archiviata la parentesi infrasettimanale delle coppe europee con risultati non entusiasmanti per le formazioni italiane, ritorna il campionato. Un trascurabile Spezia - Parma, concluso in parità, inaugura la ventiquattresima giornata con gli anticipi del sabato. La netta sconfitta della Lazio in casa del Bologna, al termine di una partita quasi sempre in mano alla squadra di Mihajlovic, apre la strada all’incontro serale tra Hellas Verona e Juventus. I bianconeri di Pirlo sono chiamati a trovare una linea di continuità dopo la vittoria casalinga contro il Crotone del turno precedente. Sul cammino dei campioni d’Italia il calendario presenta ora una serie di partite sulla carta abbordabili, anche se non facilissime, attraverso le quali, per rilanciare le ambizioni di rimonta sull’Inter,  la Juventus deve trovare quella serie di vittorie consecutive che fino a questo momento è sempre mancata.

I bianconeri si presentano alla trasferta del Bentegodi con una lista dei convocati ridotta ai minimi termini, soprattutto per quanto riguarda i reparti di difesa e d’attacco. Come accade da diverse stagioni a questa parte, gli infortuni, muscolari e traumatici, presentano un conto importante all’approssimarsi della fase decisiva della stagione. Il numero elevato di partite consecutive, i tempi per la preparazione azzerati da un calendario compresso a causa delle conseguenze della pandemia, hanno se possibile anche accentuato quello che per la Juventus sembra ormai essere un problema cronico. Il virus influenzale che ha messo al tappeto Morata e la squalifica di Danilo, arrivata proprio nel momento meno opportuno, che si sommano alle assenza già previste di Cuadrado, Bonucci, Chiellini, Arthur e Dybala, lasciano il tifoso bianconero inquieto in vista della trasferta veronese contro una squadra che fa della corsa, dell’intensità e dell’agonismo le sue armi migliori. Al netto di tutti i discorsi tattici sul “calcio liquido” proposto da Pirlo, tra le cause di una stagione fin qui non esaltante non si può non tenere conto di una sfortuna che sembra colpire la squadra in maniera chirurgica nei ruoli dove già presenta situazioni di sofferenza. 

Le scelte dell’allenatore juventino, in larga parte obbligate, ricadono su un 352 che, utilizzando Chiesa e Bernardeschi come esterni a tutta fascia, si presenta piuttosto offensivo. Demiral, De Ligt ed Alex Sandro, gli unici difensori di ruolo a disposizione, senza contare i ragazzi aggregati dall’under 23, formano il trio di difesa davanti a Szczesny. Un altro terzetto, composto da Rabiot, Bentancur e Ramsey agirà a centrocampo. Con ogni probabilità al gallese spetterà anche il compito di legare la manovra d’attacco con la coppia offensiva formata da Ronaldo e Kulusevski, anche in questa occasione i due soli elementi del reparto avanzato a disposizione dell’allenatore bianconero. Con l’eccezione di McKennie e dei due portieri di riserva, solo i ragazzi della squadra riserve compongono una panchina dalla quale sarà difficile attingere risorse a gara in corso.

La risposta di Juric è affidata al suo consueto 3421, nel quale un ruolo chiave spetta alla coppia di trequartisti Barak e Zaccagni, chiamati a supportare il centravanti Lasagna e allo stesso tempo a creare, insieme ai due rispettivi esterni di fascia Faraoni e Di Marco, delle catene di gioco laterali lungo le quali muovere il pallone per aprire i varchi agli inserimenti centrali da dietro che rappresentano una delle soluzioni più ricercate e pericolose a disposizione del Verona. La coppia di centrocampo è formata da Ilic e dall’ex Sturaro, mentre il trio difensivo composto da Magnani, Gunter e Lovato, a protezione della porta difesa da Silvestri, completa la formazione veronese. 

Agli ordini dell’arbitro Maresca e accompagnate da un vento che soffierà per tutta la durata dell’incontro, le due squadre scendono in campo vestite dei loro colori tradizionali, gialloblù per il Verona, strisce bianconere per la Juventus. Sono gli ospiti a partire molto forte. Per i primi cinque minuti di gara, la Juventus si piazza a ridosso dell'area di rigore veronese, impedendo agli avversari di ripartire e arrivando a minacciare in diverse circostanze, con Ramsey, Chiesa, Ronaldo e De Ligt, la porta difesa da Silvestri. La mezz’ala gallese gioca più avanzato rispetto agli altri due centrocampisti. Lo vediamo agire sulla stessa linea di Kulusevski che, partendo leggermente più indietro rispetto a Ronaldo, è più libero di cercare gli spazi giusti per innescare il suo talento. La risposta del Verona arriva pochi minuti più tardi, alla prima occasione in cui la squadra di Juric riesce a superare la metà campo. E’ Faraoni, con un colpo di testa da azione di calcio d’angolo, ad impegnare Szczesny in una difficile deviazione sul palo. Sarà l'occasione più grande del primo tempo. 

Dopo le fiammate iniziali, la partita si mantiene su un livello di equilibrio. L’incontro viaggia su un binario ad alta intensità. Le pause sono poche. La Juventus sembra rispondere bene, almeno in questa prima fase, all’atletismo messo in campo dai rivali. Bernardeschi e Faraoni si controllano a vicenda e finiscono per annullarsi sulla loro fascia di competenza mentre, dall’altro lato del campo, Di Marco appare in difficoltà nel contenere le iniziative di Chiesa che impegna Silvestri con un diagonale rasoterra. 

Kulusevski dalla linea di fondo crea lo spazio dove non c’è, con una giocata con cui salta tre avversari, per poi servire Rabiot libero al limite dell’area di rigore. La buona occasione viene vanificata da un sinistro poco convinto del centrocampista francese che si spegne innocuo sul fondo. Funziona bene sulla destra la catena creata dall’azione continua di Chiesa e Kulusevski. Lo svedese appare molto più sciolto ed efficace rispetto alle ultime prestazioni.

Le difficoltà più grandi della Juventus si manifestano come al solito in costruzione e nella transizione dalla difesa all’attacco, come sempre troppo lenta e priva di movimenti adatti a creare situazioni di passaggio che non siano i soliti tocchetti ravvicinati. Più volte Ronaldo è costretto a scendere fin dentro la sua metà campo per prendersi qualche pallone. Il pressing intenso e ben organizzato del Verona evidenzia le solite ormai note difficoltà che la Juventus incontra nell’uscire palla al piede dalla difesa. Sbagliano praticamente tutti. Sbaglia un paio di volte Demiral, sbaglia Rabiot, sbaglia Bentancur, sbaglia anche De Ligt. Sono questi soliti errori commessi in fase di disimpegno a creare apprensione nella retroguardia bianconera, altrimenti attenta e puntuale nel neutralizzare Lasagna e chiudere i varchi agli inserimenti di Barak e Zaccagni. La sensazione è che i giocatori ormai non siano più tranquilli in questa situazione di gioco. Alcuni di loro trasmettono l’impressione di volersi liberare del pallone il prima possibile. Bentancur gioca con la paura di sbagliare. Pur non combinando disastri, mostra un certo disagio nell’andare incontro ai difensori per ricevere la palla dando le spalle al campo. I ripetuti errori commessi in stagione, culminati con il gol regalato ad Oporto, pesano sul morale del giocatore. Sembra aver perso la sicurezza con cui giocava lo scorso anno. Un problema di personalità inatteso per un ragazzo uruguaiano che è cresciuto e si è formato alla Bombonera. Allargando il discorso al resto della squadra, la sensazione che trasmettono i giocatori della Juventus è quella di non credere più molto nelle idee di Pirlo e di eseguire le richieste dell’allenatore per dovere. La convinzione non c’è più ed in campo è abbastanza evidente. L’unico che sembra non essersene accorto è proprio l’allenatore bianconero che imperterrito ed incurante di quello che accade in ogni partita, continua a proporre la sua monotematica idea di calcio.
L’intensità rimane alta, la partita diventa anche fallosa, le squadre non risparmiano interventi duri. Arrivano i cartellini gialli per Ramsey, De Ligt e Barak, che ferma in maniera irregolare una buona iniziativa di Alex Sandro. Il brasiliano pare il porto più sicuro per fare uscire il pallone dalla nostra area. Più volte nel corso della gara lascerà la sua posizione da centrale di sinistra della difesa per stringere al centro e ricevere il pallone.

Due fischi di Maresca chiudono sul risultato di parità il primo tempo. La Juventus ha offerto una buona risposta dal punto di vista fisico ma ha mostrato le solite criticità che si porta dietro da inizio stagione. Sono quelle ormai note a tutti: la difficoltà nel portare il pallone fuori dall’area di rigore ad inizio azione e la scarsa confidenza con il gol. Le varie chat di whatsapp, che come al solito accompagnano i quindici minuti di riposo, evidenziano, con una punta di rassegnato sconforto, entrambi i problemi. Juric opera il primo cambio già nel corso dell’intervallo. Il Verona si presenta in campo alla ripresa del gioco con Miguel Veloso al posto di un anonimo Ilic. 

La Juventus parte forte anche all’inizio del secondo tempo e, dopo alcuni minuti di pressione, passa in vantaggio. Ramsey premia con un filtrante in verticale il taglio profondo di Chiesa dalla fascia destra fin dentro l’area di rigore. La giocata disorienta la sempre attenta difesa veronese che lascia l’esterno bianconero in situazione di uno contro uno con Di Marco. Chiesa vede il buco che si è aperto tra le maglie avversarie all’altezza del secondo palo, quello spazio dove si avventa Ronaldo, velocissimo ad intuire prima di tutti gli altri lo sviluppo dell’azione. L’assist di Chiesa è un pallone rasoterra che arriva con i giri perfetti sul destro dell’attaccante portoghese che, a quel punto, ha gioco facile con il piatto a cogliere Silvestri in controtempo sul palo lontano. Un gol molto bello che strappa il convinto applauso di Pinsoglio.

Juric corre ai ripari togliendo dal campo Di Marco, in perenne affanno contro le iniziative continue di Chiesa. Al suo posto entra Lazovic. Il Verona accusa lo svantaggio, la Juventus vive dopo il gol il momento migliore della sua partita. Kulusevski imperversa sulla destra, salta Lovato e resiste anche al tentativo di trattenuta da parte del giovane difensore. Dalla linea di fondo scarica all’indietro per l’accorrente Ramsey, il cui destro a colpo sicuro è ribattuto dalla testa di Magnani. E’ l’ultima grande occasione della partita per la Juventus. Intorno all’ora di gioco la squadra di Pirlo inizia ad accusare la fatica per un partita giocata fin lì a ritmi elevati. L’allenatore bianconero tenta la carta McKennie, praticamente l’unica risorsa a disposizione in panchina. Lascia il campo Aaron Ramsey. L’americano rileva ruolo e compiti del gallese, piazzandosi sulla stessa linea di Kulusevski. Rispetto al compagno sostituito è un tipo di giocatore diverso, poco adatto a muoversi negli spazi stretti e a partecipare alla manovra dando le spalle alla porta. E’ abbastanza evidente e nota la necessità dell’americano di giocare potendo sfruttare una porzione importante di campo e soprattutto di attaccare guardando la porta avversaria. Purtroppo, come accade ormai da inizio stagione, le caratteristiche dei giocatori vengono piegate alle esigenze tattiche dell’allenatore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Juventus perde la poca fluidità di manovra che aveva e inizia a perdere campo di fronte alla spinta del Verona. Aumentano in maniera imbarazzante gli errori di appoggio e l’insistenza nel voler giocare da dietro complica ulteriormente una partita che è diventata molto difficile. Alex Sandro è costretto ad entrare sempre più spesso dentro il campo ed è lui a prendersi le maggiori responsabilità nel far uscire il pallone dalla difesa. Svolge abbastanza bene il compito ma gli errori in fase di palleggio commessi dal resto della squadra diventano troppi. Grottesco il rinvio svirgolato da Szczesny che termina direttamente in calcio d’angolo. Siamo ben oltre il ridicolo. Il Verona prende campo e si presenta in maniera sempre più pericolosa dalle parti dell’area di rigore della Juventus. Hanno più energie i giocatori di Juric. Arrivano prima sui rimpalli, sono più efficaci a contrasto e risolvono sempre più spesso i duelli a loro favore. I giocatori bianconeri vengono rimbalzati via con imbarazzante semplicità.

Il gol del pareggio sembra ormai una questione di minuti e infatti arriva quando è da poco trascorsa la mezz’ora della ripresa. Un rinvio sbagliato da Demiral, a disagio nel ruolo di esterno della difesa a tre, innesca l’azione di Miguel Veloso che apre per Zaccagni sulla sinistra. Il centrocampista veronese serve l’accorrente Lazovic che affonda sull’esterno e pennella un cross perfetto all’altezza del secondo palo, dove arriva indisturbato Barak che in sospensione colpisce sul palo lontano. La sensazione adesso è quella di una partita ormai in salita, dalla quale difficilmente la Juventus potrà ricavare un risultato migliore del pareggio. Si presentano, nella testa del tifoso bianconero preoccupato davanti alla tv, i fantasmi della sconfitta della scorsa stagione, molto simile anche nella scansione cronologica delle reti, oltre che nella quantità di palloni inopinatamente persi al cospetto del pressing fisico e incessante dei veronesi. La differenza di passo tra le due squadre diventa sempre più evidente con il passare dei minuti, complici anche le cinque sostituzioni utilizzate da Juric contro l'unica a disposizione di Pirlo. Fa sorridere di amarezza andare per un momento con il pensiero ai troppi giocatori indisponibili stasera. E’ proprio il nuovo entrato Bessa, a cinque minuti dal termine dell’incontro, a spaventare la Juventus con un tiro che scheggia la parte alta della traversa. 

Pirlo ricorre al secondo cambio della sua partita. Toglie Chiesa e inserisce al suo posto il giovane Di Pardo, alla terza presenza in prima squadra. La Juventus si ripresenta dalle parti di Silvestri solo nel finale, con Ronaldo che, con una percussione centrale, si procura una punizione da posizione favorevole e poi la calcia contro la barriera. I tempi di Manchester, quando segnava con eccezionale regolarità anche sui tiri da fermo, sono sempre più lontani. Difficile comprendere l’ostinazione del portoghese nel pretendere di calciare le punizioni e soprattutto l’insistenza con la quale cerca ogni volta la soluzione sopra la barriera senza mai riuscire a scavalcarla. Ha ancora a disposizione un tiro molto potente, perchè non provare a colpire sul lato protetto solo dal portiere?

Il triplice fischio dell’arbitro Maresca chiude l’incontro con un pareggio giusto ma che serve molto poco alla Juventus. Lo sconforto domina il sabato notte delle chat di whatsapp. Difficile comunque immaginare di poter fare di più. Le scelte di formazione erano obbligate, si trattava di scegliere tra Bernardeschi e Dragusin oppure Di Pardo. Molto limitate erano di conseguenza le possibilità di effettuare sostituzioni che potessero avere un impatto sulla partita. Forse, al momento dell’uscita dal campo di Ramsey, Pirlo avrebbe potuto tentare la carta Fagioli, tecnicamente più adatto di McKennie a svolgere quella funzione di raccordo tra centrocampo e attacco. L’americano con ogni probabilità sarebbe stato più utile in mezzo al campo, per rimpiazzare un Rabiot che è andato via via spegnendosi. Si tratta comunque di ipotesi che non avranno mai la prova del campo. Si presenta per l’Inter, impegnata nel pomeriggio contro il Genoa, l’occasione per allungare ancora sui bianconeri ed estrometterli dalla corsa scudetto in maniera definitiva. Sempre ammesso ovviamente che la Juventus in qualche momento della stagione sia stata davvero un fattore nella corsa al campionato. Ripercorrendo velocemente le varie partite fin qui disputate, verrebbe da ridurre la questione ad una vana illusione dei suoi tifosi.