Il tifo calcistico è spesso propenso ad invocare soluzioni facili ed estemporanee perché non riesce a vedere che il difetto sta nel quadro generale. In questo modo si fanno cose che non servono e si moltiplicano gli errori.

Nel nostro caso sono tante le soluzioni invocate dalla piazza che in realtà non servono a niente e rischiano di peggiorare la situazione. 
Non serve a niente chiedere il cambio dell'allenatore, il problema non è quello, anzi! Poi c'è il rischio che vada a finire come con Pioli, che va in un'altra squadra e vince lo scudetto al di là di ogni pronostico.
Non serve neanche recriminare troppo sulla mancanza di centravanti, visto che al momento non sembra possibile avere di meglio. Jovic è stato salutato da tutti come un grande colpo, che per ora non si sta rivelando tale, ma poi magari va via ed esplode come Pedro in Brasile. Anche Vlahovic fino a un certo punto sembrava incapace di fare grandi cose, ma poi arrivò Prandelli, lo coccolò come un bambino, ed in sei masi ha fatto cose mai fatte prima, e neanche dopo a dire il vero...

In queste situazioni occorre ingegnarsi, dare tempo a chi non è in condizioni ottimali, e nel frattempo magari mettere qualcun altro in quel ruolo.
Non va esclusa neanche l'ipotesi di modificare qualcosa nel gioco, perché se fai cento cross e nessuno li raccoglie per metterla in rete, vuol dire che la via non è quella. Non tutti gli attaccanti sono buoni per lo stesso tipo di gioco. Immobile è devastante col gioco di rimessa della Lazio, ma diventa inutile nel tiki taka di Mancini in Nazionale. Se non hai il centravanti giusto per il tuo gioco devi cambiare gioco. Guardiola si inventò il falso nueve perché non ne aveva uno vero.
Infine non è il caso di recriminare troppo su società e dirigenza.
Puoi prendertela con Pradé, ma poi pensi a quante ne hai dette al tanto bistrattato Corvino, che pure ti ha riempito di campioni, ti ha riepito le casse e sta facendo bene anche con il piccolo Lecce, e capisci che il problema non può essere sempre il DS.
Non conviene neanche prendersela troppo con la proprietà, visto che non c'è certo la fila per gestire la società in una città in cui la politica vuol tenere tutto sotto il dominio pubblico e al privato non concede nulla, mentre altrove, Udine, Sassuolo, Torino, le società private sono messe in condizioni di investire in infrastrutture sportive e moltiplicare i loro ricavi.
I Della Valle hanno mollato per questo, e prima o poi lo farà anche l'americano, e sembra davvero difficile che in queste condizioni altri possano farsi avanti per fare meglio.

I tempi sono cambiati. Le precedenti società ci hanno regalato almeno un paio di stagioni ad alto livello. I Pontello fecero le cose in grande nei primi tre o quattro anni, e fummo squadra da scudetto; ci provò anche Cecchi Gori con la Fiorentina di Trapattoni, Batistuta e Rui Costa; anche i Della Valle tra il 2006 e il 2008 ci fecero sentire grandi. Poi per tutti c'è stato l'inevitabile ridimensionamento, ma all'epoca almeno un paio di stagioni da protagonisti la proprietà ce le regalava, ora neanche questo.
In questo momento storico il nostro compito è quello di allevare giovani da rivendere alle più ricche. Questa volta il predestinato sembra essere soprattutto Sottil, fermo restando la speranza di fare qualche utile anche con altri come Gonzales, Milenkovic etc..
Per il tifoso resta la speranza di avere qualche soddisfazione in qualche partita o in qualche competizione minore, ma nulla di più.