Non sembra esserci mai pace per Gigio Donnarumma.

L'estate 2017 è stata caratterizzata dalla telenovela del suo rinnovo contrattuale con l'ormai  epico braccio di ferro fra il Milan, nelle persone di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, ed il suo agente Mino Raiola.

Telenovela che ha regalato momenti di indubbio pathos fino al costoso, per il club rossonero, happy end finale.

L'estate 2018 sembrava quella buona per la partenza del portiere di Castellammare, sebbene ancora non fosse arrivata la definitiva consacrazione, complici l'arrivo a parametro zero dell'esperto Pepe Reina, profilo di grande caratura internazionale, storico secondo di Iker Casillas negli anni gloriosi della Spagna, ex Liverpool e leader del Napoli sarriano, e le difficoltà economiche del club di Via Aldo Rossi.

Tuttavia i segnali incoraggianti circa la bontà del nuovo progetto targato Elliott, il cambio di dirigenza con conseguente normalizzazione dei rapporti con Raiola e l'assenza di offerte veramente irrinunciabili hanno fatto sì che il matrimonio fra Gigio ed Milan proseguisse.

Con la salomonica decisione che l'italiano sarebbe stato titolare in Serie A lo spagnolo invece in Europa League ed avrebbe fatto un po' da "chioccia" al giovane collega.

Insomma tutto è bene quel che finisce bene?

Purtroppo pare di no. 

La consacrazione definitiva pare tardare ad arrivare e Gigio continua ad alternare parate strepitose ad errori grossolani, come avvenuto durante tutta la stagione 2017/2018.

Inoltre il ragazzo sembra aver ormai perso il suo status di beniamino della tifoseria, che gli rimprovera di non aver mai preso nettamente le distanze da Raiola durante la querelle del rinnovo, limitandosi a generiche dichiarazioni d'amore per il Milan ma ribadendo fermamente che delle questioni economiche se ne occupavano i suoi agenti.

In sostanza buona parte dei tifosi lo accusano di essere un mercenario, da qui il soprannome "Dollarumma" ed il becero episodio del lancio di dollari finti durante l'Europeo under 21 in Polonia, di aver anteposto il tornaconto economico all'amore per la maglia ed alla sua stessa crescita professionale, di essere un burattino nelle mani di Raiola e dei suoi genitori , che si è sono posti come intermediari fra Raiola ed il Milan , optando per una permanenza in rossonero, ma a condizione che gli si garantisse un trattamento economico  da top player e spingendo per l'ingaggio dell'altro figlio, ventisettenne portiere di livello assai modesto, oltretutto con un ingaggio sproporzionato al suo ruolo di terzo portiere della rosa milanista.

Ormai la posizione di buona parte del popolo rossonero è  questa: ha voluto un ingaggio da top quindi da top deve giocare senza più attenuanti ne' giustificazioni.

Ma il nocciolo della questione è un altro... perché continua ad essere discontinuo?

Secondo alcuni e' un problema di limiti tecnici oggettivi, in precedenza passati un po' sotto traccia per via della giovane età e della superiorità rispetto al mediocre livello complessivo della rosa rossonera, secondo altri di difetto di concentrazione.

Altri ancora parlano di un problema mentale o meglio di tenuta psicologica rispetto alle più alte aspettative createsi intorno al Milan in generale ed a lui in particolare, con conseguenti maggiori pressioni.

Secondo me può essere un problema di... UMILTÀ.

Gigio si è ritrovato titolare del Milan ad appena 16 anni, italiano e proveniente dal vivaio, oltretutto sfornando delle ottime prestazioni.

L'impatto mediatico è stato subito enorme. 

I tifosi, delusi da un club che ormai navigava a vista, in piena decadenza e lontano parente di ciò che era stato nei suoi anni di gloria, gli si sono aggrappati vedendo in questo ragazzo col viso imberbe ed il corpo enorme la speranza di una rinascita, con o senza Berlusconi. 

La stampa, sempre pronta ad esaltare i talenti, o pseudo tali,  nostrani a scapito dei giocatori "esotici" è andata a nozze con la favola del sedicenne della primavera titolare del Milan dei grandi eleggendolo proprio beniamino e sprecandosi in paragoni pesantissimi.

Raiola, vero squalo del calcio, ha sapientemente cavalcato l'onda cercando di ottenere per il proprio assistito tutti i vantaggi possibili.

Il Milan, per non perdere il portiere dei prossimi dieci anni o una sostanziosissima plusvalenza, per non certificare la propria scarsità di risorse o dare l'impressione di non voler dar vita ad un progetto ambizioso ha accettato di farne uno dei giocatori più pagati dell'intera rosa e di mantenerlo tale.

In tutto questo ci può stare e ci sta che il ragazzo si sia, come si dice in gergo, "montato la testa".

Ma ora deve ritrovare se stesso e la sua umiltà, deve capire che ancora è ben lontano dall'essere arrivato, che il posto da titolare nel Milan se lo deve sudate e meritare, non gli spetta di diritto solo perché giovane,italiano, del vivaio e per di più assistito da un super procuratore.

Un po' di sana panchina non può che giovargli.

Per cui per le prossime tre/quattro partite... largo a Pepe Reina.