Quando è stata annunciata la formazione, si è capito subito che sarebbe stata una buona giornata per i colori rossoneri. Era la formazione classica, con il solo Kalulu al posto di Calabria infortunato, ma comunque nel suo ruolo naturale di difensore destro. Il risultato, infatti, è stato un primo tempo senza storia, concluso dal Milan in vantaggio di 2 reti. Nei primi minuti del secondo tempo, quelli in cui i rossoneri rischiano sempre di più, il Parma ha tentato il tutto per tutto, spaventando l'avversario in una mischia risolta in gran parte da Donnarumma. Quando l'improvviso furore degli emiliani sembrava spento, però, il  signor Maresca ha sventolato il rosso diretto a Ibrahimovic, che stava mugugnando per un fallo non fischiato in precedenza. Piuttosto che dargli la classica ammonizione, il direttore di gara ha sventolato un bel rosso diretto, come se lo svedese avesse tirato fuori qualche orrenda contumelia. Il Milan subiva il colpo e il Parma accorciava le distanze. Pioli, tuttavia, non restava a metà strada e, nel giro di un quarto d'ora, attuava uno schema difensivo con 5 difensori e 2 mediani. Il Parma ruminava soltanto furore in attacco e, nel finale, subiva il terzo gol con Leao, entrato per far rifiatare Rebic. La cronaca vera e propria può finire qui.

Per quanto il Parma non sia una formazione da tuoni e fulmini, l'Inter capolista aveva di recente vinto al Tardini con lo stesso risultato, maturato per giunta con una simile alternanza di gol, anche se tutte le reti erano venute nel secondo tempo (ma questo è un dettaglio, in fondo). La vittoria rossonera, quindi, non era affatto scontata.

Le reti del primo tempo sono nate da un assist e un suggerimento di Ibra, che per due volte ha fatto l'elastico sul centro sinistra in posizione di mezza ala mancina. In entrambi i casi, lo svedese ha servito l'uomo che ha tagliato al centro proprio da sinistra: il marcatore Rebic sul primo gol e Theo Hernandez sul secondo, che ha fatto filtrare la palla per Kessie avanzato in posizione di centrattacco. Sono stati movimenti semplici e consoni alle caratteristiche dei giocatori, quelli che spesso sono mancati in passato per la ricerca di soluzioni complicate. In questi movimenti si è rivisto il Milan dell'estate scorsa, il fiore all'occhiello di Pioli.

Proprio nella dinamica dei gol, si è intravista una delle idiosincrasie del Milan con Ibrahimovic. Lo svedese non è un centravanti classico, ma un giocatore a tutto fronte d'attacco che ama e deve cercare la posizione giusta e i cui movimenti devono dettare quelli dei compagni. Ci saranno partite in cui vedrete lo svedese sempre al centro e altre in cui lo vedrete giocare da centravanti arretrato, per esempio (lasciate perdere il falso nueve, perché Hidegkuti giocava così anche nel '54, come riportano le cronache del tempo). Non c'è, quindi, un vice-Ibra, per cui con qualunque sostituto i rossoneri saranno destinati a cambiare movimenti. L'importante sarà far giocare quel sostituto in un ruolo e modo congeniali alle proprie caratteristiche. Ciò deve ricordarlo anche la società, perché si dovrà scegliere il vice-Ibra già pensando a come il Milan giocherebbe senza il titolare, non tanto a chi può far giocare i rossoneri come se ci fosse lo svedese.

Dopo l'imprevista espulsione di Ibra, Pioli ha avuto il merito di non restare a metà strada, la cosa peggiore quando sei in inferiorità numerica. In quei casi si può, per esempio, decidere che con l'uomo in meno si manovra meglio, seguendo la dottrina Liedholm, e far venire su la squadra per tenere gli avversari lontani dalla porta. Pioli ha optato per l'alternativa tradizionale, coprendosi, ma lo ha fatto con coerenza e fino in fondo. Con progressive sostituzioni, il tecnico è arrivato a far giocare il Milan con 5 difensori effettivi: 3 centrali (Kjaer, Tomori e Gabbia) e 2 laterali (il fresco Dalot, subentrato all'ottimo Kalulu, ed Hernandez). Davanti a questa maginot, c'erano Kessie e Meité, con il secondo che doveva restituire ai rossoneri i centimetri persi sui calci d'angolo dopo l'uscita di Ibra. La tattica, portata con coerenza fino alla fine, ha pagato, anzi il freschissimo Dalot ha innescato un contropiede letale con cui il giocatore più disprezzato dalla tifoseria milanista, Leao, ha chiuso i conti.

Il Milan, comunque, non ha dovuto sconfiggere solo il Parma, bensì anche l'arbitro Maresca. Non era stato positivo in occasione di Milan-Napoli, più che altro nella gestione dei cartellini, quando aveva graziato Di Lorenzo per un intervento killer su Hernandez, espellendo poi Rebic alla prima parola di troppo. In quell'occasione, il rimprovero poteva anche essere per Rebic, talvolta psicotico e non capace di controllarsi, ma per la partita di ieri non possiamo prendercela con Ibrahimovic. In campo si parla e, se le lamentele sono insistenti, un arbitro che sa arbitrare tira fuori un giallo e si tiene il rosso solo se il giocatore non si calma. Maresca avrebbe capito male? Male! Un arbitro deve capire bene, altrimenti chiunque potrebbe essere lì al suo posto. A capire male siamo bravi tutti. Maresca non era sereno, nervoso a sua volta? Male! Chieda un periodo di stop. Maresca ha un problema quando vede i colori rossoneri? Male! Chieda di non essere designato per arbitrare il Diavolo e si faccia mandare dove può dimostrare il suo valore. Perché, purtroppo, il problema non sono gli arbitri disonesti, ma quelli che inadeguati o mandati ad arbitrare la partita sbagliata. Ibra salterà, nella migliore delle ipotesi, la partita col Genoa, grazie al signor Maresca e ai fantasiosi criteri con cui sventola i cartellini, se non ai fischi che il suo orecchio percepisce al posto dei fiaschi.

Concludiamo tornando a Pioli, che al Tardini ha mostrato la sua versione migliore, quella per cui l'apprezza anche il sottoscritto. La società aveva fatto sapere che Pioli sarebbe stato confermato anche in caso di 5° posto, precisazione chiaramente non vera e comunque di facciata, perché nell'ipotesi di 5° posto verrebbe, quantomeno, riconsiderato tutto. E proprio questa precisazione, ovviamente di facciata, fa pensare che le critiche all'allenatore non siano venute solo dal mondo social, ma che la società stessa abbia fatto notare a Pioli che, se si cammina usando le gambe, ci si muove meglio che facendolo sulle mani. Dal momento, tuttavia, che la stagione è ancora da giocare per intero, il Milan ha preso l'unica decisione possibile, proteggere il tecnico per non delegittimarlo. Dal punto di vista della società A.C. Milan, è stato un comportamento ineccepibile.