Finalmente sei sorpreso. Non riesci a crederci, non può essere il Milan quello in campo. Anche Sally e Pato, i miei due jack russell, sono stranamente rilassati sul divano a farmi compagnia.

Gli undici in campo girano tutti, o quasi, tanto davvero da pensare ad uno scambio di divise.
Una, due, tre occasioni Milan. Zero Juventus. Solo il Pipita sembra in giornata nella vecchia signora. Ronaldo pare invece proprio una vecchia signora cancellata con eleganza da un redivivo Conti.
Esattamente: Conti. La sua più bella, tra le poche giocate per quei maledetti incidenti, partita al Milan. 
Bene anche Duarte e Romagnoli, bene Theo, che riesce a chiudere e spingere. Bene Krunic e Bennacer. Bene Paqueta. Benino Calhanoglu. Inoperoso Donnarumna. Ti aspetti un poco di più da Suso, mentre non capisci perché Piatek sia cosi poco Piatek a parte un paio di conclusioni.

Finisce il primo tempo, fai due chiacchiere con la moglie dicendole che mai hai visto il Milan quest’anno giocare così bene. Lei sembra prestarti attenzione. Porti i cani in giardino e ripensi alla prima frazione di gioco, ma dentro di te una voce potente ti dice di non illuderti, la Juve porterà a casa l’intera posta.
Ci riposizioniamo sul divano, io al centro e ai lati i due cani sperando che la nostra difesa a tre tenga lontano la sfiga.

Il secondo tempo riparte come il primo: Ronaldo che non è Ronaldo e Conti che è tornato Conti. Poi senti un boato nello stadio, i cani rizzano le orecchie, io annaspo cercando di capire, finché i telecronisti avvisano che Dybala si sta preparando ad entrare.
La voce potente ora è travolgente: “la Juve vincerà”.
Cerchi di soffocarla ma hai il timore che Sarri tolga Ronaldo. Esatto! Sto sperando che Ronaldo rimanga in campo e provo a illudermi che toccherà ad  Higuain prendere la via degli spogliatoi. Ma Sarri è Sarri. Anche i telecronisti pensano che potrebbe essere il cambio giusto Dybala per Ronaldo, ma non sanno se Sarri farà lo sgarbo al re portoghese. 
Irrompe nella discussione la voce di bordo campo che dice di non vedere il 7 sulla lavagna luminosa. 
Comincio ad agitarmi sul divano, mentre i cani mi guardano perplessi. Ed hanno ragione loro, perché poco dopo la lavagna dice “7” e, mentre il re capriccioso smoccola e se ne va dallo stadio, la voce ora riempie tutta la stanza. Entra anche Douglas Costa per un altro inconcludente di nome Bernardeschi e il cane più giovane, preavvisando il rovescio che si sta per abbattere sul Milan e sul divano se ne va nella sua cuccia. Mi rimane la vecchia saggia Sally che, come la vecchia guardia, mai ti tradisce. Ma ora non ho più la mia personale difesa a tre. 

Un flebile sussulto arriva anche dalle mosse di Pioli: fuori un Piatek che assomiglia sempre di più a Kalinic e dentro Leao, fuori uno stremato Krunic e dentro Bonaventura. Leao sembra abbia capito la lezione ed entra subito in partita, Bonaventura, il Jack preferito dai miei Jack, capisci che ha i numeri, ma anche molta ruggine da smaltire quando ha l’occasione per servire un pallone d’oro ad una infilata di Leao. Il cervello di Bonaventura legge il movimento di Leao, ma il piede è un poco ruvido e la palla diventa troppo lunga.

E questo è l’ennesimo campanello d’allarme che si trasforma in certezza pochi secondi dopo con Douglas Costa che inizia l’azione e un ottimo Higuain che offre una palla importante a Dybala che infila la porta saltando netto Romagnoli, il sottoscritto e Sally, mentre Pato ignaro se la dorme.

E il momento amaro e ti alzi dal divano per prenderti un’amaro ghiacciato con la consapevolezza che purtroppo finirà cosi. Esce un buon Paqueta, ormai in riserva, ma non azzardo un pensiero positivo sull’ingresso di Rebic. Anzi il suo ingresso mi fa volare con il pensiero a Cutrone: non sarà mai probabilmente un campione ma queste sono le sue partite, quelle dove non puoi mollare mai, e ci provi con testa, piede, ginocchio, anca. 
Un buon arbitro fischia la fine (anche se forse ha graziato di un paio di gialli i bianconeri, ma ha effettivamente arbitrato bene).

I giocatori vanno sotto la doccia, io riesco in giardino con i cani. La serata è fredda e nera, il silenzio assoluto regna nel piccolo quartiere. Anche i gatti paiono voler rispettare il mio dolore sportivo e rimangono rintanati, evitando che i miei due cani intonino abbai di guerra. 
Rientro in casa, chiudo le ante e vado in camera, mia moglie mi guarda in modo interrogativo e le dico: “abbiamo perso ma abbiamo giocato bene”.  Semi addormentata mi risponde: “Come al solito”. 
Il suo “come al solito” è un ritorno al passato, di quando calcavo i campi (a volte campi era un corretto termine agricolo) di paese portando a casa più sconfitte che vittorie e la scusante “però abbiamo giocato bene” seguita appunto dalla frase “come al solito”. 

Ma questo non accadeva con il Milan, solitamente il Milan vince (vinceva) il più delle volte. E quando perde come in questo inizio stagione, nella maggioranza dei casi perde meritatamente. Non può diventare il Milan la squadra del “come al al solito”.
Mentre questi pensieri si accavallano ed entri sotto le coperte maledici la pausa. Non vedi l’ora di rivedere in campo il Milan per capire se sarà ancora quello di ieri, un Milan che giocava stretto in 15 metri, con Romagnali che arrivava a marcare quasi al limite dell’area avversaria, un Milan finalmente a testa alta. Un bel Milan.

O se è stata solo la fiammata di orgoglio che dura un attimo per poi tornare nella mediocrità. 
L’adrenalina si fatica a smaltirla e mi rigiro nel letto per diverso tempo pensando al mio povero diavolo. Nel frattempo arrivano anche i messaggi di amici juventini. Stranamente sembrano più affranti del sottoscritto, nessuno sfottò. Parlano di una brutta juve, si lamentano di Bernardeschi, dell’arroganza di Ronaldo e riconoscono che il pari era il giusto risultato.

L’adrenalina ora è scaricata e finalmente riesco a prendere sonno. Domani, insomma, è un altro giorno...