Sono ormai anni che per pura e semplice passione ho iniziato a fare il "mister".
Ormai i bambini mi chiamano così.

Ho avuto il privilegio di iniziare nella città in cui vivo, Carpi, propriò nella scuola calcio in cui ho mosso i primi passi da giocatore anch'io. Stare con i ragazzi e, in qualche modo, trasmettergli quella passione che ho sempre avuto fin da bambino, è davvero molto eccitante.
Aspettavo con ansia settembre per poter ricominciare con un nuovo gruppo oppure con lo stesso dell'anno precedente. Quella passione che a volte non tutti capiscono, come quando mangi la Nutella e poi pensi "dai, la mangio senza pane, così non fa male", poi alla fine finisci il barattolo e non vedi l'ora che mamma te lo ricompri... non si può smettere di mangiare la Nutella.

Ho incominciato a giocare a calcio proprio in quel campetto di periferia, dove sprigionavo tutta la mia gioia dopo una giornata di scuola. Incoraggiato da mio padre, raggiunsi anche buoni livelli. Il mio sogno, manco a dirlo, era quello di diventare un calciatore professionista. Lottavo per il mio sogno ogni giorno. Forse troppo.. e quando inizi a sognare troppo, tornare al mondo reale non sempre risulta semplice.

Quando poi diventi educatore, tutto cambia, diventa molto più emozionante di quando il protagonista principale sei tu in prima persona. Sì, è vero, non è facile stare con tanti bambini tutti i giorni, con caratteri e qualità diverse, ma questo ti arricchisce immensamente e ti fa ricordare tutti quei valori che avevamo anche noi quando eravamo bambini.
Nascono dei rapporti inimmaginabili, soprattutto con le società che credono in te perché vedono che tu sei la persona giusta per quei bambini. E questi, ti rendono felice. La felicità nel vederli crescere, nel vederli fare gol, nel vederli giocare insieme, mi riempie di gioia.
Ho visto proprio di tutto in questi anni, bambini bravi e meno bravi. Il bambino scarso non esiste, esiste solo per quei mister che pensano solo a loro stessi, e io non ho mai aspirato a questo.
Ho visto bambini che volevano fare i portieri, poi gli attaccanti, poi i difensori. Ho visto bambini raccogliere le margherite durante le partite, bambini salutare i nonni mentre erano alle prese con una azione di gioco. Ho visto bambini che non volevano entrare perché si sentivano scarsi. Ho visto tante cose, di tanti colori, perché il calcio è fatto di colori... 
Cosa c'è di più emozionante dei bimbi che si abbracciano dopo un gol del compagno come se fosse suo? Cosa c'è di più bello di un bambino che indossa la maglia del suo beniamino e sogna un giorno di poter diventare come lui? Non so se continuerò nei prossimi anni a portare avanti questa passione.

Ecco perché scrivo questa lettera, se così possiamo definirla. Voglio ricordare a tutti coloro che fanno questo "mestiere" e a tutti i genitori che accompagnano i loro figli al campo che il ricordo più bello che vi rimarrà di un bambino, è il sorriso e gli abbracci sinceri senza motivo durante un allenamento e la sua timidezza nel salutarti quando ti incontrano per strada, quasi come se volesse dirti qualcosa.
E forse so anche cosa: "Grazie mister, non tanto per avermi insegnato lo stop di petto, ma per avermi trasmesso tutta la tua passione".