Quando si esprime un giudizio si parte certamente dalla convinzione di avere motivi e conoscenze sufficienti per poter essere credibili. Il problema è che il più delle volte gli argomenti trattati sono calcistici e le affermazioni che vengono fatte, possono essere, giuste o sbagliate, senza alcuna possibilità di smentita se non affidandosi al tempo ed ai risultati sportivi, per poter capire chi aveva ragione e quanto le scelte prese oggi, possano influire sul futuro.

Prendiamo ad esempio Calhanoglu, un bene o un male per il Milan averlo perso senza incassare nessun rimborso economico? Tutto dipenderà da chi indosserà la numero 10 rossonera la prossima stagione, ma specialmente da quale sarà il rendimento del sostituto e di conseguenza il piazzamento finale che raggiungerà il Milan. Anche il giudizio che daremo sull'eventuale numero dieci sarà, come sempre, approssimativo e condizionato da giudizi personali, poichè solo il rettangolo di gioco e le partite potranno emettere giudizi certi ed inappellabili. Personalmente ho già espresso l'opinione che sia stata una scelta obbligata e giusta. Il turco non valeva lo stipendio richiesto, i tifosi non ne erano entusiasti e l'allenatore insistendo su un unico modulo, rischiava il più classico degli autogol. Un'opinione, non certo una certezza.

Nel trionfo del "calcio parlato", tutti sanno tutto e allora succede che il Milan arriva secondo anche se gli "addetti ai lavori" lo valutavano da quinto o sesto posto, oppure il Venezia arriva in Serie A, quando la Gazzetta dello Sport lo indicava quale probabile retrocessa in serie C.                                                                                                    Nulla di nuovo, tutte considerazioni che conosciamo benissimo. Quante volte è successo che le squadre favorite sulla carta hanno poi lasciato la vittoria ad altre compagini? Tante, tantissime e aggiungo, per fortuna, perchè è questo che rende lo sport e il calcio, bellissimo e imprevedibile, ma dovrebbe suggerire di non affidarsi a certezze fin troppo facili da essere smentite. Personalmente ho smesso da quando Jan Rush venne acquistato dalla Juventus nella stagione 1987/88, ricordate l'attaccante gallese ex Liverpool, lo ritenevo fortissimo, ma sbagliai totalmente pronostico perchè in Italia arrivò solo la sua ombra, per far subito ritorno in Inghilterra.

Il discorso che riguarda il Milan, la squadra che tifo e che annovera milioni di appassionati, appare più articolato, meritevole di un'analisi più dettagliata, cosa che per altro stanno facendo con particolare interesse chi mi legge e mi segue. Ed è questo passaggio che mi fa riflettere, constatare con quale attenzione, semplici tifosi, riescono a vedere oltre alla singola trattativa di acquisto o cessione, oppure ai rinnovi di giocatori, regolarmente rinviati, riuscendo a descrivere con attenta concretezza una Proprietà che dovrebbe essere di passaggio ed il cui unico obiettivo, chiaro e fin troppo risaputo, è quello di guadagnare il più possibile dalla futura vendita. Eppure gli opinionisti e i commentatori, più o meno conosciuti, vicini o lontani alla Società, allineati o non, continuano a ragionare abbinando la passione sportiva, la ricerca della vittoria, i bilanci e le perdite Societarie, come se fossero un tutt'uno finalizzato a determinare il teorico valore commerciale della squadra e della sua eventuale vendita. Tutto sbagliato.                                                                       

Che piaccia oppure no, Elliott agisce fuori da questo schema, non avendo debiti con terzi, non deve attivare linee di credito che vengono ottenute dando come garanzie il "patrimonio calcistico" a disposizione, come ad esempio fatto recentemente dall'Inter. Il prezzo di vendita lo ha fissato, non tanto in base al valore dei cartellini dei giocatori in rosa e forse solo in parte, sul progetto edilizio abbinato alla realizzazione dello Stadio, ma sull'utile che vuole ricavare a fronte di una reale offerta. Il risultato sportivo ottenuto quest'anno oltre a dimostrare che non avessero ambizioni e prospettive così ambiziose ha regalato tempo ed ottimismo alla Proprietà, che stava navigando a vista, in modo distaccato coinvolta solo ad una operazione finanziaria fin troppo nota, dove ogni possibile trattativa, viene accettata solo se contempla il termine, "al risparmio". Le dichiarazioni prima del Presidente Scaroni e successivamente di Gazidis, confermano questa mia sensazione, oltre all'immobilismo dimostrato nel mercato invernale.                            

Ecco perchè lo scenario che si apre adesso è totalmente diverso dalle tre stagioni precedenti. Paradossalmente oggi vedono guadagni extra che sembravano impossibili. La strategia proposta da Maldini, quella dei prestiti, abbinata al loro desiderio di lasciare andare a scadenza i contratti dei calciatori ritenuti non funzionali, ha prodotto un risparmio per Elliott, dando la possibilità nonostante la pandemia di poter puntare per la prossima stagione ad un pareggio di bilancio, che nato solo come uno slogan per tenere buona la tifoseria, sembra realizzabile. Perdere Donnarumma e Calhanoglu, non solo non ha scalfito l'entusiasmo della tifoseria, pronta a sostenere le scelte societarie, ma consapevole di risorse economiche che, per quanto limitate, possono portare al rafforzamento dell'organico ed a risultati sportivi soddisfacenti, metterà obbligatoriamente la Proprietà a mostrare le reali volontà. Il lavoro di Maldini, Massara e anche Moncada diventa determinante perchè qualora riuscissero a mettere a segno tutte le cessioni, sempre complicatissime a loro disposizione, allestire una bella squadra senza bisogno di "battere cassa" sarebbe la migliore delle soluzioni. Elliott non è quindi preoccupato dal patrimonio dei giocatori a disposizioni, che in porta giochi Gigio o Maignan, non cambia il prezzo di vendita e ciò vale per tutti. L'unica preoccupazione è il bilancio annuale che se in perdita deve essere ripianato, riducendo quel guadagno che sicuramente è già stato quantificato.
Questo è l'unico passaggio, che dovrebbe essere compreso, che sia giusto o sbagliato è solo determinato dai risultati ottenuti sul campo. Nella splendida stagione appena conclusa, ci sono molti meriti e lacune degli avversari, ma è fin troppo evidente che avendo disponibilità economiche nettamente inferiori agli altri competitor vincere diventa molto difficile e se si sbaglia anche un singolo arrivo, come successo con Mandzutik, tutto si complica ulteriormente.

Ecco che il progetto di Elliott è fin troppo chiaro, essere come l'Atalanta, possibilmente qualificandosi in Champions e abbattendo gli stipendi, ma potendo vendere la Società non certo al prezzo della formazione bergamasca, ma da TOP CLUB, conosciuto in tutto il mondo. Che poi a giocare ci siano Hauge, Salamandra o Kalulu, passa in secondo piano, per quanto difficile da capire, la realtà è questa.