In casa Pescara lunedì all’Adriatico arriverà il dismesso retrocesso Livorno, che ha ormai tirato i remi in barca già da diverso tempo. Una partita che almeno sulla carta dovrebbe portare i tanto sperati tre punti ai biancazzurri, che per altro sarebbero i primi da quando è arrivato il tecnico Sottil. Il tecnico piemontese da quando si è insediato sulla panchina degli Adriatici, non ha fatto altro che dichiarare prima di ogni partita: “ questo è un match fondamentale snodo importante per il nostro campionato” , ma le vittorie non sono mai arrivate, solo tre pareggi accolti con entusiasmo dalla Società come punti guadagnati, fino ad arrivare alla sconfitta di Venerdì sera a Trapani che ha portato la squadra in ritiro per tutta la durata finale del campionato.

La gara in terra siciliana ha definitivamente messo in mostra i limiti di una squadra senza attribuiti e la mancanza di un singolo, che in questi casi si mette il gruppo sulle spalle e la trascina alla volata finale. Uno al dir il vero c’era. Cristian Galano, ma nello scontro salvezza contro il Venezia ha abboccato alle provocazioni di Montalto, rimediando tre giornate di squalifica a quattro dalla fine. Un vero leader che ha già la valigia pronta verso Monza, con il bene placet della Società che vede una buona entrata dopo l’acquisto a costo zero della scorsa estate. Nel Delfino oggi il maggior uomo di spicco in grado di fare la differenza è Zappa un terzino destro di venti anni, che con le sue volate riesce a mettere in difficoltà le difese avversarie aiutato dalla buona vena che sta attraversando il rispolverato Clemenza, per il resto solo il nulla, eccetto le parate di Fiorillo, che ha evitato la goleada al Provinciale.

Adesso società e mister non parlano più di snodo fondamentale, perché il Pescara ha più di una volta sbagliato strada perdendo la retta via e ci si è accorti di non avere neanche il navigatore. Ora si cerca di ricompattare il gruppo, perché lo spirito mostrato nell’ultimo incontro è quello di una squadra già rassegnata, ecco spiegato il motivo del ritiro. Ma quale gruppo? Quello che in un anno ha fatto fuori due allenatori. Quello che gioca insieme da solo quasi un anno, visto il via vai di giocatori che ogni anno avviene in riva all’Adriatico. Nessuno lo ha notato, ma nella Curva Nord dei tifosi di casa è da diverso tempo che non si fanno più cori verso i singoli calciatori, in quanto si sa che il progetto societario prevede che oggi giocano con la casacca biancazzurra e domani potrebbero essere venduti al miglior offerente, meglio non affezionarsi. Gli abruzzesi non sono la Juve Stabia, che giocano insieme da diverso tempo guidati sempre dallo stesso allenatore e che nonostante anch’essi in caduta libera potrebbero ricompattarsi, memori dei fasti passati. Non hanno lo spirito e la grinta del Cosenza guidati da un super Asencio o dello stesso Trapani, che nonostante la salvezza sia ridotta al lumicino e i problemi societari, credono ancora nel miracolo.

Il presidente Sebastiani dal canto suo ora tace. Lui come ha già dichiarato in precedenza non ha nulla da recriminare della sua gestione. La vendita di Machin a gennaio e il mancato arrivo di una punta volta a sostituire l’infortunato cronico Tumminello su tutte, fa parte sempre del progetto. Nel frattempo continua il suo lavoro di giro plusvalenze con squadre più blasonate, dando loro sconosciuti giovani della primavera o i migliori uomini come Zappa, in cambio di soldi utili a salvare il bilancio e tenere le tasche piene e qualche scarto per completare la futura rosa, indipendentemente dalla categoria. L’ambiente ormai stanco, da sempre numeroso e caloroso ora rimane zitto. Anch’essi appaiono rassegnati ad una fine auspicata già da diverso tempo. D’altronde è inutile prendersela con un compassato Maniero, che in campo non c’è la fa più perché è già da un paio d’anni che non è un centravanti da serie B o gli acerbi Bocic e Borrelli che ancora non sono pronti per la serie cadetta, come il terzino sinistro Masciangelo espulso venerdì sera, un giocatore mediocre da lega pro.

Questa è la dura verità in riva all’Adriatico a cui non resta che affidarsi alla sorte, come accade spesso agli uomini di mare.