Ormai spero sia chiaro anche ai talebani che il Milan, come lo intendiamo noi che ci siamo fatti la bocca buona con Van Basten e Baresi, ma anche con Rivera e Prati, non esiste più. Non esiste nemmeno un Milan appetibile per un vero imprenditore, perché questa volta non c’è una scena politica da scalare a suon di miliardi, perché, con rarissime eccezioni legate alla visibilità di altri rami d’azienda, il calcio è un investimento a perdere, a maggior ragione se si tratta del Milan, abbandonato alla malora tecnica e debitoria per almeno un decennio da gestioni a cui il rossonero non importava più niente. Quindi oggi avere prospettive realistiche di tranquilli campionati tra il decimo e il quarto posto (per altrui suicidi), è la strada più saggia che possa intraprendere il tifoso rossonero. Oggi siamo a mendicare prestiti o ad acquistare profili con non più di 5-15 milioni a soggetto: per la gloria del Diavolo uno smacco umiliante, ma tanto vale fare l’abitudine ai Sensi soffiati dai cugini last minute, semplicemente perché non possiamo presentare alcuna controfferta. Per 30 milioni se lo tengano, poi vediamo!

Ma di Boban, più che di Maldini, mi fido. Mi fido del suo acume umano, della sua risolutezza. Quindi che sia pure una vera ricostruzione da zero, che, però, non può prescindere da uno stacco netto con un passato di equivoci. Suso, Calhanoglu, Biglia sono profili che al Milan di Giampaolo non servono perché l’unica strada percorribile è quella di un undici atleticamente superdotato che, almeno sul piano della corsa e della tenuta, regga otto mesi. In fin dei conti, pur nel dramma sportivo, non mi dispiace tornare a vedere una squadra da corsa, dopo anni di Maradona o Pirlo dei pezzenti (perché questo abbiamo avuto). Non sono spaventato dai Krunic o i Kramaric per il semplice fatto che l’ultimo fuoriclasse a vestire la maglia rossonera è stato Zlatan Ibrahimovic e tagliare oggi i progetti mai realizzati di giocatori significa una ripartenza che sia davvero tale. Chi si è fatto la bocca buona farà dunque la cosa giusta se comincerà a pensare al Milan come ad un progetto di squadra modello Toro o Atalanta: in fondo sono i club che negli ultimi anni hanno offerto il miglior calcio in Italia. Sempre che qualcuno non abbia nostalgia dei lanci di 40 metri di Rodriguez (al portiere), o della stessa, maledetta azione di Suso.