Neanche un battito di ciglia ed un’altra stagione è quasi scivolata via come il vento: poco più di un mese al fatidico gong che sancirà la fine dell’ennesimo campionato di Serie A, che in molti ricorderanno forse come il più triste degli ultimi 10 anni. A malincuore utilizzo tale accezione, perché come amante di questo sport non posso che ammirare gli enormi meriti della capolista bianconera, divenuta una macchina schiaccia sassi inarrestabile in seguito all’approdo del marziano Cristiano Ronaldo: il loro successo sembra però passare in secondo piano di fronte a quanto invece scaturisce dalle vicende del nostro campionato, trasformatosi di colpo in una sorta di monotonia priva di emozioni e colpi di scena; immaginate di andare al cinema per assistere ad uno spettacolo proclamato a gran voce dalla pubblicità, e di pregustare un intreccio complesso ed intricato che si rivela poi essere una storia semplice e lineare, incapace di stupire alcuno spettatore presente.

È immediato accoppiare un tale esempio ad un flop di proporzioni evidenti, e dato che al giorno d’oggi il calcio si presenta sempre più come un prodotto da vendere al pubblico del nostro caro pianeta terra, insomma... potremmo definire la nostra Serie A come un’azienda che non ha ben compreso come si compete con le avversarie.

Infatti pensateci un attimo miei cari lettori, se le vostre madri fossero state orientali o americane, e la vostra vita si fosse sviluppata dall’altra parte del mondo... davvero preferireste guardare un torneo del quale si conosce il nome del vincitore a partire da Novembre, piuttosto che una Premier League dove tutto rimane in bilico fino all’ultimo istante?

Come potranno riuscire i club italiani a conquistare nicchie di mercato sempre più estese senza dare un’appetibilità maggiore alla loro vetrina?
A tale domanda non sarò certamente io a fornire una risposta, ma probabilmente è arrivato il momento di rifletterci un po' e mettere da parte stupide rivalità interne per rilanciare un paese che scivola sempre di più verso il dimenticatoio.

Inoltre andrebbe analizzato un altro aspetto, forse emblematico per quello che è stato il cammino delle italiane in Europa nell’arco di questa sfortunata stagione: le recenti sconfitte di Juventus e Napoli raccontano di due formazioni pienamente in controllo della situazione, entrambe già fuori da qualunque avvicendamento in campionato e con la testa pienamente rivolta verso le coppe; eppure il fallimento è sotto gli occhi di tutti, Ajax ed Arsenal viaggiavano ad un ritmo totalmente superiore, figlio di una competitività che getta le proprie radici nei rispettivi campionati, dove niente è ancora certo o scontato, in cui serve costantemente fornire prestazioni all’altezza della situazione per trionfare.

Le due squadre che guidano la Serie A hanno invece mostrato un atteggiamento blando e prevedibile, scomparendo letteralmente dal terreno di gioco in certi momenti della partita come nel secondo tempo del match dell’Allianz Stadium, in cui i lancieri guidati dal giovane tecnico Erik Ten Hag sono saliti in cattedra dettando alla perfezione i propri concetti di gioco, trasmettendoli al pubblico come se venissero da un’altra dimensione, senza la paura di sbagliare nel bel mezzo dell’agonismo sportivo. Gli uomini di Ancelotti hanno invece testimoniato la loro assoluta incapacità di gestire gli incontri che contano, crollando anche in casa contro i non irresisitibili gunners, luogo nel quale chiunque si sarebbe aspettato quanto meno una reazione d’orgoglio che al contrario non è mai arrivata.

Possibile che si tratti soltanto una coincidenza?
Se neanche Cr7, l’uomo capace di vincere ben 5 Champions League in carriera, riesce a ribaltare la situazione, chi mai dovrebbe riuscire in un’impresa del genere?

Il problema più grave è che qui non hanno perso soltanto loro, ma sono coinvolti tutti i club della nostra massima serie, a partire dai più preparati ed attesi, per passare poi anche al già retrocesso Chievo Verona, colpevole di non avere onorato in modo alcuno il suo 18 esimo anno consecutivo all’interno del calcio che conta, con una gestione della stagione al dir poco incommentabile.

Unica nota positiva appare l’Atalanta di Giampiero Gasperini, che riesce praticamente sempre ad accendere la luce nel buio, mostrando sul campo il duro lavoro di un allenatore competente e preciso, con una direzione quasi maniacale del proprio progetto, in piena linea con gli obiettivi della società.

Riescano o meno a qualificarsi per la prossima edizione della coppa europea per eccellenza, i ragazzi del tecnico genovese rimarranno indissolubilmente nella storia di questo triste campionato, rallegrato almeno in parte dalle cavalcate palla al piede del Papu Gomez, le invenzioni del prestigiatore Josip Ilicic e le reti del gigante Duvan Zapata, per non parlare dell’exploit dell’esterno olandese Hans Hateboer, autore di una stagione fantastica e simbolo del coraggio della propria compagnia, qualcosa che bisognerebbe insegnare anche ai 19 club rimanenti.