Il fine settimana e' finalmente giunto. Finalmente si scende in campo, dopo una settimana di sedute d'allenamento e' l'ora di mettere in pratica cio' che si e' imparato.
Come a scuola con il controllo dell'apprendimento dell'allunno atttraverso una verifica. Ecco, cosa semplicemente dovrebbe essere una partita dell'attivita' di base(8-12 anni), che sia di selezionati o non. Invece l'amara realta' racconta il disastro ideoligico e culturale che il nostro paese sta vivendo e il campetto di calcio dove dei bimbi s'affrontano con lealta', non e' altro che lo specchio appunto della nostra societa'. Non si salva nessuno, scene degne di un film ultras sono il contorno al quale ogni domenica ormai deve pagar dazio. Ognuno sembra a far gara per dare il meglio di se' in una continua e vergognosa escalation di comportamenti a dir poco distruttivi e sicuramente per nulla formativi, sia dal vista tecnico, che dal punto di vista etico.
Ma la colpa di chi e'? Ognuno tira l'acqua al suo mulino e quindi si assiste al solito rimpiattino, in cui i protagonisti sono i genitori da una parte e la societa' calcistica dall'altra. Nessuno ascolta nessuno, ormai il muro costruito tra le due parti e' ben radicato senza che i due contendenti  abbiano segnali distensivi nel cercare di capire e comprendere che in fine dei conti il protagonista assoluto principale e' li a fianco a loro e li sta sentendo discutere animatamente di varie questioni a lui completamente sconosciute. Di solito sono sempre tre a seconda del caso, eccole elencate: 
1. Perche' mio figlio gioca 5 minuti meno degli altri bimbi
2. Porto via mio figlio perche' la squadra e' scarsa
3. Quel bimbo non e' forte e quando entra rovina il lavoro degli altri, mettetelo nel gruppo dei piu' scarsi.
Da brividi vero!
Eppure queste sono le tre polemiche che statisticamente una societa' di calcio con i suoi addetti ai lavori deve affrontare sin dalle prime partite dei bimbi. Tutto cio' nasce per un senso esasperato della vittoria a tutti i costi del match di turno, dell'esasperata competizione tra i genitori dei calciatori della stessa squadra e dalla perdita del ruolo centrale dell'istruttore a quale gli si puo' dir tutto senza avere una minima competenza tecnica e formativa per parlarne. Quindi come potete constatare, immaginate lo scenario di tensione che si accumula durante la partita solo all'interno di uno stesso gruppo con lo stesso colore di maglia, senza tener conto che dall'altra parte ci sara' l'avversario di turno con le stesse problematiche. Basta quindi una piccola frizione per trasformare la partita in una baraonda dove impera la maleducazione con continue provocazioni verbali, urla esasperate contro chiunque, per arrivare in alcuni casi alla aggressione fisica che a sua volta degenera in rissa con arrivo conseguente al campo di ambulanza e forze dell'ordine. Lo scenario, se si pensa che si stanno affrontando dei bimbi, e' inqiuetante e ci indica il livello d'isterismo, d'insoddisfazione e d'arrivismo che molti genitori rigettano al campo durante la partita dei figli.
Ma sara' colpa solo di questi esaltati genitori? Sicuramente no, perche' dall'altra parte della barricata purtroppo esistono presidenti che pensano solo a fare cassa per mantenere le prime squadre, direttori sportivi compiacenti e poco professionali che stringono amicizie con alcuni genitori che gli fan comodo ed istruttori poco preparati il cui unico scopo e' vincere la partita o il torneo di "Nonna Papera" per vantarsene al bar. In mezzo a tutto questo frastuono, ci sono loro, unica verita' assoluta di questo bellissimo sport, i mini calciatori che corrono dietro un pallone felici e si arrabiano giustamente se perdono. Ma il tempo d'entrare in doccia che li si puo' vedere ridere e scherzare, perche' il deluso che passera' una brutta serata sono io adulto, incapace d'accettare una sconfitta per migliorare e cercando i soliti alibi per giustificarla. E loro ci guardano, ci osservano e fortunatamente non sempre ci danno retta.

Ma sarebbe troppo crudele far di tutta l'erba un fascio perche' esistono anche genitori comprensivi, esistono presidenti lungimiranti, esistono direttori sportivi corretti pronti al dialogo costruttivo con la famiglia ed esistono infine istruttori preparati ed umani che pur di non deludere un proprio bimbo perdono una partita.
Il problema, come diceva Nanni Moretti nel suo film "Caro Diario" nel capitolo  in cui girava per Roma ad Agosto in vespa, "e' che anche in una societa piu' decente di questa mi trovero' sempre con una minoranza".