Per mettere alla prova Gesù gli condussero un’adultera credendo che ne ordinasse la lapidazione, ma lui disse loro: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Il significato di questa parabola è alquanto noto e palese. E’ un concetto che si ritrova sovente all’interno della Bibbia. Basti pensare all’invito a osservare “la trave nel proprio occhio prima della pagliuzza inserita in quello altrui”. Per il cristiano, insomma, il giudizio non deve essere un compito terreno, ma divino. Non sono soltanto gli insegnamenti religiosi a manifestare una simile necessità. E’ sempre meglio non esprimere un parere troppo invasivo sull’operato del prossimo anche perché il rischio è quello di non notare difficoltà importanti della nostra coscienza. Urge guardare prima di tutto a se stessi. In effetti, la sensazione che si prova dopo aver espresso un’opinione troppo pregnante su un fatto altrui è una fastidiosa percezione di amarezza quasi colposa. Della serie: “sarebbe stato meglio che avessi ragionato su di me”. A tutto questo si deve aggiungere anche un’altra fondamentale e primaria motivazione. Spesso chi si trova a giudicare non conosce in maniera sufficientemente adeguata le cause che hanno spinto un individuo a una determinata situazione. Credo che Platone sia cristallino quando afferma: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.

Il calcio è costantemente sotto la ribalta dei riflettori. Vive grazie a questi. Senza la popolarità, tutto l’enorme sistema collasserebbe miseramente. I motivi sono palesi. Tale sport rappresenta ormai una fondamentale impresa del settore terziario. Senza il fruitore, si perde lo scopo. La domanda si ridurrebbe inesorabilmente lasciando spazio esclusivamente all’offerta. Una situazione simile non potrebbe reggere. Chi è parte del mondo del pallone conosce alla perfezione tale realtà. La rispetta e l’accetta. Senza i media, i tifosi e gli appassionati, nulla avrebbe senso.

La posizione dei mezzi di comunicazione si trova tra il consumatore vero e proprio, il supporter, e chi propone l’offerta, il mondo del pallone. I media hanno il compito fondamentale e primario di “raccontare il calcio”. Loro decidono quali informazioni fornire e come manifestarle. Creano la notizia e, quindi, scrivono la storia. “C'è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette”. Così parlava Napoleone Bonaparte e ci si riferisce al periodo che segna la differenza tra il 1700 e il 1800. Si tratta di circa 2 secoli orsono. La situazione si è modificata con il proliferare dei mezzi di comunicazione che è direttamente proporzionale al valore da loro assunto all’interno della società. Lo scopo di tali strutture, quindi, è divenuto costantemente più importante e la responsabilità che si caricano sulle spalle è immane. Proprio per questo devono gestirla con i guanti di seta e con estrema delicatezza.

Come nel classico “telefono senza fili”, il destinatario finale è l’appassionato. L’informazione parte dal mondo del calcio, passa attraverso il filtro dei media e giunge ai tifosi. Ognuno di questi la percepisce ed elabora in maniera differente in base a molteplici fattori come le sue conoscenze o persino lo stato d’animo che si trova a vivere in quel momento. E’ chiaro che l’eco del calcio è ormai spropositata. Tutto questo amplifica le reazioni e si assiste a ogni sorta di risposta. Non si ha assolutamente la pretesa di modificare un sistema avviato da parecchio tempo e fortemente indirizzato verso una direzione. Anzi. Evelyn Beatrice Hall diceva: “non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo”. Nella società d’oggi vi sono innumerevoli opportunità di esprimere la propria opinione. Anche chi non è un addetto ai lavori, ma un fruitore del servizio può quindi partecipare attivamente alla discussione tra gli esperti. Se un tempo si parlava di calcio soltanto con i conoscenti davanti allo schermo o nei luoghi di aggregazione, i nuovi strumenti di comunicazione svolgono un ruolo enormemente importante e meraviglioso che è quello di mettere in contatto individui lontani che non si erano mai visti o sentiti prima. Tutto ciò è stupendo e conduce la libertà di espressione a livelli esorbitanti. Occorre, però, saper gestire questo immane dono che lo sviluppo ci ha concesso.

Si dice che “la lingua sia più tagliente della spada”. E’ assolutamente vero. Quello che si scrive o che si afferma ha sempre un peso e può recare grave danno al prossimo. E’ chiaro che con il proliferare degli strumenti di comunicazione, tale risvolto negativo è assolutamente cresciuto. Basti leggere o ascoltare le notizie che giungono dal mondo per averne la controprova. Il riferimento non è chiaramente a chi scrive all’interno di questa community che trovo sempre educata e bilanciata o a una situazione in particolare, ma troppo spesso il mondo del calcio è stato vittima dell’ira funesta di chi viene definito “leone da tastiera. Ammetto di non gradire tale termine perché sovente viene utilizzato anche per indicare chi, invece, cerca di esprimere educatamente la propria opinione con il fine di far trasparire un appunto valido. Il messaggio è solo a chi attacca con l’unico scopo inconscio di sfogare la propria rabbia. E’ ora di smettere. E’ il momento di farla finita e non noto istante migliore.

Fortunatamente si sta vivendo una stagione magnifica. In serie A, Juventus e Inter stanno dando vita a una lotta Scudetto spettacolare. E’ un commovente amarcord di un calcio che fu. Alla 15esima giornata abbiamo già assistito a una partenza sprint nerazzurra, al sorpasso bianconero dopo lo scontro diretto e un’ulteriore replica lombarda. Un’epica battaglia punto a punto che non si vedeva da anni. Esaltante. In tutto questo non si sono udite grandi polemiche. Dopo un minimo botta e risposta tra Sarri e Conte di inizio campionato, non ho memoria di screzi rilevanti. Qualche batti e ribatti come quello citato sarebbe pure accettabile. Sempre restando nei canoni del fair play, una scaramuccia verbale è il sale del pallone. E’ quello che serve per spruzzare quel filino di pepe su un contesto già altamente intrigante completando così una succulenta pietanza. Il tutto, però, deve restare entro determinati limiti evitando assolutamente di surriscaldare gli animi. Sino a ora, nulla da dire. I protagonisti sono talmente perfetti da risultare quasi troppo bravi. Impeccabili. E pensare che la situazione era potenzialmente minata. Marotta e Conte sono passati sull’altra sponda del fiume trasferendosi da Torino a Milano dopo un glorioso passato sabaudo. Sarri, a seguito dei trascorsi partenopei, è diventato juventino. Insomma, tanta roba e un territorio virtualmente molto pericoloso. Invece nulla. La quiete e la pace. Che bello. Si può dire che i protagonisti sono esemplificativi e questo dovrebbe essere utile ai tifosi che, invece, ancora una volta si sono lasciati andare a qualche gesto “non edificante”. Il riferimento potrebbe essere al razzismo che mai come quest’anno pare essere una piaga nei nostri stadi o ai soliti scontri che purtroppo sono sovente sui rotocalchi. Ci si rivolge anche a chi immancabilmente non si lascia sfuggire l’attimo buono per spendere una critica infuocata o un’offesa proveniente dalla tastiera di uno smartphone incendiando così l’ambiente circostante.

Non è, però, necessario giungere a certi livelli. Basta meno. E’ sufficiente anche l’attacco oltraggioso diretto al lavoro altrui per risultare spiacevoli. Sovente, messi di fronte alla nuda sterilità di quanto sostenuto, si sente la giustificazione per la quale chi vive un determinato ambiente deve conoscerne glorie e oneri. E’ assolutamente vero. Sino adesso si è scritto del valore mediatico del calcio, ma questo non può giustificare certe affermazioni. Neanche i lauti conti correnti di chi ne fa parte possono contribuire a rendere accettabili alcune situazioni. Occorre avere rispetto di tutti ed evitare di lasciarsi trasportare dal momento sostenendo, magari, tesi che di fronte al diretto interessato non sarebbero mai dichiarate. Questo è il messaggio educativo che attualmente il calcio sta provando a manifestare non lasciandosi trasportare dagli eccessi o dai momenti di rabbia.

Oltre agli esempi citati sopra si possono narrare altre vicende che sono sulla medesima falsariga. Si pensi alla questione allenatori. Squadre come la Spal o il Sassuolo non vivono certamente un periodo roseo. Detto del pareggio in casa della Juventus, i neroverdi hanno ottenuto 14 punti in altrettante sfide. Il bottino non è troppo misero, ma nemmeno rassicurante e forse non rispetta pienamente né il calcio mostrato, né il valore della rosa a disposizione di De Zerbi che resta comunque sulla panchina emiliana. Ancora peggio va agli estensi che, seppur penultimi, non esonerano Semplici. Al momento lo stesso si può dire per Ancelotti e il Napoli nonostante l’ambiente appaia all’esterno abbastanza turbolento. Qualcuno obietterà che vi sono compagini come Brescia, Udinese, Genoa e Milan che si sono comportate diversamente. E’ vero, ma diventa difficile valutare la situazione senza viverla da dentro. Voglio sempre vedere il lato positivo e sostengo che non vi sarà stata altra soluzione possibile. La Fiorentina ha condotto una campagna acquisti straordinaria portando all’ombra degli Uffizi giocatori come Ribery e KP Boateng. Dopo un avvio positivo, il campionato non sta portando alle soddisfazioni attese. Commisso, neofita del nostro calcio, ha stupito tutti rilasciando dichiarazioni che potrebbero essere da esempio per parecchi. Il patron ha difeso e sostenuto l’operato di Montella rinforzandolo agli occhi dell’esterno e dell’ambiente. Così si compatta un gruppo. In questo modo, il mister può lavorare libero e sereno con la grande motivazione di compiacere chi lo supporta. La gestione del “caso Chiesa” che l’italoamericano sta affrontando sembra essere incanalata nella giusta direzione perché questo Presidente assorbe le vicende con calma, pacatezza e serenità senza farsi cogliere dalla rabbia del momento o “agire di pancia”. Trovo davvero inconcepibili le critiche di alcuni tifosi, e talvolta anche di addetti ai lavori, a Cristiano Ronaldo. Come si può contestare un momento di difficoltà a un simile giocatore o attaccarsi con tanta veemenza a un suo comportamento non consono come quello che ha avuto dopo la sostituzione con Dybala durante Juve-Milan? Si sta parlando di un manifesto del professionismo. “Volete sapere qual è il manuale del perfetto calciatore? Studiate CR7”. Invece alla prima, minima sbavatura o momento di difficoltà ecco piovere una marea di giudizi negativi. E’ incredibile di fronte a un uomo che vanta una bacheca di trofei praticamente ineguagliabile e un passato impeccabile. Quando, durante il prosieguo della stagione, Ronaldo illuminerà con la sua stella e sarà determinante, in troppi dovranno fare ammenda. Sarri lo sa e sta gestendo la situazione nel miglior modo possibile difendendo a spada tratta il suo campione. Questo non significa che a certi calciatori sia concesso tutto. Semplicemente vuole dire che non è possibile essere sempre pronti a giudicare la prima sbavatura dall’alto dei chiostri. Il calcio sta apprendendo la calma, la serenità e il rispetto. Lo devono fare anche molti tifosi.