Tifosi italiani, è giunto il momento di agire. E' questo l'appello che lancio dalle colonne di questa testata, per non subire passivamente una situazione totalmente ininfluente alla sconfitta di una pandemia che sta distruggendo la VITA di famiglie e nazione.

Mettiamo subito le cose in chiaro, per non essere malinteso. Rispettare le regole è FONDAMENTALE, agire in modo democratico, senza eccessi o violenze, l'unico percorso percorribile, ma allo stesso tempo, si può dialogare e far sentire le proprie ragioni, verso chi (preoccupato di situazini ritenute più urgenti), ha abbandonato lo Sport, i tifosi e le Società, in balia del destino, con il rischio che più del "virus" siano altre le cause a portare a irreparabili soluzioni. Se questo mio grido di protesta è in favore del calcio e di tutti i suoi tifosi, logicamente vale per tutte le attività sportive, praticate all'aperto, poichè non essendo un medico, non posso e non voglio addentrarmi in un campo sconosciuto.

A distanza di un anno dall'arrivo della pandemia, con un vaccino già in distribuzione, non si offende nessuno affermando che purtroppo si "brancola nel buio" e la soluzione per eliminarlo è ben lontana da essere trovata. Sono molti e diversi i provvedimenti presi al fine di limitare o eliminare i contagi, eppure i risultati sono stati modesti e mentre in tutto il mondo si cerca di tornare alla normalità ( cosa fondamentale per una ripresa economica e un ritrovato equilibrio anche mentale ) solo la vecchia Europa stenta a rialzarsi e l'Italia presenta un conto salatissimo e ben più grave di come era iniziato. Comprensibile quindi che bar e ristoranti si uniscano per riaprire, certi che usando le giuste precauzioni, come sempre fatto per i supermercati, la pandemia si possa sconfiggere.
Non si è forse continuato a prendere i mezzi pubblici, spesso affollatissimi, o a confidare sull'importanza di mascherina e distanziamento sociale, nella lotta contro il Covid19?
In questo anno orribile, almeno il calcio, ci ha regalato qualche distrazione, è giunto il momento di ritornare allo stadio. Comprando il biglietto on line, senza fare code, seguendo la squadra solo in partite casalinghe, quindi senza spostamenti, rispettando il distanziamento, con mascherine e, aggiungo, guanti, consci del Virus, ma non sucubi.

Un segnale di maturità, non di rivolta, di cui si ha bisogno. Lo merita il Calcio, le Società in grandissima difficoltà e i tifosi. Certamente ci sono problematiche più urgenti, penso alla scuola, agli anziani nelle case di cura ai medici e infermieri, trascurati per venti anni e ora in prima linea. Ma una soluzione non è mai un danno, ma piuttosto una risposta.

Ritengo sia giunto il momento di alzare la voce, di farsi sentire, se necessario possono essere le Società Calcistiche a gestire i flussi, senza bisogno di scomodore lo Stato e le sue "risicate" risorse. Stare in silenzio non produrrà nessun effetto e se eventualmente qualche squadra dovrà sparire, per problemi economici, dopo che non mi si venga a dire: "Non c'era altra soluzione".

Un Calcio dunque alla Pandemia, un unico coro, da tutti i tifosi italiani, perché VOLERE E' POTERE, senza violenza, ma con tanta speranza... che casualmente è persona interessata all'argomento trattato.