Inter-Roma non poteva essere una partita banale. Ma da parte romanista era sicuramente molto temuta. Eppure la Roma incerottata e piena di assenze (più dell'Inter, almeno) ha affrontato una squadra solida e pericolosa senza alcun timore reverenziale. Anzi, per lunghi tratti del primo tempo San Siro ha assistito a un vero dominio giallorosso, che purtroppo non ha prodotto palle gol. Il motivo è presto detto: per quanto forte sia Zaniolo, è chiaro che da centravanti non dia il meglio di sé. Alla Roma, specialmente nel primi 45', è mancato tremendamente Dzeko. Quello vero, non quello influenzato e a mezzo servizio entrato in campo più per tentare di far salire la squadra che per creare pericoli dalle parti di Handanovic.

Così come è mancato tremendamente Pau Lopez. Non tanto tra i pali, visto che in due occasioni Mirante ha tirato giù la saracinesca e salvato il risultato, quanto fuori, nel palleggio. Il portiere spagnolo è, di fatto, il vero regista difensivo dei giallorossi. Un portiere e non è un mistero che sia stato acquistato anche per la sua grande capacità di giocare con i piedi. Come si è visto anche a San Siro, la Roma si affida al proprio portiere quasi a memoria. Peccato che Mirante non abbia i piedi di Pau Lopez, e che sia stato lui a regalare all’Inter le migliori occasioni, con due rinvii sbilenchi per fortuna sprecati da Lukaku e Brozovic. Il bilancio del classe '83 resta comunque in equilibrio. Come il risultato finale, più che giusto per ciò che si è visto in campo. Di fatto, un tempo per parte, con l'Inter più pericolosa e la Roma più squadra.

Al di là delle assenze, degli errori e di qualche prestazione individuale sottotono (Pellegrini su tutti), la Roma vista a San Siro ha fornito comunque tanti spunti positivi. Ne cito tre che hanno ulteriormente rafforzato le mie convinzioni sull’ottimo lavoro svolto finora da Fonseca. Il primo è la capacità della sua squadra di adattarsi agli avversari senza snaturarsi, cioè senza rinunciare alla propria idea di calcio. Sicuramente propositivo, ma non scriteriato. La Roma ha messo in difficoltà l'Inter tenendo la difesa alta e spingendo tanto con i terzini, ma non si è mai fatta sorprendere in ripartenza, chiudendo bene gli spazi in cui l'Inter avrebbe potuto inserirsi. Appoggiandosi anche sul lavoro di Veretout e Diawara (ieri davvero strepitoso), la squadra di Fonseca ha occupato stabilmente il centrocampo, permettendo alla coppia difensiva di gestire con tranquillità il possesso e far ripartire l'azione da dietro.

Il secondo spunto viene proprio dalla coppia Mancini-Smalling, chiamata a un compito tutt'altro che semplice: arginare le scatenate punte nerazzurre Lukaku e Lautaro. E il bilancio del match pende tutto dalla parte dei centrali giallorossi, capaci di rendere praticamente inoffensivi i diretti avversari. Smalling ha stravinto il complicato duello con il belga (ex-compagno allo United), mentre Mancini si è preso cura del più insidioso argentino, rimediando anche un'ammonizione che gli costerà la partita con la Spal. Poco male. L'importante, stavolta, era evitare che quei due facessero i soliti danni in area di rigore. Di fisico, di testa, d'anticipo, d'esperienza: Mancini e Smalling hanno perfettamente disinnescato la dinamite nerazzura, oltre a rimediare agli errori dei propri compagni. Un'altra prestazione super di una coppia che sta acquisendo sempre più sicurezza e affiatamento. E pensare che in estate eravamo disperati per la partenza di Manolas.

Il terzo spunto viene infine, paradossalmente, dall'infermeria. Oltre a Pau Lopez e Dzeko, la Roma si è presentata a San Siro senza Zappacosta, Fazio, Cristante, Pastore e Kluivert, perdendo anche Santon dopo pochi minuti. Tutti elementi che, disponibili, consentirebbero a Fonseca di ampliare le rotazioni e variare le soluzioni. Eppure, vedendola giocare, la Roma sembra quasi non risentirne. Messo nelle condizioni giuste, anche un insospettabile come Santon può diventare una risorsa importante e scendere in campo a San Siro senza alzate di sopracciglia. Lo stesso vale per il già citato Diawara, che anche ieri non ha fatto rimpiangere il Cristante pre-infortunio. Anzi, se dovesse rientrare oggi, il nazionale italiano non sarebbe così certo di una maglia da titolare. Insomma, Inter-Roma è servita una volta di più a chiarire quanto e cosa Fonseca abbia potenzialmente a disposizione. E di come riesca a servirsene in modo intelligente e ponderato, senza mai appellarsi (e ne avrebbe ben donde) a sfiga o responsabilità altrui (che pure non mancano).

Il pareggio di San Siro deve farci vedere un bicchiere non pieno, ma pienissimo. E non potrebbe essere altrimenti. La prestazione di ieri deve infondere ai romanisti di buona volontà la sicurezza di poter contare su un bravo allenatore e su una squadra che, con tutti i suoi limiti, si fida di lui e lo segue senza remore. Al punto da presentarsi in casa della capolista e impartire una lezione di calcio al maestro che l'ha snobbata sei mesi fa.