"Vieni con noi Gonzalo, ti portiamo da una parte..." dissero Marotta e Paratici due giorni fa. "Ah si?! E dove?" rispose esterrefatto Higuain. "A Milano!" esclamò il duo. "Ma perché? Io non voglio! Sto bene qui a Torino, non vado da nessuna parte!"
Marotta, mentre stava aprendo la sua Jeep per poter dirigersi con il bomber a Milano, spiegò al numero 9: "Senti Gonzalo, ti siamo grati per tutto quello che hai fatto in questi due anni. Per averci trascinato alla conquista di due importantissimi scudetti. Per averci portati con le tue reti contro il Monaco a Cardiff l'anno scorso. Per averci permesso di realizzare il sogno del settimo scudetto consecutivo quest'anno realizzando la rete decisiva contro l'Inter. Per aver zittito in più occasioni i tifosi del Napoli che si staranno ancora mangiando le mani. Ma vedi, adesso abbiamo preso Cristiano. Capisci vero? Non troveresti spazio e noi abbiamo bisogno di cedere per rientrare dalla spesa importante affrontata per il portoghese. Abbiamo deciso di mandarti nel Milan. Tuo fratello ha già parlato con Leonardo. E' tutto pronto. Basta un tuo sì!"

Ma la personalità carismatica del Pipita non fa fatica a venir fuori. E due giorni dopo anche in una situazione delicata e inaspettata come questa Gonzalo trova la forza di replicare a dovere, prende il telefono e chiama la dirigenza: "Sentite, ricordate la domanda che mi avete fatto? Vi rispondo adesso. No! Non capisco. Voglio giocarmi le mie chances ancora con questa maglia. Ho un contratto che mi lega a questa società. I tifosi vogliono che anch'io contribuisca al raggiungimento del sogno chiamato Champions League. Da qui non mi muovo." Al telefono c'è Paratici che dopo qualche attimo di riflessione controbatte: "Gonzalo, ma ormai è tutto fatto. Non ci sei mica solo tu in questa operazione! Abbiamo coinvolto anche Caldara e Bonucci. Adesso rischiamo di far saltare tutto per un tuo capriccio!" E Higuain infastidito: "Per un mio capriccio? Ho parlato con Nicolas e mi ha spiegato come il Milan non abbia intenzione di darmi l'ingaggio che prendo qui alla Juve. Poi, vi pare che un campione del mio calibro accetti di andare in una squadra in prestito con diritto di riscatto a trentunno anni quasi. Che figura ci faccio?" Immediata la risposta del braccio destro di Marotta: "Il Milan ti ha spiegato che è solo per una ragione di bilancio perché al momento non riesce ad affrontare una spesa così esosa. Lì saresti al centro del progetto, qui invece non avresti più un ruolo di primo piano... Faresti panchina."

Come fa rabbia quella parola a un leader quale è il Pipita: "panchina..." Gonzalo non ci sta, ma apre ad una possibilità, l'ultima possibilità: "Dovete darmi qualche giorno per pensarci. Mi sento tradito! Vorrei una buonuscita perché, sinceramente, non credo di meritarmi un trattamento del genere. E poi c'è da risolvere anche la questione Milan. Cosa ci guadagnerei io ad andare in una squadra che nemmeno gioca la Champions? Nulla. Sparirei dal calcio che conta! E non credo sia arrivato già questo momento per me!" Chiosa di Paratici: "D'accordo Gonzalo. Ragioneremo sulla tua richiesta riguardante la buonuscita.
Dacci un attimo. Un attimo ancora. Ci risentiamo...