No, non fatevi ingannare dal titolo. Non è il sequel del leggendario film del 1954 interpretato da Alberto Sordi, con la mitica scena “Maccarone, m’hai provocato, e mo me te magno”. Guarda quel toso Maria! El par vegnuo fora da un film uest” (trad.in italiano: Guarda quel ragazzo Maria! Sembra uscito da un film western).
Quel “toso” non è un attore. Ma un calciatore.
E, udite  udite, americano. “Ma i americani zugheli a balòn? (trad.in italiano: ma gli americani giocano a calcio?).
Questo è quello che si chiedevano a Padova, quando vedevano quel ragazzone alto con i capelli rossi e barba in stile capretta. Incredibile, ma vero. Il primo giocatore statunitense di calcio in Italia. Nel Veneto. A Padova. Siamo nel 1994. Sono appena finiti i Mondiali proprio in terra USA. E i padroni di casa, a stelle e striscie, hanno fatto una signora figura. Eliminati agli ottavi di misura, dai futuri campioni del Brasile. Considerando che nella rosa della squadra, alcuni erano addirittura semi-professionisti. Poche settimane dopo, la società biancoscudata, annuncia l’acquisto di un nuovo difensore adocchiato proprio durante i Mondiali.
Il suo nome è Panayotis Alexander Lalas. Per tutti semplicemente Alexi Lalas, 24 anni. Il sosia del generale Custer. Costo dell’operazione: 400 milioni di lire. Il suo arrivo desta grande curiosità. Non solo perché arriva da una terra, in cui il soccer, fino a quel momento, era l’ultimo degli interessi sportivi per gli americani.
Ma perché, questo guy, si presenta con camicia a quadri stile taglialegna canadese, sandali e chitarra. “Ma ci gaven preso?” (trad.in italiano: Ma chi abbiamo acquistato?) sussultano a bassa voce i tifosi del Padova. La sua parola d’ordine è spensieratezza. Infatti, dovete sapere, che il buon Alexi, è un musicista nato. La musica cè l’ha nel sangue, ha addirittura una rock band (i Gypsies) e in quell’anno ha già inciso due dischi. Per lui il calcio è una professione si, ma da prendere comunque alla leggera. E, proprio alla leggera, è l’inizio del torneo per il Padova targato 1994-95, neopromosso in Serie A.
Quattro roboanti sconfitte nelle prime quattro partite. In città ormai la rassegnazione si taglia con il coltello. I tifosi si chiedono cosa è venuto a fare quell’americano in squadra. Passo lento, piedi a mò di ferro da stiro, evidenti limiti tecnici. Dopo qualche settimana, dalla curva dei tifosi veneti, si rispolvera il coro “Vecchio scarpone..”. Poi, una reazione d’orgoglio. Alla quinta giornata, i biancorossi pareggiano 3-3 a Napoli. Una bella iniezione di fiducia. Sopratutto se fino a cinque minuti dal termine stai perdendo 3-1. E’il preludio al grande giorno: 16 Ottobre 1994. Stadio Euganeo esaurito. Arriva il Milan campione d’Italia e d’Europa. Ai rossoneri non sfiora neanche l’idea di poter tornare a casa senza punti. Anche perché, finora, i biancorossi in casa le hanno sempre prese di brutto. Tre gol dal Parma, e due dal Bari. Senza realizzarne neanche uno. Figurati se si azzardano a segnare agli “invincibili” di Capello.
Ma quel giorno, invece, resterà storico.
Il Milan deve inchinarsi davanti agli uomini di Sandreani, che quella domenica ha fatto conoscere al mondo intero, che anche gli americani hanno i piedi per fare gol. Infatti è proprio il “pel di carota” statunitense che sigla l’inaspettato vantaggio. Primo gol realizzato dai padroni di casa nel loro nuovo stadio. E chi meglio di lui poteva inaugurarlo? I tifosi del Padova restano tra l’attonito e l’estasiato. Il rockettaro che segna al Milan. Pazzesco! Il Padova vince poi la partita per 2-0, e in città è festa grande. Alexi si fa definitivamente conoscere nel mondo pallonaro. E non solo in campo. Viene invitato come ospite nella storica trasmissione “La domenica sportiva”. E con lui l’immancabile chitarra, dove sfoggia un pezzo del suo cd, non prima di aver esordito con un “ciao bela come stai?” alla conduttrice. Durante l’anno, anche Aldo Biscardi lo vuole nella sua trasmissione del “Processo del lunedì”. L'Aldo nazionale vuole sapere un parere sull’allenatore della Lazio Zdenek Zeman, reo di aver criticato Lalas qualche giorno prima. In tutta tranquillità, sfoggia il suo miglior italiano imparato fino a quel momento: “E’possibile che Zeman è una..vaffanculo”. In studio gli applausi si mischiano ai silenzi più imbarazzanti. 

I mesi passano, il Padova nel frattempo continua a lottare con le unghie e con i denti per restare aggrappato al treno salvezza. L’americano, intanto, ci regala altre due chicche degne del suo calibro. Ad una domanda di un giornalista del tipo “Come avete preso la sconfitta di oggi?” lui sciabola un “Cazzo frega a me. Torno a casa, suono chitarra, scopo con mia ragazza e va tutto bene.
La sua schiettezza non si scalfisce neanche nella trasmissione “Pressing”condotta da Raimondo Vianello. In mezzo a tutti quegli incravattati, lui si presenta con il suo giubbino di pelle e fascetta da rocker rossa in testa. E alla ormai classica domanda del buon Raimondo, se usa sempre la chitarra, Alexi si lascia andare a un maccheronico “si sempre, e a tutti i italiani questo è molto strano. Io non capisco, tutti mi rompono coioni (con tanto di elegante gesto). Se a italiani non piace, me frega un cazzo”.
Ovviamente anche “Mai dire Goal” non restava indifferente alle gesta del nostro eroe del Michigan. Lisci in campo, canzoni di chitarra e interviste dove ci metteva mezzora a capire la domanda rispondendo con tutt’altro argomento, erano all’ordine del giorno.
Il Padova prosegue soffrendo fino alla fine nel suo cammino
. Si concede addirittura il lusso di battere a Torino la Juve, futura campione d’Italia. Arriva al quart’ultimo posto a pari punti con il Genoa. E’ spareggio. Al Franchi di Firenze, dopo tempi regolamentari e supplementari, i biancoscudati si aggiudicano la vittoria ai calci di rigore. Lalas festeggia con fiumi di birre e chitarra insieme ai compagni. La sua discreta stagione vale la riconferma.

Ma si sa, a volte le novità, sono belle fin che durano poco. Nella sua seconda stagione, lo yankee fatica maggiormente rispetto alla prima annata. L’entusiasmo e la curiosità che aveva destato al suo arrivo, vanno pian piano scemando. Si normalizza. La squadra non dà mai l’idea di essere tra le candidate alla salvezza e retrocede mestamente in serie B con parecchie giornate d’anticipo. Se l’anno prima i biancoscudati erano, con 58 reti al passivo, la seconda peggior difesa della serie A, in questo torneo sono indiscutibilmente la peggiore in assoluto con 79 gol subiti. Impossibile salvarsi. Il Generale Custer, come tanti suoi altri compagni, non ha reso come dovevano.
Anche lui, insieme al Padova, non resta in serie A. Prende il volo di ritorno per gli Stati Uniti, dove dal 1996 al 2003 girovaga in quattro squadre, fino al suo ritiro.
Il ragazzone dal look stravagante, con il passare degli anni, ha lasciato spazio a un signore elegante con una perenne cravatta e camicia bianca, capello corto e barba leggermente rifilata. Prima nelle vesti di general manager di alcuni club della Major League Soccer, ma senza troppo successo. Poi come commentatore sportivo, in un famoso canale americano. Nel 2016 si è addirittura concesso il lusso di laurearsi. Una laurea che avrebbe dovuto prendere molti anni prima, ma a cui non ha mai smesso di pensare.


Lalas è stata una ventata di spensieratezza nel serioso mondo pallonaro.
Un personaggio tale che non si era mai materializzato fino a quel 1994, nel campionato italiano. Una persona che faceva della semplicità il suo motto di vita. Lo potevi trovare su un campetto di periferia a giocare con i ragazzini o in qualche osteria di Abano Terme la sera dopo la partita o durante la settimana. Sempre con il sorriso. E con la sua chitarra, ovviamente.