Un addio doloroso senza dubbio, quello dell'ormai ex A.D. Beppe Marotta.
Mi chiedo anche: si tratta di un addio necessario?

Cerchiamo di analizzare quello che a tutti noi, fuori dall'ambiente, appare come un fulmine a ciel sereno.
Questo tipo di circostanza lascia sempre un retrogusto amaro. Si perché umanamente mi spiace, come mi è dispiaciuto, sia pure ognuno per ragioni diverse, per l'addio di Del Piero, l'addio di Conte, l'addio di Buffon, l'addio di Marchisio e ora l'addio di Marotta.
Tutte situazioni in cui probabilmente gli attori in scena seguono una direttiva con la testa, ma questa non corrisponde affatto a ciò che vorrebbe il proprio cuore.

Partendo dal primo addio però, la società ha continuato a macinare la propria strada inesorabilmente ed ha dimostrato di sapersi rinnovare, ottenendo tanti successi, nonostante via via alcuni pezzi da novanta prendessero altre strade.
Credo che il messaggio implicito sia molto chiaro.
La linea della società è questa: per diventare un top club a livello internazionale, non c'è spazio per i sentimenti. Si ama sempre e solo la Juve. Per amore della Juve, quando è arrivato il tempo, è giusto farsi da parte, senza troppe polemiche.

Marotta conosce bene questa linea, avendola attuata per 8 anni e, pur a malincuore, si adegua alle direttive degli azionisti.

In bocca al lupo Beppe per il futuro e grazie di tutto.
In bocca al lupo anche a chi lo sostituirà in società...