Questo pezzo segue la cancellazione da parte del sottoscritto di un altro, sempre scritto da me e pubblicato questa mattina, dalle velature sarcastiche e polemiche. Perché quando leggi di certe notizie viene meno tutto: vengono meno le polemiche, le rivalità e le scaramucce che spesso animano il tifo.

La notizia, giunta in mattinata, della morte di Davide Astori è un fulmine a ciel sereno che ci ricorda in modo violento quali siano i veri drammi della vita e le cose per cui conviene rattristarsi. Quando si parla di morte è impossibile distinguere scomparse "belle" da altre "brutte" ma sicuramente le morti improvvise rappresentano uno schock incredibile per tutti i cari del defunto e per le persone che comunque gli erano vicine come i suoi compagni di squadra.

Ricorderemo Astori per la sua riservatezza, la sua correttezza in campo, le sue qualità umane con cui, da capitano della Fiorentina, stava guidando il nuovo corso Viola.
Un bergamasco vero: grande lavoratore che preferiva far parlare di sé più con i fatti e il lavoro che con le dichiarazioni. Un grande difensore centrale che, di anno in anno, si stava sempre di più consacrando tra i migliori in Italia ma soprattutto un grande uomo e gli attestati di stima che si stanno susseguendo in queste ore da parte di gente che ha avuto il privilegio di conoscerlo sono lì a testimoniarlo.

Davide raggiunge Piermario Morosini, bergamasco come lui, anch'esso scomparso prematuramente in un maledetto pomeriggio d'aprile e tanti altri calciatori colti da morte improvvisa.

Possa egli riposare in Pace e i suoi cari, a cui vanno le mie più sentite condoglianze, trovare la forza nel suo ricordo.

 

Nicola Pelizzari