Adagiata sulle rive del Po, proprio nel cuore della pianura Padana, Cremona è un gioiello nel campo artistico e in particolare musicale. Infatti, è proprio la musica ad averla resa famosa in tutto il mondo: Cremona è di fatto la capitale mondiale della liuteria (l’antica arte di costruzione del violino e di altri strumenti a corda), riconosciuta nel 2012 persino dall'Unesco che ha proclamato il suo “saper fare liutario” patrimonio immateriale dell’umanità.
Città anche delle tre T: "Turòon, Turàs, Tetàs", ossia Torrone, Torrazzo e Tettone, di cui le donne cremonesi sarebbero degne rappresentanti in tutto il mondo. Qualcuno ha voluto aggiungere anche una quarta "T": Tùgnas ossia Tognazzi, nato in questa città nel 1922, in via Cantarane 18. 
Relativamente al torrone è proprio qui che nasce Sperlari, una delle aziende che deve la sua fortuna alla vendita del torrone. Enea Sperlari fondò in questa città il suo primo negozio, nel 1836. Il Torrazzo è invece l’alta torre affiancata al duomo della città. Si tratta della torre più alta d’Italia, con i suoi 111 metri di altezza e sulla quale è possibile salire per avere un suggestivo panorama sulla piazza comunale e su tutto il centro storico. Infine le "tettone". È difficile dire se la città sia veramente una fabbrica di ragazze dalle forme generose, ma sicuramente è inconfutabile la nascita di Tognazzi, in questo centro, il 23 di marzo.

Ugo Tognazzi avrebbe compiuto 100 anni.
Il padre era ispettore di una società di assicurazioni e così durante l’infanzia si trasferisce da una città all’altra a causa del lavoro. Nel 1936 torna a Cremona con la famiglia, a quattordici anni va a lavorare come operaio in una fabbrica di salumi e nel tempo libero si dedica alla recitazione in una filodrammatica del dopolavoro aziendale. Chiamato alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l’8 Settembre, torna nella sua città natale e trova lavoro come archivista.
La passione per la recitazione e in particolare per il teatro prende il sopravvento nella sua vita. Così si trasferisce a Milano e prova a coltivare e a vivere la sua passione. Prima entra nella compagnia di Wanda Osiris. Nel 1951 nasce un duo di grande successo insieme a Raimondo Vianello. Entrambi furono i mattatori del varietà Rai "Uno due tre", terminato poi per censura politica. 
La chiusura del programma avvenne il 25 giugno 1959, quando il duo decise di mettere in burla un incidente occorso la sera prima alla Scala e ignorato dai principali mezzi di stampa. Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica, a causa del tentativo di un gesto galante con una signora, cadde a terra per la sottrazione della sedia accanto al Presidente francese De Gaulle. Il duo ripeté la scena in televisione. Vianello tolse la sedia a Tognazzi che cadde a terra con Raimondo che commentò "Chi ti credi di essere?". Il buon Ugo rispose: "Beh, presto o tardi, tutti possono cadere". La sera stessa Ettore Bernabei cancellò la trasmissione dalla programmazione televisiva e il direttore della sede di Milano venne cacciato.

Dal mondo dello spettacolo passa al cinema e diventa uno degli assoluti protagonisti negli anni '60 e '70 della commedia all’italiana. Indimenticabili, però, anche alcune sue interpretazioni drammatiche.
Attaccatissimo alla sua terra e alla sua città, si recava spesso allo stadio Zini a tifare per la Cremonese del presidente Domenico Luzzara, suo amico e primo compagno di palcoscenico. Tognazzi stesso fa spesso per i suoi personaggi battute in dialetto. Leggendarie sono quelle, numerose, contenute nel film "La marcia su Roma" del 1962 diretto da Dino Risi.

Nel 1979 prese parte a uno dei più clamorosi scherzi mediatici della storia italiana. Accettò di essere fotografato ammanettato da finti carabinieri. Si trattava di una burla predisposta dal settimanale satirico "Il Male". Finte edizioni de "Il Giorno", della "Stampa" e di "Paese Sera" uscirono con titoli che annunciavano l'arresto dell'attore, in quanto capo come "grande vecchio" delle famigerate Brigate Rosse. Lo scherzo fu organizzato all'indomani della retata del "caso 7 aprile". La stampa sosteneva che capi occulti delle BR avessero simulato lo scioglimento di Potere Operaio per proseguire sotto le insegne di Autonomia Operaia nell'attività di fiancheggiamento dell'eversione. Il titolo de Il Male riprese in chiave satirica la notizia, chiosando: "ricercato Vianello, la coppia finse lo scioglimento dai tempi di "Un due tre". Giustificandosi della goliardata disse a posteriori che, in un'epoca segnata da un clima politico cupo e tragico, aveva solo rivendicato "il diritto alla cazzata". 

Era un acceso tifoso del Milan; affermò, in un'intervista del 1986: "Sono rossonero dalla nascita. Il Milan per me è stato prima la mamma, poi Ia fidanzata e poi la moglie. La moglie però si tradisce".
Fu molto amico di Vittorio Gassman, Paolo Villaggio, Marco Ferreri, Luciano Salce e Mario Monicelli.
Non legò mai con Nino Manfredi. Si è detto sempre che i due non si amassero, che avessero litigato. Gianmarco non sa ma riconosce che "sicuramente aveva più empatia con altri che con Manfredi". Ricky, fratello maggiore, dimostra di sapere qualcosa in più: "Papà aveva la consuetudine di partecipare in ruoli minori in alcuni film con Manfredi protagonista. Poi un volta, per i "Viaggiatori della sera", il suo ultimo film da regista, fu lui a chiedergli se voleva fare una particina. Ma Nino rifiutò e Ugo se la legò al dito, ci soffrì molto. Dei "Colonnelli" io credo fosse il più simile a lui, forse per questo lo pativa. Quando il film da regista di Manfredi "Per grazie ricevuta" ebbe un grande successo ricordo che papà non era per niente contento…".
Con Alberto Sordi erano invece diversissimi per carattere. "Si frequentavano molto poco — ricorda ancora Ricky —, forse papà percepiva che erano diversi. Ma Ugo aveva un affetto e una stima esagerata per Albertone, che lo faceva ridere come pochi altri". 

Ha avuto quattro figli da tre mogli diverse. Non può essere un caso se tutti, come si dice, hanno seguito le sue orme.
Attori (Ricky, Gianmarco e qualcosa anche Thomas), registi (ancora Ricky, Maria Sole e da un po’ anche Thomas) o produttori (ancora Thomas). Lui faceva cinema vivendo, anche con loro. E loro hanno fatto cinema su di lui. Con due documentari. Prima la più piccola, Maria Sole, che papà Ugo l’ha perduto quand’era diciannovenne. Nel 2000, a 10 anni dalla morte, ha girato "Ritratto di mio padre". Poi Ricky che ha scritto e diretto, andato in onda su Rai 2, "La voglia matta di vivere" per il centenario della nascita.

Un autentico latin lover ma con un solo grande amore come l'attrice Franca Bettoja. La donna, oggi ottantacinquenne, è stata con lui per oltre 30 anni, accogliendo e crescendo un figlio non suo (Ricky, nato dalla relazione con l’attrice Pat O’Hara) e ospitando Thomas nei mesi di vacanza, dopo avere lei, non lui, spiegato agli altri due figli maschi che era loro fratello, nato dall’amore di Ugo per l’attrice norvegese Margrete Robsham. La sposò solo nel 1972 ma stavano insieme da prima: Gianmarco nacque nel 1967. Ricky la adora: "Aveva una pazienza e una sensibilità estrema. Con lei Ugo ha fatto cose non da gentleman ma lo ha sempre perdonato e accolto facendo in modo che le scivolate "ugoistiche" non compromettessero gli equilibri di una famiglia difficile come la nostra". 
È stato uno dei primi casi di famiglia allargata. Anche a Natale, intorno alla tavola imbandita a festa,  tutti, ma proprio tutti, dalle sue mogli, ai figli di tre madri diverse, avevano un appuntamento assolutamente non finto. Ci tenevano, stavano bene insieme, inclini alla sacralità, degustando le pietanze del Tognazzi chef.
È il momento, per cui, di affrontare il tema della cucina: la passione di Tognazzi in questo campo rivaleggiava con quella per la recitazione. Appena aveva un momento libero cucinava. Per la famiglia e gli amici. Inventando piatti e abbinamenti, cercando ingredienti particolari. E però, incredibile a dirsi, in casa c’era qualcuno che non ha mai assaggiato un suo piatto. "Mamma non mangiava nulla di quello che cucinava papà", rivela Maria Sole. E io la imitavo. Diciamo che mangiavo pochissimo anche piatti non suoi. Lui si arrabbiava e si preoccupava per me". Quando poi un figlio passava dall’assaggio all’esecuzione, cioè lo sfidava sul terreno gastronomico, la reazione era ambivalente. "Un’estate vinsi io il torneo "Uomo In Cucina" che si faceva ogni anno — ricorda Ricky —. Con un risotto alla zucca mi pare. E quella volta lo vidi davvero felice e orgoglioso di me. L’anno dopo stavo per farcela di nuovo con non so quale piatto e lui brigò finché convinse la giuria a non farmi vincere. Due anni di seguito, diceva, troppa gloria. Poi dicono che c’è il mio zampino. No, no".
Uno dei ricordi più cari di Thomas legati a Ugo fu quando il padre gli regalò uno dei suoi libri di cucina appena uscito e gli fece una dedica: "Caro Thomas, mi raccomando di copiarmi, lo scrisse tra virgolette, solo in questo. Voleva in sostanza dirmi che non dovevo diventare attore. E io gli ho obbedito, anche se qualche ruolo l’ho fatto. Adesso sono preso dal successo di "La persona peggiore del mondo", il film norvegese prodotto, in corsa per l’Oscar". "Sarebbe bello regalare il primo Oscar alla famiglia Tognazzi. Lui ebbe la nomination per "Il Vizietto". I fratelli tifano tutti per lui. Anche contro Sorrentino.

"Per una battuta rompeva un’amicizia", ricorda Ricky. "Capitò con Elio Petri, romanissimo regista sempre a casa nostra. Gli dissero che lui sì era di sinistra. Anche papà in realtà votava così. E però gli venne da dire che lui abitava di fronte alla sede del Pci, dunque era facile. Se avesse abitato di fronte a un bar forse era campione di biliardo. Se la prese da matti: avvocati, mogli a mediare, si riconciliarono solo dopo tantissimo tempo". Chissà se negli anni di ripicche, veleni, attacchi di bile, Petri si sarà ricordato di un vecchio film di Nanni Loy, "Un padre di famiglia", in cui Tognazzi sostituì Totò all’ultimo minuto perché il principe De Curtis aveva avuto un infarto. Faceva un anarchico deluso, con la mano amputata e sostituita con una di legno che tutte le volte che andava a lavorare passava davanti alla spiaggia sperando che ci fosse il mare mosso e quindi la bandiera rossa per poter alzare il pugno in aria felice. "Più di sinistra di così, ricorda Ricky...".

"Amici miei" è un film italiano del 1975, il progetto del film apparteneva a Pietro Germi, che non ebbe la possibilità di realizzarlo a causa del sopraggiungere della malattia che lo condusse alla morte nel 1974. Nei titoli di testa del film, tuttavia, si è voluto rendere omaggio all'autore con la scritta "un film di Pietro Germi" cui segue "regia di Mario Monicelli".
Quel film e quel clamoroso successo di pubblico sdoganarono la comicità toscana, che fino a quel momento praticamente non esisteva in cinema e in televisione. Eppure nessuno degli attori era toscano. Ugo Tognazzi, come abbiamo visto, nato a Cremona, Gastone Moschin dalla provincia di Verona, Adolfo Celi di Messina, Philippe Noiret dal Nord della Francia e Duilio Del Prete di Cuneo. Quest’ultimo sostituito da Renzo Montagnani (che molti reputano toscano, sbagliando: era piemontese, di Alessandria) nel sequel del 1982 e già doppiatore di Noiret nel primo episodio. Eppure tutti bravi, tutti assolutamente credibili alle prese con accenti e cadenze provenienti dal centro Italia. E pensare che la scelta di Tognazzi fu addirittura sofferta. Il primo attore interpellato per interpretare il Mascetti, fu Marcello Mastroianni che rifiutò, pare, per il poco amore verso i film corali. Il secondo nome fu quello di Raimondo Vianello che a sua volta rinunciò a tornare su un set cinematografico dopo anni di assenza. Solo in terza battuta venne fuori il nome di Tognazzi per i ruolo del nobile decaduto, a cui fin da subito invece era stato affidato il ruolo del Perozzi.
Cinque inseparabili amici fiorentini sulla cinquantina affrontano i loro disagi sfogandosi con scherzi a danno di malcapitati.
Il conte Raffaello Mascetti è un nobile decaduto costretto ad essere mantenuto dagli amici. Rambaldo Melandri è un anonimo architetto alla perenne ricerca di una donna, per la quale sarebbe anche disposto ad abbandonare i suoi amici, salvo ravvedersi all'ultimo momento. Giorgio Perozzi è un redattore capo di cronaca, che cerca di sfuggire la disapprovazione per la sua poca serietà e per le sue avventure extraconiugali da parte del figlio e della moglie. Guido Necchi gestisce con la moglie Carmen un bar con sala da biliardo, luogo d'incontro del gruppo d'amici. Ai quattro amici di sempre si aggiunge in un secondo tempo il Professor Alfeo Sassaroli, brillante medico capo di una clinica in collina a Pescia, annoiato dalla professione, che diventa in breve tempo uno dei pilastri del gruppo.

Una targa commemorativa è stata inaugurata sabato 19 marzo, presso l’ingresso di Villa Le Corti, dove fu girata proprio una scena.
La "zingarata" in piena regola fotografa San Casciano Val di Pesa, alle porte di Firenze, dove venne immortalata la "Defecatio Isterica" che i fans dedicheranno a Ugo Tognazzi, assoluto protagonista della televisione pioneristica prima e del cinema poi.

Non posso non ricordare, con vena malinconica, due perle di assoluto valore.
La prima, personale, è riferita allo studio del Prof. Fanfani, all'interno del medesimo istituto di Firenze, che mi ha visto "protagonista" per gran parte della mia vita. Era rimasto come quello che si vede nel film "Amici miei". Girarono la scena con Gastone Moschin e Adolfo Celi nei panni, quest'ultimo, del Professor Sassaroli. Moschin andava da Celi per chiedergli la moglie...". Ogni volta che sedevo su quel "baldacchino", un sorriso sbocciava spontaneo.
La seconda è, secondo il mio modesto avviso, una delle scene madri più esilaranti e folgoranti davanti al bar, oggi un famoso locale della nightlife fiorentina, dove viene girata anche la supercazzola del clacson che entrerà dritta nell’immaginario collettivo.
Mascetti: Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
Vigile: Prego?
Mascetti: No, mi permetta, no io. Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio.
Vigile: Ma quale antifurto! Mi faccia il piacere, questi signori qui stavano suonando, "un s’intrometta"!
Mascetti: Ma no, aspetti, mi porga l’indice, ecco lo alzi così, guardi, guardi, lo vede il dito, lo vede che stuzzica, e prematura anche. Ma, allora io le potrei dire, anche col rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindindaco, capisce?
Vigile: Vicesindaco?

Il mio amarcord, e doveroso piccolo tributo, termina qui.
Amo il cinema in maniera viscerale ed è per questo che ho voluto ricordare, con grande affetto, un assoluto frontman italiano. I geni, in ogni campo, mi hanno sempre attratto.
Snocciolava, tra una sigaretta e l'altra, una massima nell'essere "sensibile alla mediocrità degli altri, questo mi è sempre servito quando ero attore comico di rivista: il mio personaggio aveva origine nell'osservazione della vita e degli uomini". 
Negli ultimi anni si ammalò di depressione. Morì nel sonno a 68 anni per emorragia cerebrale, il 27 ottobre 1990 a Roma. È sepolto nel cimitero monumentale di Velletri.
Affermò, durante una delle sue ultime cene, che "l'ottimista è un uomo che, senza una lira in tasca, ordina delle ostriche nella speranza di poterle pagare con la perla trovata".

Ugo Tognazzi. Attore, regista e sceneggiatore italiano.