Gli anni passati l’Udinese è sempre stata una squadra da cui puntualmente ogni stagione emergeva un talento acquistato a poco e rivenduto a molto. Il caso più eclatante è sicuramente quello di Alexis Sanchez, che arrivò in terra friulana nel 2008 al prezzo di 3 milioni di euro e fu rivenduto tre stagioni più tardi al Barcellona che per assicurarsi le prestazioni del cileno dovettero sborsare quasi 40 milioni. Negli anni successivi sono tanti i nomi che hanno fatto il grande salto di qualità grazie alla squadra dei Pozzo: il portiere sloveno Handanovic che fu acquistato dall’Inter per 15 milioni nell’estate del 2012, il difensore marocchino Benatia oggi in forza alla Juve che nel 2013 viene ceduto alla Roma per 13 milioni, il centrocampista Allan che passò al Napoli per la stessa cifra e si sta imponendo come uno dei migliori centrocampisti del campionato italiano, oltre alla doppia cessione di Isla ed Asamoah alla Juventus che per acquistare i due centrocampisti ha dovuto versare nelle casse dell’Udinese una cifra vicina ai 30 milioni di euro; e questi sono solo parte degli affari portati a termine dai bianconeri negli ultimi anni.

L’Udinese è quindi sempre stata etichettata come una vera e propria fucina di talenti, con capacità di rivendere a prezzi molto alti calciatori acquistati da sconosciuti e su cui nessuno avrebbe puntato, e questo è stato il punto di forza dei friulani che, con qualche eccezione rappresentata da scommesse perse, hanno lanciato nel calcio dei big alcuni tra i migliori calciatori del nostro campionato e d’Europa. Nelle ultime stagioni, però, c’è stato un netto cambio di rotta e, salvo alcune eccezioni come Jankto appena passato alla Sampdoria o Lasagna che è stato acquistato per 4 milioni dal Carpi, l’Udinese ha fatto fatica sia nello scovare talenti che nel ripetere i buoni risultati ottenuti negli scorsi anni, finendo sempre per essere invischiato nella lotta per non retrocedere.

Uno dei problemi della squadra è la ricerca di un allenatore che garantisca continuità e risultati: negli ultimi anni si sono susseguiti molti tecnici che non sono stati in grado di lasciare il segno, penso ad esempio a Stramaccioni che ha guidato il club nella stagione 2014/15 (16° posto) o alle successive stagioni in cui la squadra ha iniziato il campionato con un allenatore e lo ha finito con un altro (Colantuono/De Canio nel 2015/16, piazzandosi al 17° posto a solo un punto dalla retrocessione, e Iachini/Del Neri nel 2016/17 quando i bianconeri si sono posizionati tredicesimi), fino ad arrivare la scorsa stagione che l’Udinese ha chiuso al 14° posto e che ha visto tre allenatori diversi: prima Del Neri, poi Oddo ed infine Tudor. Quest’anno il difficile compito di risollevare l’umore dei tifosi e cercare di ottenere più di una sofferta salvezza spetta allo spagnolo Velazquez, la cui esperienza sulla panchina bianconera non è iniziata nel migliore dei modi con l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Benevento. Fine di un’era per l’Udinese, che quest’anno più che mai rischia la retrocessione, o ripartenza per tornare ai tempi d’oro? Solo il tempo e il campo ci daranno la risposta.