Otto, sei e sei; quattro, tre e due: non numeri, ma I numeri di chi ha dimostrato con la costanza dei fatti, di essere il popolo e lo stato più forte, nello sport più amato al mondo: i tedeschi, la Germania, il calcio.

Otto finali mondiali di cui quattro vinte;

sei, le finali dei campionati europei della nazionale tedesca e della sua under-21, con tre titoli per la maggiore e due per la minore, di cui uno conquistato ieri, battendo la "pluricelebrata" Spagna dei vari SaulCeballos, Asensio, Bellerin e del "recomprato" capitano, Deulofeu.

A vedere le due compagini sembrava non esserci storia;

la Spagna sembrava un treno su un binario ad alta velocità con zero fermate da fare;

la Germania invece, come storia vuole, sembrava essere la classica nazionale tignosa che cinicamente raggiunge la finale; il risultato inoltre, potrebbe raccontarci proprio questo: classico 1-0 all'italiana, gol a sbloccare il match e poi fraseggio difensivo in attesa del novantesimo e dei titoli di coda. 

In realtà è stato tutto fuorchè questo.

Sebbene la Germania conservi i canoni storici anche nelle nuove leve, per gran parte del primo tempo e in generale in larga parte della partita, è stata la "rojita" a subire il gioco e la fisicità dei tedeschi che sono passati meritatamente in vantaggio con lo splendido gol del laterale destro dell'Herta Berlino Mitchell Wiser, sfiorando successivamente più volte il raddoppio, non riuscendo però a capitalizzare gli spazi creati dalla Spagna alla ricerca continua e spesso disorganizzata del pareggio. 

Numerosi in ogni caso i talenti ammirati nell'arco di questo Europeo U-21; oltre ai già riconosciuti campioncini spagnoli, si sono segnalati tra le fila tedesche in modo particolare Gnabry, nuovo esterno del Bayern con un passato tra le giovanili dei "gunners"; il centrale Kempf, di proprietà del Friburgo; il centrocampista offensivo dello Schalke 04, Max Meyer che avevamo già apprezzato in Bundesliga e in Europa League per le sue capacità di inserimento e di ultimo passaggio; ultimo, ma non per importanza, la mezzapunta Maximilian Philipp appena passato dal Friburgo ai giallo-neri di Dortmund.

Da evidenziare anche qualche talentino della nazionale portoghese che nonostante l'eliminazione ai gironi, ha mostrato comunque sprazzi di buon calcio e un futuro piuttosto roseo per la nazionale che sarà; tra i vari spiccano il trequartista Daniel Podence dello Sporting Clube e l'esterno d'attacco neo-Lipsia Bruma (già autore di un'ottima stagione in Super Lig tra le fila del Galatasaray) entrambi a segno nell'ultima partita contro i pari età della Macedonia, ma che già contro gli spagnoli avevano destato un'ottima impressione, in modo particolare il primo che usa indifferentemente destro e sinistro ed autore di una fantastica azione conclusasi con un tiro in diagonale che avrebbe probabilmente spostato le sorti dell'incontro se solo non si fossero infranti sul palo, tanto il tiro quanto i sogni di una possibile qualificazione.

Vi sono poi da monitorare con attenzione anche il già juventino Schick, talento ceco ex Sampdoria e dall'avvenire pressocchè scritto;

il suo ormai ex compagno di squadra blucerchiato Linetty, centrocampista che abbina una buona qualità a tanta quantità;

in generale tutta la nazionale azzurra, ragazzi validi che avranno chi più (Donnarumma,Berardi,Bernardeschi,Conti) chi meno (Petagna,Cerri) il giusto spazio in nazionale maggiore; merita una sottolineatura particolare il neo-giallorosso Pellegrini che è stato (non per tutti una sorpresa) tra i migliori "azzurrini" della spedizione polacca oltre ad aver letteralmente incantato all'esordio contro la Danimarca, trasformando in gol una rovesciata staordinaria; 

l'ex Napoli ChalobahWard-Prowse e il compagno di club e nazionale Redmond (Southampton) oltre all'anglo-giamaicano Baker (chelsea) autore del rigore che ha chiuso i giochi contro la Polonia.

In conclusione si può affermare che la manifestazione "polacca" ha lasciato in eredità un panorama colmo di stelle; purtroppo, però, non troppo "azzurro" e neanche c'è "rojo de noche" perchè ancora una volta è la Germania, a essere "Uber Alles".