Lunedì 17 agosto l’Inter si appresta a disputare la sua prima semifinale di Europa League. Di fronte si troverà lo Shakhtar Donetsk, buttata fuori dai gironi Champions dall’Atalanta di Gasperini.

Alla scoperta degli arancioneri

Lo Shakhtar Donetsk è il maggior club ucraino che si contende lo scettro con l’altra blasonata del torneo la Dinamo Kiev, in una continua lotta a due. Nella sua bacheca figurano 13 campionati, 13 Coppe nazionali e 8 Supercoppa di stato. Quest’anno ha vinto il suo quarto titolo consecutivo. La squadra è guidata dal portoghese Luís Castro, una vita in provincia, uomo ombra del tecnico romanista Fonseca, di cui ha preso il posto, così come accadde al Porto nel 2014 quando fu chiamato a sostituire l’esonerato tecnico capitolino, mentre allenava la squadra B dei lusitani. L’esperienza con i dragoni dura solo un anno per poi tornare a girovagare in piazze meno ambiziose, fino al Vitória Guimeres che conduce ad un inaspettato quinto posto. Da qui arriva la chiamata dei più titolati ucraini e come il suo precedessore adotta con discreto successo il modulo 4-2-3-1. Ai lati del nazionale Pyatov, agiscono i due terzini: Dodô e Matvijenko (spostato a sinistra per sostituire l’infortunio Ismaily), fondamentali per il gioco in quanto abili nel iniziare l’azione dalle retrovie e a proporsi in avanti grazie a tecnica, corsa e pieni polmoni. In mezzo si alternano i rocciosi Kryvtsov, Khotcholava Bondar e Vitao, con compiti prettamente di marcatura. A schermare la difesa ci sono Stepanenko mediano di rottura e Antonio ottima visione di campo e bravo nei tempi d’inserimento. I tre davanti invece rappresentano la forza della squadra: Marlos mancino che gioca a destra dotato di un buon piede negli assist e nei calci piazzati, Alan Patrick rigorista, regista offensivo e Taison veloce e abile nei dribbling, la stella del gruppo che non lascia punti di riferimento alle difese avversarie. A loro si aggiunge Konoplyanka fantasista anche seconda punta, un po’ in ombra nel ultimo periodo tanto da essere lasciato in panchina dal tecnico portoghese. Chi invece attraversa un ottimo momento di forma è il riferimento centrale Junior Moares con tre goal negli ultimi due match, attaccante tascabile che sopperisce ad un fisico non da corazziere con velocità ed estro.

Che partita sarà 

Calcio corale eppure individualista quello capitanato dal portiere Pyatov, a cui piace tenere il possesso di palla e dominare le partite. Molto simili ai tedeschi incontrati nei quarti, l’Inter risponderà con la compattezza del suo 3-5-2 che in questo momento sta dando la sua massima espressione targata Antonio Conte, arma fondamentale per arginare questo tipo di gioco basato sopratutto sui singoli. L’unico dubbio del tecnico salentino è l’impiego di Eriksen al posto di Gagliardini. A mio modesto parere gli uomini di Castro sono tecnicamente inferiori al Leverkusen, con un età media più alta rispetto ai teutonici, se i nerazzurri impiegheranno lo stesso spirito degli ultimi due match con il piglio e l’autorevolezza della grande squadra dovrebbero riuscire a raggiungere la finale delRheinEnergieStadion di Colonia.

Probabili Formazioni:

INTER (3-5-2): Handanovic; Godin, De Vrij, Bastoni, D’Ambrosio, Gagliardini, Brozovic, Barella, Young; Lukaku, Lautaro. SHAKHTAR DONETSK (4-2-3-1): Pyatov; Kryvtsov, Khocholava, Matvienko, Dodô; Antonio, Stepanenko; Marlos, Alan Patrick, Taison; Moraes