E sono due, sempre in zona Cesarini, due prodezze da vero bomber.

Alessio Romagnoli nasce il 12 gennaio 1995 ad Anzio, comune sul mare della estrema periferia di Roma, dove tra ndrine e camorristi che si dividono la costa, coi lidi che segnano i confini, Romagnoli fa la scelta di vita migliore, quella di calciare un pallone. Nato da una famiglia umile, lavoratori in un negozio di alimentari, che facevano a turno per accompagnarlo agli allenamenti e alle partite, e che non riuscendo a conciliare le cose, rinunciò addirittura al lavoro, vendendo l'attività e scommettendo tutto (vincendo) su di lui.

Cresciuto nelle giovanili della Roma, lui, è di cuore biancoceleste, quello del vero ultras, passione trasmessagli dai suoi genitori in particolare dal padre. A soli 4 anni la prima volta tra gli spalti dell' Olimpico, per poi, crescendo, andare da solo allo stadio per vedere la sua Lazio, in curva Nord, nonostante la sua militanza tra le giovanili della storica rivale capitolina. Tifoso vero, nella sponda sbagliata del Tevere, aspetto che, probabilmente, specie da piccolo, fai fatica a sopportare inconsciamente, quella doppio identità che lo vestiva, cuore laziale e testa romanista. Ma è il cuore che comanda, e Alessio ha mantenuto la sua fede calcistica anche da grande, come quando non esultò, per rispetto, dopo il rigore siglato nella semifinale di Coppa Italia dello scorso Febbraio, proprio all'Olimpico contro la sua Lazio. Ma senza mai perdere di professionalità e cadere in provocazioni, come quando invece delle scritte inqualificabili da parte di tifosi romanisti, sotto casa, lo etichettavano come un traditore: «Fanno male, ma alla Roma sarò sempre grato».

Ma facciamo un passo indietro, esattamente al lontano 2004-05, quando D'agostino, direttore sportivo del San Giacomo di Nettuno, la squadra nella quale Alessio ha tirato i primi calci ad un pallone, lo portò a Trigoria per un provino con la Roma, un viaggio di circa 60 km dal quale iniziò tutto, perché Romagnoli venne preso subito e incominciò fin da subito ad essere un titolare fisso nelle giovanili giallorosse, addirittura nel tempo aggregato fino a due categorie superiori. Ecco come lo ricorda proprio uno dei suoi primi allenatori, nei pulcini del San Giacomo, Pietro Salvini, ora tecnico del Nettuno Calcio in Eccellenza: «Io lo facevo giocare a centrocampo - racconta Salvini - aveva una tecnica eccezionale ed era forte di testa. Appena l'ho visto ho subito detto "questo ragazzo farà strada". Alessio era un giocatore fatto fin da bambino, che sapeva bene cosa voleva. Era il primo ad arrivare agli allenamenti, il primo ad apprendere e a guidare il gruppo».

Romagnoli nasce quindi calcisticamente centrocampista ed il suo idolo era Zidane per la sua eleganza e tecnica. Poi scala in difesa e inizia a ispirarsi a Nesta, del quale qualcuno ne evidenzia alcune somiglianze, oltre che tecnica più caratteriale, in omaggio proprio del quale vuole e ottiene il numero 13 sulla maglia, dichiarando: “E’ un grande onore essere paragonato a lui, anche se per arrivare ai suoi livelli ce ne vuole. E tanti”. Omaggio contraccambiato dalle parole dello stesso Alessandro:“E’ il mio erede naturale”.

La Carriera. E' Zeman a lanciarlo nel calcio quello che conta, colui che lo prende dalla primavera e lo fa esordire in Prima Squadra dicendogli queste parole "Basta Primavera, tu adesso stai con noi". Siamo nel 2012 e Alessio, all’età di diciassette anni, in occasione della sfida di TIM Cup tra Roma e Atalanta viene buttato nella mischia subentrando ad un certo Totti. Undici giorni dopo, il 22 dicembre del 2012, esordisce anche in Serie A nella vittoria della Roma proprio contro il Milan (4-2). 

La stagione successiva a segnare le sorti di Romagnoli in giallorosso è Rudi Garcia, l'allenatore chiamato per risollevare il club capitolino e poco incline già di suo a scommettere sui giovani provenienti dalle giovanili, lo utilizza poco e male, saranno undici le presenze collezionate da lui al termine della stagione, per lo più da subentrante, e tutte da terzino sinistro, ruolo ricoperto comunque discretamente.

Ma è nel 2014 che arriva la vera svolta, quando la Sampdoria fiuta l'affare e ottiene, nonostante i reiterati tentati per un acquisto a titolo definitivo (la Roma chiedeva 8 milioni la Samp ne offriva meno della metà), il prestito del ragazzo per 500 mila euro, con l'accordo che prevedeva il diritto di riscatto in favore dei doriani per 2 milioni e controriscatto in favore della Roma per 750 mila euro. Sotto la custodia di Sinisa Mihajlovic, attualmente allenatore doriano, non solo viene costantemente utilizzato, ma soprattutto reinventato difensore centrale, con Romangoli che disputerà 30 presenze condite anche da 2 goal, ma soprattutto una media voto a sfiorare il 7 in pagella.

E' proprio il tecnico serbo, passato nel mentre al Milan, a rivolerlo a tutti i costi e ad richiederlo espressamente alla società, Alessio Romagnoli infatti dopo la scadenza del prestito con la Sampdoria, passa così l'11 agosto 2015 tra le file rossonere per 25 milioni di euro. In molti storsero il naso, perché pagare un 20enne così tanto risultò, ai tempi, una follia, tutti quei soldi per una sola stagione, occorreva forse dimostrare qualcosa in più. Ma invece Galliani, allora amministratore del Milan, non sbagliò, ed Alessio nel giro di 3 anni è diventato non solo titolare fisso con il suo mentore Mihajlovic prima, con gli allenatori avvicendatisi successivamente poi, ottenendo da quest'anno anche la fascia da capitano, apprezzato da tutti perché un evento che avvenne proprio quando decise di rinnovare, con parecchi colleghi (vedi vicende Donnarumma e Bonucci), che invece pensavano più ai loro interessi. Il rischio di “cadere” era altissimo e lui non è caduto. Mancino naturale, caratteristica difficile da trovare specie in un difensore, ora che la sua tenuta tecnica e fisica (1,88 m per 78 kg) è diventata anche mentale, parliamo di una certezza assoluta, l'ultimo a mollare.

Altra Curiosità, in merito al numero di maglia è che Romagnoli segue, oltre ovviamente al calcio in primis, anche altri sport come il basket, il tennis e il motociclismo. I suoi idoli sono Roger Federer e Valentino Rossi. Quando Romagnoli giunse al Milan, si vociferò che avrebbe preso il numero 46 in omaggio al campione di Tavullia ed alcuni mugugnarono per la conclamata fede nerazzurra del centauro italiano. Ma Romagnoli gettò acqua sul fuoco optando per l'appunto per il numero 13 di Nesta. Nonostante questo piccolo “incidente” diplomatico, Romagnoli coltiva ancora la sua passione per le moto e  ha una vespa rossa che usa per i piccoli spostamenti.

Tornando al suo tifo e parlando di Roma, impossibile non far riferimento a Totti. Bene anche Romagnoli è legato al “capitano”. Il 3 marzo 2013, Romagnoli debutta dal 1′ contro il Genoa. Dopo quasi un’ora di gioco il punteggio è fermo sull’1-1, poi Totti pennella per la testa del difensore che trafigge Frey. Roma in vantaggio e primo gol in serie A per Romagnoli. Peraltro alla sua seconda presenza in assoluto nella massima serie. Non è l’unico regalo di Totti. Anche Carlotta, il cucciolo di Labrador di Romagnoli, è un dono del Pupone. E' legatissimo a Florenzi con cui ha condiviso morte e miracoli (e partite alla palystation), insieme nelle giovanili romane, e con cui fa coppia ormai stabile in Nazionale.

Diplomato, ad Alessio piace molto la musica rap in particolare quella dei Club Dogo. Non ama i Social Network, nonostante utilizzi Instagram per pubblicare alcune sue stories, soprattutto concentrate sul Milan e sui messaggi da lanciare ai tifosi, come di recente, in occasione del pareggio subito ai danni dell’Empoli: "Sono deluso e arrabbiato con me stesso, ci manca la forza di chiudere le partite, senza quel mio errore sarebbe finita diversamente. Mi scuso con i tifosi del Milan e con tutti. Ci rifaremo".  Certo ancora qualche distrazione, esperienza mancante che solo il campo potrà colmare, ma il campione, il capitano lo fa l'umiltà, colui che si assume le responsabilità dei proprio errori.

Ci rifaremo, ed Alessio dalle parole passa ai fatti, si carica sulle spalle la squadra, impeccabile sbaglia poco e niente in fase difensiva e poi, il resto è cronaca: 90°+1' di Milan-Sampdoria, un pallonetto al volo da fuoriclasse a scavalcare il portiere avversario per il goal della vittoria; 90°+7' ieri ad Udine, sullo 0 a 0, ripartenza Milan su recupero nella trequarti proprio di Romagnoli che poi strappa in avanti, segue l'azione e riceve in area, la passa, gliela ridanno, come se nessuno se la sentisse di calciare, e lui il capitano si prende quella responsabilità, senza quasi pensarci, tira una saracca imprendibile all'angolino da vero bomber, ancora lui, all’ultimo respiro, per 6 punti preziosi, troppo preziosi.