Molti personaggi illustri stanno scendendo in campo a difesa di Maurizio Sarri. Arrigo Sacchi è stato il primo a farlo dalle pagine della Gazzetta; e nelle ultime ore anche Marcello Lippi ha preso le difese del tecnico bianconero. Non solo, ma l’ex CT azzurro nell’affrontare l’argomento ha ribadito con forza un concetto, che è diventato una sorta di mantra da quando Sarri siede sulla panchina bianconera, vale a dire che “ha bisogno di tempo”. Lo abbiamo sentito tante volte, fin quasi allo sfinimento,  tanto è vero che Cassano durante Tiki Taka ha finito con lo sbuffare dicendo: sono quattro mesi che  aspettiamo.

Ma si sa che all’ex Pibe di Bari vecchia , nel corso della carriera, gli è capitato spesso di esagerare; ma forse in questo caso la sua affermazione  più che una esagerazione sembra quasi un invito alla riflessione. Infatti sembra paradossale che dopo una sola sconfitta stagionale e con gli ottavi di Champions già in tasca, si debba intentare un processo al Sarri bianconero, e a metterne in discussione il lavoro che sulla scorta dei risultati fin qui raggiunti va considerato a tutti gli effetti eccellente. E non è un caso che la vecchia guardia dello spogliatoio bianconero, vale a dire i Buffon, i Bonucci, Barzagli e Chiellini che rappresentano  ed incarnano pienamente l’anima vincente della zebra, abbiano  invitato la squadra  a fare gruppo e a remare tutti dalla parte e a difesa del loro tecnico.

Per cui fatta la premessa , si trova subito l’inganno, perché  nella realtà non si sta facendo un processo a Sarri ma lo si sta facendo, ammesso che la parola processo vada bene, al cammino della squadra bianconera. Ed in particolare a quello che promette in prospettiva  come  risultati  a  fine stagione; vale a dire se andando avanti di questo passo la Juve sia in grado di poter vincere lo scudetto, oppure la Champions, e addirittura la Cappa Italia. Sono queste le domande che si fa in questo momento lo sconfinato popolo bianconero sparso per il pianeta. E se lo si invitasse a dare una risposta , così sic et simpliciter, credo che questa sarebbe solo di due lettere: no.

Sarebbe per forza di cose  una  risposta negativa perché all’orizzonte non si vede molto di  buono, nel senso che la  squadra bianconera più si vede giocare e più sembra aver imbroccato la direzione sbagliata. L’impressione che se ne ricava, sempre più confortata dai fatti, è  che la  squadra e l’allenatore siano due entità completamente  diverse e che si ritrovano sul campo quasi per caso. Lo si percepisce da tanti fattori. Basta vedere ad esempio lo stesso Sarri quando va in conferenza  dopo le  partite e spiega le ragioni del risultato conseguito. Sono spiegazioni che sembrano di natura scientifica  e sembrano essere fatte  non tanto da un tecnico del pallone ma da un tecnico o ricercatore di un istituto di ricerca. Sarri ogni volta che illustra l’esito di una gara lo fa sempre con un so che di “cattedratico”, come se dovesse spiegare ad una sorta di platea  che lo sta ascoltando i motivi tecnico-scentifici che hanno determinato quel risultato. Sembra quasi che si preoccupi più di spiegare alla platea che di entrare nel cuore della partita. In ultima ipotesi si ha l’impressione che Sarri sia ancora sotto l’effetto “ubriacatura” della panchina bianconera. Un effetto subito palesato sin dalla sua conferenza di presentazione nella sala Gianni Agnelli dello Stadium, quando fra i tanti giornalisti stupiti nel vederlo su quella panchina , a tratti, il più stupito di tutti era sembrato proprio lui. Quasi a voler dire: non so per quale ragione mi ritrovo seduto qui.

Naturalmente si sta nel campo fra il serio e il faceto;  ma è fuori discussione che il Sarri che vediamo sulla panchina della Juve non ha niente a che vedere col Sarri del periodo napoletano, e men che meno con quello vincente ammirato lo scoso anno al Chelsea. Si tratta di persone diverse che in comune hanno solo l’aspetto fisico.Comunque, rientrando nella normalità del calcio che resta sempre un gioco, non si può non dire che il tecnico bianconero, proprio perché viene da tutti accreditato di grande esperienza – ha fatto una gavetta lunghissima , partita dalla seconda categoria  con lo Stia che è stata la prima squadra che ha guidato come allenatore – e di sicura competenza, non ha fino ad ora inciso sul gioco della Juve in maniera determinante così come la maggioranza degli addetti ai lavori si aspettava.

A dire il vero c’è stato un momento nel corso di questa prima parte di stagione che sembrava che Sarri si fosse “presa” veramente la Juve e avesse conquistato tutto l’ambiente ivi compresa la tifoseria, ed è stato all’indomani della vittoria sull’Inter a San Siro. Ma per la passione del cuore bianconero  è stato solo un momento, come un lampo nella notte. Certo dire che questa sensazione di insoddisfazione che il mondo juventino sta manifestando in questo periodo possa dipendere tutto dalla presenza di  Maurizio Sarri in panchina,  sarebbe riduttivo e non sarebbe neanche giusto. Resta il fatto che fra i tifosi  la sensazione esiste. Per cui credo che solo i risultati, quelli a venire, possono cambiare la situazione in atto; a cominciare dalla partita Champions contro il Leverkusen e subito dopo contro l’Udinese allo Stadium.Infatti già contro i tedeschi la squadra bianconera dovrà dimostrare di aver superato lo schok della sconfitta con la Lazio, e a maggior ragione lo dovrà dimostrare in campionato contro i friulani di Luca Gotti. Tutto questo appare inevitabile perché nel vocabolario della Juve la  parola sconfitta non esiste , e vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta. E se non ci dovesse essere una prova convincente contro il Leverkusen sarebbe già come una sorta di prova del campanello d’allarme della parola “crisi”,  che farebbe affrontare la partita con l’Udinese quasi col cuore in gola come se fosse già “l’ultima spiaggia”.E anche la fortuna in questo momento  non sembra stare dalla parte di Sarri che sarà costretto a mandare in campo una formazione molto improvvisata, a causa degli infortuni, soprattutto a centrocampo per le contemporanee assenze di Khedira e di Bentancur. Poi ci sarà necessità di far tirare il fiato anche a quei  giocatori come Bonucci e De Ligt che tirano la carreta sin dall’inizio della stagione. Per cui quasi sicuramente ci dovremo aspettare  una difesa nuova di zecca con Demiral-Rugani coppia centrale e con Buffon tra i pali, e  un centrocampo con  la novità di Quadrado schierato come mezzala  a fianco di Pjanic e Rabiot. Più facile la composizione dell’attacco dove probabilmente verrà confermata la coppia Higuain - CR7 con alle spalle  l’onnipresente Bernardeschi.

Per la Juve non sarà facile e non sarà nemmeno una gita per fare shopping, perché è vero che  gli ottavi di Champions sono già  in cassaforte; ma in ballo c’è  molto di più ed è la credibilità in  un progetto tecnico pensato in estate, e che dopo la sconfitta con la Lazio ha cominciato a scricchiolare “paurosamente”; naturalmente sportivamente parlando.