Cari lettori, vorrei focalizzarmi sul binomio sport e disabilità.
Ogni essere umano ha il diritto fondamentale di accedere all’educazione fisica e allo sport. Lo sport è necessario a più livelli per lo sviluppo della personalità, per la padronanza di sé a livello intellettuale e morale e per avere maggiore fiducia in se stessi.
Il 5 settembre è calato il sipario sulle paralimpiadi di Tokyo. Gli azzurri hanno chiuso con un bilancio di 69 medaglie: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi.
Questi atleti, come ha detto Papa Francesco sono stati “Atleti testimoni di speranza e coraggio .
Dietro ognuno di loro c’è una storia meravigliosa, in cui lo sport è occasione per riscattarsi e rinascere. Li definisco dei veri e propri eroi, che con la loro forza di volontà, abnegazione e coraggio possono essere presi come fonte di ispirazione da tutti noi.

In queste paralimpiadi abbiamo esultato per le loro vittorie che ci hanno fatto emozionare. Ricordiamo il podio dei 100 metri con Monica Contrafatto (bronzo), Martina Caironi (argento) e Ambra Sabatini (oro). Vedere solo tricolori durante una cerimonia di una gara di atletica è un qualcosa che non si può spiegare a parole. Tutti gli atleti sono stati straordinari e ognuno meriterebbe di essere citato, ma visto che il tempo è poco e le parole sarebbero troppe vorrei soffermarmi su Bebe Vio, la superstar di Tokyo 2021.Queste paralimpiadi non avrebbe nemmeno dovuto disputarle in quanto, come lei stessa ha raccontato, aveva avuto un grave infortunio al braccio sinistro e una successiva infezione da stafilococco ha messo in repentaglio non solo la partecipazione a Tokyo e la possibilità di poter continuare a tirare di scherma, ma la sua stessa sopravvivenza.
Qui è la forza di Bebe, nei momenti cruciali riescono ad emergere grinta, coraggio e la voglia di esserci sempre affrontando con il sorriso ostacoli e paure.
Nata a Venezia il 4 marzo 1997, fin da piccola, si avvicina alla scherma ma a 11 anni  deve essere ricoverata in terapia intensiva, in quanto le viene diagnosticata una meningite fulminante. La malattia è talmente aggressiva che deve essere amputata alle gambe e agli avambracci.
Dopo mesi di cure Bebe Vio sopravvive e lascia l'ospedale menomata, con la prospettiva di non poter più camminare né avere una vita autonoma. Nel 2010 riprende la sua passione per il fioretto, usando delle protesi per gli arti, e nel 2011 è entrata nella Nazionale di scherma paraolimpica. Il seguito è un crescendo di traguardi di vita e successi sportivi.

Bebe è un personaggio pubblico globale, capace di strappare un selfie insieme a Barak Obama alla Casa Bianca, come pure di poter chiamare "Sergione" il presidente della Repubblica Sergio Mattarella". Nelle sue interviste ho letto delle frasi e ne vorrei citarne due che mi sono rimaste impresse: E’ importante riuscire a far capire agli altri che il tuo punto debole può diventare quello di cui vai più fiero” e l’altraSe sembra impossibile, allora si può fare!”.
Fonda la Bebe Vio Academy, un progetto organizzato e gestito dall’associazione art4sport Onlus che riguarda un programma inclusivo che ha come obiettivo la promozione dello sport paralimpico, incentrato sulla visione di rendere lo sport accessibile a tutti.
I bambini con disabilità fisiche che aderiscono al progetto hanno la possibilità di sperimentare cinque diverse discipline sportive paralimpiche, il tutto in maniera integrata con bambini e ragazzi senza disabilità.

Il suo sogno è quello di unificare tutti gli sport, olimpici e paralimpici, e fare in modo che le gare importanti vengano disputate in contemporanea. Spero vivamente che questo sogno possa diventare reale.
Bebe ci insegna che lo sport ha una duplice funzione di reinserimento sociale e di terapia. Imparare a stare bene con se stessi e con gli altri deve essere l’obiettivo principale, cercare di portare la persona a minimizzare la disabilità, a muoversi, camminare, parlare e relazionarsi in modo attivo e costruttivo con un valore educativo e morale grandissimo.

Ho scritto questo articolo per ricordare che il 3 dicembre si è tenuta la Giornata internazionale delle persone con disabilità, promovendo l’uguaglianza in tutti i settori sociali. Non dobbiamo ricordarci delle persone con disabilità solo in questo giorno o nelle paralimpiadi in cui i riflettori sono puntati su di loro, bensì sempre includendoli nelle nostre vite.

Vorrei concludere citando la frase di Nelson Mandela:
Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni.
Lo sport ride in faccia a ogni tipo di discriminazioni
”.