Lo ammetto, amo il Milan. Questa passione, in assenza di risultati, mi logora.
Allora leggo e ascolto ogni commento o notizia, nella speranza di sentire informazioni che lascino sperare che, a breve, il peggio venga messo alle spalle e il Milan possa risalire quella classifica che, solo guardandola, mi trasmette depressione. Ma i segnali non sono certamente confortanti.

Oggi, tutti i commentatori e gli addetti ai lavori concordano che la colpa di questa situazione sia da attribuire ad ogni componente del "pianete Milan". Presidenza, Dirigenza, Allenatore e Giocatori, tutti sono responsabili. Rammarica il fatto che le spiegazioni date siano spesso superficiali e alquanto generiche, oltretutto di tono ben diverso da quelle rilasciate prima dell'inizio del campionato.

Non è mia intenzione propormi come avvocato difensore di nessuno, ma consentitemi una considerazione su Maldini.                                                                Fatemi un nome, fra commentatori o tifosi, che non fossero entusiasti della scelta? E' facile analizzare il giorno dopo o cambiare totalmente opinione facendo finta di niente, ma quell'inesperienza attribuitagli oggi, per gettare più fango che ombre sul suo operato, non era stata evidenziata quando tutto il "mondo Milanista" pregava perché Paolino accettasse ruolo e incarico. Nessuno, ha scritto o detto, che le dimissioni di Leonardo, dirigente bravissimo, di alto profilo internazionale, erano un segnale eloquente di quanto la proprietà fosse distante dal capire e condividere le problematiche di una Società Calcistica, così blasonata e rinomata come l'AC Milan.                                             

Se Maldini, che ha fatto benissimo a coinvolgere Boban, uomo e campione dalle indiscusse qualità, oltre che colto ed intelligente, avesse rifiutato l'incarico, non si sarebbe neppure potuto parlare di "progetto Milan" e anche le poche speranze alle quali i tifosi continuano ad aggrapparsi sarebbero andate perdute. La colpa maggiore è da imputare alla proprietà, un fondo di investimento, oltretutto straniero. La passione, le emozioni, i trionfi e le sconfitte, tutto passa in secondo piano, poiché al primo posto ci sarà sempre il bilancio
Noi tifosi possiamo fare poco, forse solo disertare San Siro, nella speranza che il messaggio possa arrivasse ai vertici.
Forse è proprio questa la cosa che mi rattrista maggiormente. Da "vecchio milanista", ne ho viste tante, momenti brutti, belli e bellissimi, ma era un Milan fatto di uomini, di sentimenti e passioni. Quando leggo che un grandissimo campione come Vialli sta cercando di acquistare la Sampdoria, mi si apre il cuore, sperando possa accadere anche per la nostra squadra.

In questo calcio-business, mi vedo smarrito, i Presidenti non acquistano più le squadre perché ne sono tifosi o perché le andavano a vedere da piccoli, ma si assegnano uno stipendio e puntano a trarne un guadagno. Oggi cambiare un allenatore è più una questione economica che "strategica/sportiva" e anche le motivazioni passano in secondo piano. 

Mi farebbe piacere se tutti i professori, del giorno dopo, invece di cambiare opinioni, come fossero vestiti, si soffermassero un po' di più ad analizzare questa realtà.