Parlare di Milan e farlo tutti i giorni… Ora che stanno arrivando anche i risultati lo si fa con più entusiasmo. Nei momenti meno esaltanti il tifo non è mai scemato, trattenere ora la foga per non fare voli pindarici è un esercizio difficile, ma necessario. Piuttosto è difficile non cadere in tentazione, anche alla luce di come stanno andando le cose.
Io che amo parlare di calcio vivo questa situazione come un comune mortale si affaccia a un qualcosa di inaspettato. Una sensazione che prende e accompagna i pensieri, facendoli deviare dalla strada del raziocinio. Ma è proprio in questi momenti che la bussola non va smarrita…

… Anche oggi, come di consueto, ho parlato di calcio con un mio amico. Lui è tifoso milanista, come me, e parliamo spesso dei rossoneri, del loro momento e di tutto quello che riguarda il mondo Milan. In realtà parliamo tanto di calcio.
Ieri, dopo l’ennesima vittoria in campionato, è stata l’occasione per un breve post partita e, mentre la mia pacatezza mi portava a sottolineare come i punti di Genova permettevano di allungare sulla Roma (avversario sulla strada di un posto in Champions League), lui ribatteva che non era interessante questo, ma bisognava puntare allo scudetto.
Puntare allo scudetto? Non rimango certamente spiazzato da questo perché di Milan se ne parla tanto e anche con entusiasmo. E non è la prima volta, in questa stagione che qualcuno accosta il Milan alla vittoria del campionato.

Il Milan sceso ieri contro la Sampdoria ha meritato di vincere. E’ stata la vittoria numero otto su dieci partite giocate. Primo posto in classifica confermato. Più cinque sull’Inter e più sei su Napoli e Juventus. E poi… Poi tante belle notizie. Nonostante mancassero Ibra e Kjaer, con una formazione con un’età media molto bassa. Nonostante abbia sofferto più del solito, perché gli spazi erano ben chiusi e il gol del 2 a 0 doveva essere il colpo del ko, la squadra dimostra ogni volta di avere più di un leader, anche in assenza di Ibrahimovic. Gigio, Kessiè, Chala (anche se ieri non ha fatto una grande partita), ogni volta c’è qualcuno in campo che si prende le proprie responsabilità e guida i compagni in campo. Ma quando si parla di guide non si può non parlare del Mister. Pioli ha un ruolo fondamentale nella crescita di tutti questi ragazzi; è uno di loro, ed insieme a loro festeggia le vittorie. Sono momenti che fortificano il gruppo e che lo rendono unito e consapevole della loro forza.

Quindi dopo tutte queste belle notizie ha ragione il mio amico, o chi come lui, che annovera il Milan tra le pretendenti alla vittoria finale? O sono troppo pacato io, e chi come me, che invece prende tempo, pur contento ed entusiasta dei progressi della squadra?
Io penso che la verità stia nel mezzo ed è quello che ho ripetuto anche stamane al mio amico.
Parlare ora di scudetto non mi trova d’accordo ed è pure esagerato. Si perde il candore, si perde la magia che ruota attorno alla stagione del Milan. Il Milan, infatti, è primo anche grazie al fatto che hanno la testa libera e non hanno l’assillo di dover vincere a tutti i costi. Sono un gruppo che proverà, eventualmente, a giocare le sue carte se rimarrà a questi livelli, fino in fondo. Ma prima di tutto è importate togliersi delle soddisfazioni, cosa che sta realmente accadendo.
Nel post gara le parole di Pioli sono un testamento di quello che è l’effettivo valore delle squadre in campo. “Proveremo a vincerle tutte” ha detto, riconoscendo quanto sia difficile. Conosce la forza degli avversari (Juventus, Inter e Napoli) e li rispetta dandoli il favore del pronostico. Nonostante queste ultime siano state sconfitte in campionato, insieme alla Juve restano le favorite. Ma il Milan in questa fase c’è!

Ritengo che il solo di fatto di esserci, di aver fatto ricredere a tanti ben pensanti che il Milan non era finito, sia già una vittoria. Tenere posizioni di alta classifica e aver riportato fiducia nella squadra sono già una vittoria, per una società che negli anni si era ecclissata ed era finita nell’oblio. Spettatori dei successi degli altri e fuori dai giochi troppo presto, troppo brutto per essere il vero Milan. Questo gruppo, quello dei giovani, è sfacciato, ha anche quella fortuna che non guasta mai, non parte mai perdente, ha la voglia di chi vuol mettersi in mostra ma al servizio dei compagni. Ha unità, ha gruppo, vuole fare bene. Ha dei buoni maestri che hanno insegnato ai più giovani la buona novella. Ecco perché non sbaglio nel dire che quando manca un leader ne compare un altro. Ci sono, infatti, un gruppo di giocatori che stanno acquisendo quella mentalità da Milan che negli anni si è un po' persa, quella mentalità che speravamo ritornasse, che il lumicino rimasto diventasse non fuoco fatuo ma fiamma splendente. In questa fase, è più importante parlare di queste cose che parlare di scudetto. Non è un atto di codardia. Magari un modo come un altro per esorcizzare il fatto di non essere favoriti. Le belle favole, quelle che vengono scritte e passano alla storia, a volte sono frutto di un qualcosa di inaspettato ma, per arrivare al lieto fine e affinché il sogno diventi realtà, occorre che tutto vada per il verso giusto.

Quando è iniziata questa stagione ho sempre pensato che il Milan dovesse vivere di step. Tanti mini obiettivi stagionali senza guardare troppo lontano. Protetti da una “bolla” che fino a questo momento ha premiato i ragazzi. E penso che questa debba essere la strada da seguire, fino al fine della stagione. Il prossimo step, ad esempio, è vedere come è collocato in classifica prima della pausa. E visto che la pratica Europa League è stata archiviata (è vero che ci sarebbe un primo posto da guadagnare, ma ritengo più indispensabile fare turn over) rimangono da giocare quattro gare in questo 2020, Parma, Genoa, Sassuolo e Lazio, spartiacque da qui alla riapertura del mercato invernale.
Sono gare che possono dare altre certezze a questo gruppo, aspettando poi di capire come la società si muoverà, per migliorare la rosa, nel mercato di gennaio. Ben sapendo che anche le altre non resteranno a guardare avendo anche il favore dei pronostici.

Ecco perché non accosterò la parola scudetto al Milan. Non è un dogma, e non penso che il Milan si stia nascondendo o stia bluffando quando dice che non è l’obiettivo primario. L’unico che ha usato questa parola è Ibrahimovic, uno che comunque pone obiettivi di un certo livello per alzare l’asticella e rendere ancora meglio. Un obiettivo alto come stimolo per sé e per gli altri. Un motivo di sprone e per far ricordare che siamo il Milan. E visto che siamo il Milan dobbiamo porci degli obiettivi impossibili ma ambiziosi. Rendere l’impossibile possibile alla fine fa la storia. Diventa un qualcosa che rimane.
Il Milan si è sicuramente stancato di fare da spettatore ed ora che gira tutto per il verso giusto, diventa tutto più semplice. Una squadra che ha ampi margini di miglioramento, che ha già battuto due club di alta classifica e che non sta perdendo punti contro le squadre di media e bassa classifica diventa argomento quotidiano.
Tanto da finire al centro dell’attenzione e di essere considerato anche da chi, in passato, aveva collocato il Milan in ottava-decima pagina con il de profundis di una gloria che non c’era più. Invece, in questo momento le prime pagine dei giornali sono tutte per i Pioli boys, titoloni che dimostrano che qualcosa è cambiato, che qualcosa sta nascendo.
Non si parla più di Rangnick e dei cambiamenti tanto invocati nei giornali e nei social. Chissà cosa sarebbe accaduto se non fosse passata la linea Maldini. In una sorta di Sliding Doors, sarebbe stato curioso sapere quale squadra sarebbe stata migliore. Vedere se il Milan senza Pioli, Ibra e Kjaer, ma con tanti giovani, avesse la stessa considerazione e la stessa posizione in classifica del Milan attuale.

Per tutti coloro che oggi parlano di scudetto, ricordo che molti dicevano che il Milan, con Ralf, doveva trasformarsi in un qualcosa di bello, ed invece il Milan si è trasformato da solo. Si è trasformato con Pioli in panchina che, da normalizzatore, è diventato essenziale per questo gruppo. Anche a lui sta girando tutto bene perché la squadra ha assimilato in fretta quello che è il pensiero tattico del Mister. Quando è mancato Ibra la squadra non ha mai perso, e anche l’assenza di uno come Kjaer, nella speranza che torni presto, ieri è stata ben coperta dalla prestazione di Gabbia, figlio di un settore giovanile a cui il Milan tiene tanto.
Quanto a Kjae, quando venne al Milan fu accompagnato da tanto scetticismo. A Bergamo le cose non erano andate bene, fuori dagli schemi di Gasperini, venne al Milan per sostituire Caldara che, fece il percorso inverso.
Questo per dire quanto sono volatili i pensieri e i giudizi.

Partendo da questo presupposto, se si vuole bene al Milan bisogna continuare a guardarlo come un qualcosa in fase di costruzione, e quando sei in questa fase, se hai imboccato la strada giusta, ti viene perdonato anche l’errore. Se invece sei già pronto per raggiungere determinati obiettivi, (per intenderci l’Inter) quando sbagli non ti viene perdonato nulla e non giochi certamente con la testa sgombra perché vieni visto come una squadra che non può esimersi dalla lotta scudetto. Il Milan, in questa fase storica, non deve ambire a vincere. Deve solo continuare a mettere le basi affinché non sia un fuoco di paglia o una sfera luminosa che l’oscurità renderà prigioniera. Essere perennemente al centro della disputa, stare in pianta stabile in Champions League, che è la casa del Milan saranno un mantra nel momento in cui basi solide saranno state poste.
Ecco perché mio caro amico non riesco, a differenza tua, a pronunciare la parola scudetto. Ma un sorriso quest’anno affiora nel mio viso, già dall’inizio di questo campionato, ed è un sorriso che dice tutto e vale da solo, più di mille parole.