24 Gennaio 1999.
Si stanno concludendo le partite della prima giornata di ritorno in Serie A, quando all’improvviso…”Attenzione! Interrompo dal Penzo! Venezia in vantaggio! Ha segnato Tuta!”. La partita in questione è Venezia-Bari. I lagunari hanno appena siglato il gol del definitivo 2-1 proprio al 90°. Il marcatore è tale Moacir Bastos, soprannominato inspiegabilmente Tuta

In mezzo alla fittissima nebbia dello stadio Penzo, il brasiliano in area incorna di testa una punizione di Volpi. Un gol realizzato all’ultimo minuto, in casa, contro una diretta concorrente per la salvezza. I tifosi veneziani sono in estasi. Anche il massaggiatore del Venezia corre dalla propria panchina per abbracciare di gioia il giocatore. Ok, e gli altri compagni dove sono? Uno gli va vicino per un sorriso, un altro gli da una pacca sulla spalla e uno gli batte un “cinque”. No, cè qualcosa che non quadra. Forse, penserete voi, i giocatori sono stremati per una partita combattuta e non hanno più le forze per correre. Oppure, con tutta quella nebbia, sono impietriti dal freddo.
Ecco, sarebbero versioni più che plausibili. Se non fosse che, dal minuto 51 in poi, dopo il pareggio firmato dal barese De Ascentis in risposta al gol iniziale di Maniero, le due squadre non hanno praticamente più giocato. Passaggi continui, retropassaggi, possesso palla esagerato e occasioni da gol rare, non di sicuro come i piccioni in piazza San Marco. Come se a entrambe stesse benone il pareggio.

Siamo alla prima di ritorno, e due squadre che lottano per non restare invischiate, si accontentano a gennaio di un misero pari? In panchina, il brasiliano Tuta, si guardò con il suo connazionale Fabio Bilica, ed entrambi non capivano cosa stesse succedendo. L’altra cosa che potesse saper di (biscotto) bruciato, è che proprio il protagonista di questa partita, venne fatto entrare a un quarto d’ora dalla fine al posto di colui che appena arrivato in laguna, un mese prima, è in grado di risolvere le partite da solo: Alvaro “El Chino” Recoba. “Sa combinelo Novelino? Xe mato a cavar el cinese?” (trad. veneziano-italiano: Cosa passa per la testa di Novellino? E’ fuori di senno nel sostituire l’uruguayano?). Questo pensavano i supporters arancioneroverdi, con qualche bicchiere di vin brulè di troppo in corpo. La scelta, col senno di poi, si è rivelata azzeccata. Ma non per tutti, evidentemente.
L'imbarazzo dei compagni di squadra al gol ha cominciato a destare sospetti. Se poi, nel tunnel che conduce agli spogliatoi, i giocatori del Bari, in particolare De Rosa e Spinesi, rimproverano il capitano del Venezia e insultano con schiaffetti e parolacce il povero Tuta, beh allora la questione è seria. Intervistato il giorno dopo, il bomber di giornata ammise che appena entrato in campo, il compagno di reparto Maniero gli disse che non doveva segnare, che andava bene il pareggio. Tuta allora cominciò a far due conti. “Allora, entro in campo e mi dicono che non devo segnare. Segno e i miei compagni non esultano. Ma che gli avrò fatto?”. Come Aristoteles del film "L'allenatore nel pallone", anche Tuta era triste. Non capiva, O fece finta di non capire. Di sicuro, chi aveva intuito benissimo in che direzione sarebbero andate le cose, fu il vulcanico presidente Zamparini. Che, ovviamente, senza alcun tipo di dubbio, attribuì alla scarsa conoscenza della lingua italiana le sue parole. Versione confermatissima (sia mai) anche dal compagno Pippo Maniero, il quale in realtà disse chiaramente a Tuta che “non dovevamo subire gol perché ci andava bene anche il pareggio.”

La procura federale volle vederci chiaro e aprì un fascicolo in merito. Siamo in Italia, non possono esistere delle combine. Furono ascoltati vari giocatori di quel match, e tutti, indistintamente, negarono categoricamente qualsiasi tipo di accordo. Compresi anche i due allenatori, Novellino e Fascetti. Tuta, che non poteva contare sull’appoggio di nessun compagno, fu costretto a non insistere con certe dichiarazioni “scottanti” in sede di deposizione. “Massì, stai tranquillo, goditi la città, non accendere polemiche inutili che in Italia ne siam già pieni”. Per la gioia di tutti, il procuratore Porceddu, nonostante “margini di serie e forti perplessità” optò per l’archiviazione del caso, in quanto non gli era stato possibile provare l’illecito sportivo. “Fiuu, e’andata!”, hanno pensato in quel momento, con un cenno d’intesa, i presidenti delle due squadre, Zamparini e Matarrese. Il 24enne brasiliano, a fine stagione, ritornò inevitabilmente in Brasile (per la gioia di tutti), dove continuò a fare quello per cui era pagato: ovvero tanti gol.
Ma lui verrà sempre ricordato per l’unico che non doveva fare.