La Juventus batte il Genoa e accede ai quarti di finale di Coppa Italia, dove affronterà la Spal. Apertura doverosa, perché vincere è l’unica cosa che conta e che se ne dica la Juve ieri l’ha fatto, indipendentemente da qualsiasi tipo di chiacchiera da bar.

Era una sfida che non si poteva non vincere, ma che vedeva in campo non esattamente la formazione titolare dei bianconeri, che ancora più del Genoa avevano bisogno di turnover per concentrarsi sul campionato, in vista del big match di domenica sera contro l’Inter, e che, avendo anche molte assenze, ha dovuto fare di necessità virtù. E allora ecco che Pirlo, con coraggio ma anche con mancanza di alternative, ha proposto un 352 atipico, con le novità Dragusin, Wesley e Portanova, a cui si è aggiunto Rafia nella ripresa, l’uomo che non ti aspetti che ha siglato il gol vittoria bianconero. Una delle note più liete della serata, dato che è raro negli ultimi anni vedere una squadra come la Juventus dare spazio a così tanti giovani contemporaneamente e dato soprattutto, che questi ragazzi hanno risposto positivamente facendo una buona partita. Unico neo il primo gol del Genoa, con Wesley che si dimentica dell’uomo e Dragusin che conta troppo sulla presenza alle sue spalle del brasiliano, non accorgendosi che invece alle spalle aveva il solo Czyborra che l’ha messa dentro di testa. Segno che il talento, che questi giocatori hanno dimostrato di avere, non basta per giocare a certi livelli, ma è importante essere pronti e con un po’di esperienza in più per giocare stabilmente in Seria A. Quindi Pirlo dovrà essere molto cauto ed evitare che brucino le tappe, poiché sono nel pieno di un percorso di crescita che deve continuare a passare per l’under 23, dove potranno farsi le ossa senza pressioni, in modo da farsi trovare ancora più preparati quando ci sarà bisogno nuovamente di loro e chissà, magari per entrare stabilmente a far parte della prima squadra.

Oltre ad aver visto facce nuove, un’altra novità è stata rappresentata dalla posizione atipica di Bernardeschi, che ha giocato largo a sinistra quasi da terzino, ma che non è sembrato trovarsi benissimo, forse per l’eccessiva lontananza dalla porta.
Nonostante questo 11 inedito, la partita era cominciata benissimo per la Vecchia Signora, che ha dovuto attendere solo un minuto per trovare il primo gol con Kulusevski, propiziato da un assist di Chiellini, che ha fornito una prestazione convincente e che si candida per una maglia da titolare a San Siro. La Juve ha poi continuato a giocare e creare occasioni, trovando il raddoppio al ventitreesimo con Morata. Sul 2-0 è arrivato il primo calo di concentrazione dei padroni di casa, subito pagato col gol di Czyborra ad accorciare le distanze.

Ma è sul secondo tempo che mi voglio soffermare, perché gli uomini di Pirlo sono entrati in campo fisicamente, ma col cervello sono rimasti negli spogliatoi. Che sia per aver sottovalutato il Genoa o perché si stesse pensando già al derby d’Italia non cambia nulla, perchè non si può accettare che i principali errori di questa squadra siano dovuti ad un’atteggiamento di troppa superficialità. Una partita come quella di ieri era da chiudere subito, perché oggettivamente il Genoa è stato tenuto in partita dal giochicchiare della Juve. Era importante farlo per risparmiarsi mezz’ora di tempi supplementari sulle gambe in vista di domenica e perché questi cali di concentrazione possono costare caro. Stavolta è andata bene, ma in un’altra occasione potrebbe andare decisamente peggio. Il gol di Melegoni, seppur molto bello, racconta alla perfezione l’atteggiamento della Juventus nella seconda frazione di gioco: avversario al limite dell’area e nessun difensore che esce a chiudere, tutti a guardare, dormita generale e pareggio rossoblù. Pirlo è stato così costretto a scomodare Ronaldo e in effetti il suo ingresso ha avuto un effetto positivo, facendo da campanello d’allarme per la squadra, che ancora una volta dimostra di aver bisogno come il pane del suo fuoriclasse, non riuscendo a farne a meno nemmeno in una partita che sembrava in discesa dal primo momento, ma che nonostante ciò stava sfuggendo di mano. Non è un caso che a deciderla sia stato il giovane Rafia, motivato a giocarsi le sue carte per far buona impressione su Pirlo. Un altro bel premio per la fiducia data da Andrea Agnelli al progetto under 23, che dopo due anni di lavoro inizia a dare i primi risultati.

“Zidanes y Pavones” diceva del Real dei galacticos Florentino Perez. Campioni e canterani. Strapagati e prodotti del vivaio pagati niente. Servirebbe anche alla Juventus un po’più di “Ronaldos y Rafias”, fuoriclasse della prima squadra e giovani in rampa di lancio che (paradossalmente) devono essere un esempio d’atteggiamento per i più grandi, che spesso si dimenticano di scendere in campo nelle partite considerate facili, ma che possono sfuggire di mano da un momento all’altro.