Finalmente una decisione è stata presa nonché dichiarata: dopo aver esautorato Gattuso, Leonardo e Boban, di fatto è stato quantomeno indicato il benservito anche ad Ibra che, come è giusto aspettarsi da un uomo di carattere, in un paio di mesi ha capito alla perfezione il circo in cui si è infilato.
Se facciamo un po' di attenzione tutti profili che hanno una cosa in comune, oltre al fatto di essere leggende: le palle.
Esatto proprio quegli attributi che tanto urtano la patetica suscettibilità aziendale tipica delle multinazionali a stelle e strisce, tutta "condivisione del progetto", "siamo una grande famiglia che rema nella stessa direzione", "riportare il Milan ai fasti di un tempo". Tutte definizioni di un vuoto assoluto, che non significano nulla e che sarebbero state apostrofate a meraviglia dal Conte Raffaello Mascetti con l'unica definizione in grado di descrivere esattamente questo spazio vuoto e siderale.
La decisione di liberarsi di coloro che la bocca non la sanno proprio tenere chiusa, relegando il poco decifrabile Maldini in un angolo, fa il paio tuttavia con la delibera di affidare tutta la responsabilità della parte sportiva ad Ivan Gazidis.
Questo rappresenta un autentico autogol in quanto le carte sono state scoperte in modo clamoroso, liberandosi proprio da quelle figure dal nome (e dalla storia) altisonanti, che si pretendeva facessero da parafulmine. Capita l'antifona, sono tutti  durati dai tre mesi all'anno, quello di Rino, uscito di scena con una cera che non vedevo dipinta sul suo volto nemmeno dopo una battaglia di 120 minuti ai tempi d'oro.

Segnali inequivocabili. Chi dice le cose come stanno non è affatto gradito. Gli adulatori di professione e di contratto sono i benvenuti e, scommetto, lo saranno anche a fronte di risultati pessimi. Basta fare come quei cagnolini di peluche che ogni tanto si vedevano sulla cappelliera delle auto: e' la via maestra per non urtare la proprietà, avere il posto più o meno assicurato in campo, su una poltrona o dietro ad una testiera da giornalaio.
Se, infatti, il saldo sportivo dell'AD sudafricano dovesse assomigliare, come temo, a quello finanziario, staremo a parlare di anno zero anche a giugno 2021: un bel decennio di zeri assoluti.
Perche' lo sbandierato progetto di riportare il Milan al ruolo che gli compete è, appunto, una battuta di Tognazzi. Non stiamo parlando di un ricco imprenditore lombardo che prende dalle macerie la sua squadra perché vuole vederla tornare a trionfare. Stiamo parlando di uno dei più grandi fondi d'investimento che si è ritrovato un osso tra i denti da Berluscon Lì ed ha, con un centinaio di milioni di perdite annue, il solo obiettivo di far sì che queste si riducano il più possibile. Questo dando per assodato che vendere una squadra con questi bilanci finanziari e sportivi rimane ad oggi pura utopia.
La stessa che ci accompagnerà tra poco allo Stadium per il solito match alla disperata.