Nella settimana dei record per il tennis italiano (per la prima volta 10 giocatori nella top 100, eguagliato il primato dei 4 nella top 30 come non succedeva dal 1977, Sonego vincitore del primo torneo su terra della stagione quello di Cagliari) va in scena il primo Master 1000 della stagione sulla superficie rossa quello di Montecarlo.
Nonostante ci si è forse dimenticati troppo in fretta che il campione in carica è Fabio Fognini, ultimo ad alzare appunto il trofeo nel 2019 in quanto l’anno scorso il Covid ha costretto gli organizzatori e cancellare il torneo, tutti gli occhi e la curiosità nei nostri confini erano, e non poteva essere diversamente dopo la finale raggiunta in terra americana, per il nuovo gioiello del tennis italiano Jannik Sinner,

All’uscita del tabellone principale del torneo la curiosità diventa attesa!

Sinner finisce nella parte alta e ciò significa affrontare potenzialmente al secondo turno il numero 1 del mondo, destinato a diventare il tennista più vincente di sempre vista l’età e considerando che il record di slam vinti di Roger Federer oramai purtroppo sul viale del tramonto o quasi è distante solo un sigillo, Novak Djokovic.
La sfida che tutti noi (o quasi) appassionati volevamo per testare a che punto si è nel percorso di crescita di Jannik che sembra non solo bruciare tutte le tappe (a 19 anni arrivava a questo torneo da numero 22 del mondo) ma che abbia anche raggiunto già una maturità tennistica tale da poter arrivare senza presunzione a pensare di poter giocare e vincere contro chiunque.
Pronti via e al primo turno si incontra lo spagnolo Ramos, numero 46 del mondo, buon giocatore da terra e reduce dalla semifinale di Marbella dove ha ceduto solo al terzo set a Carreno-Busta.
Insomma un buon banco di prova per rompere il ghiaccio e un impegno da non sottovalutare e difatti l’inizio dell’incontro non è dei migliori, subito break per Ramos che dimostra di appartenere alla categoria di quei tennisti classicamente detti “che vanno battuti” e non che si “battono da soli”.

Ma niente di allarmante, difatti una delle caratteristiche di Sinner è che ci mette forse ancora un pò per inquadrare l’avversario ed entrare in partita ma che, quando lo fa, il match non è mai finito qualsiasi sia il punteggio in cui si ci trova in quel momento.
Difatti da li in poi 4 giochi consecutivi, contro-break e break per Jannick al sesto gioco lasciando a zero l’avversario senza dargli mai la possibilità davvero di controbattere.
Il set si chiude 6-3 ma soprattutto lasciando l’impressione che l’italiano abbia preso le misure e che possa andare in controllo verso la chiusura del match.
E così va difatti, break subito al primo gioco del secondo set che basta e avanza per chiudere set e partita con un 6-3, 6-4.
Compito svolto senza troppi patemi, ghiaccio rotto e testa già alla sfida a Djokovic del giorno dopo.
Noi italiani quando si parla di sport qualsiasi esso sia, si sa, non siamo famosi per avere “pazienza” ed essere realisti quando abbiamo tra le mani un talento che potenzialmente ci potrà dare grandi soddisfazioni in futuro e dunque, una volta arrivato il passaggio del turno e la certezza di giocare il match, tutti, da tifosi a giornali, hanno pensato che questa partita non solo si può vincere ma che si possa giocare comunque alla pari con Nole qualsiasi sia la versione di se che fornirà in questo torneo.

Si parla di “versione di sé” perché molto spesso per i tre moschettieri del tennis degli ultimi 20 anni, (Federer, Nadal e Djokovic) i tornei che precedono gli Slam fanno parte semplicemente di una preparazione a quest’ultimi e dunque vengono giocati anche come semplice test fisico e mentale per arrivare agli appuntamenti che contano davvero quando hai già vinto tutto (Australian Open, Rolland Garros, Wimbledon, US Open) in forma smagliante.
Insomma sicuramente le premesse erano ottime, il nuovo che avanza e destinato ad essere il futuro del tennis contro il presente ma che un giorno fisiologicamente dovrà essere costretto ad abdicare.
Ma, come sempre nello sport, al di la di quello che si dice e si pensa è poi il campo ad emettere l’ultima sentenza e se si dovesse descrivere oggi la prestazione con una frase forse la migliore potrebbe essere “Non ci siamo ancora, ma ci saremo..”
“Mai svegliare il can che dorme” diceva un vecchio detto e Nole, forse anche stuzzicato dal fatto che si potesse solo pensare che un “ragazzino” potesse dimostrare di essere già alla sua altezza, si presenta con la testa delle grandi occasioni e si vede da subito che sarà una partita complicata.
Sostanza, profondità, recuperi, pesantezza di palla, Djoko da dimostrazione di essere intenzionato subito a stabilire la regola del più forte.
Ma Jannik ha un’altra grande caratteristica nel suo repertorio, non trema davanti a nessuno e prova a giocare la sua partita e il suo tennis.

Partita subito equilibrata, mette addirittura il naso avanti con il break al terzo gioco, ma da li in poi sale in cattedra Nole, Jannik non molla, reagisce, recupera un break, ma nel suo motore non sembrano ancora esserci tutti i cavalli che il Serbo mette sul campo che, se pur con difficoltà, porta a casa il set 6-4.
Un set quasi alla pari, ben giocato, con troppi errori forse ma il ragazzo ha comunque sempre 19 anni e sta giocando contro il numero 1 del mondo.
Nel secondo il copione non è esattamente lo stesso!
Tante difficoltà e troppi errori gratuiti misti all’esperienza e il carisma del Serbo che concede poco o nulla uguale 6-2 Djoko e partita finita.
Insomma il campo ha parlato non siamo ancora a quel livello, come pretenderlo anche stiamo parlando del più forte, ma….

Esatto, perché al di la del punteggio resta la forte sensazione che ci sia voluta una delle migliori versioni di Djokovic per battere questo Sinner e che si è giocato alla pari per almeno un set.
Jannik ha dimostrato che è uno che impara in fretta, soprattutto dalle sconfitte (sono convinto che se rigiocasse la finale a Miami con Hurkacz non la perderebbe mai) e le dichiarazioni di fine match , “Perdere fa sempre male, ma spero di rigiocarci contro presto!”, hanno l’aria non di essere un’uscita presuntuosa che non è nel carattere del ragazzo, ma una vera e propria sfida a se stesso.
Insomma, oggi è andata così il livello è ancora diverso, ma ogni giorno che passa lo sembra sempre meno .

Il ragazzo si farà”…e anche in fretta!