Che dagli ottavi di finale di Champions la strada sia sempre più dura e complicata, è cosa assai logica e risaputa, se poi l'urna di Nyon si mostra poco collaborativa, ecco che si rischia di trovare sul proprio cammino avversari poco alla portata. E' questo il caso della Lazio che, dopo anni nell'Europa minore ed essere finalmente tornata nel calcio dei grandi, qualche mese fa ha pescato il Bayern Monaco, squadra nettamente più forte e reduce dal triplete della passata stagione.

Ma se esiste un momento giusto per affrontare una squadra (sulla carta) più forte, allora non c'era momento migliore di ieri sera vista la situazione che stanno vivendo i bavaresi: mezza squadra fuori e panchina ridotta all'osso (vedi Sule utilizzato da terzino destro e il giovane Musiala da titolare sulla trequarti) e gli ultimi risultati altalenanti che oltre ad evidenziare una fase difensiva poco impermeabile ha riavvicinato il Lipsia alla vetta della classifica (-2 dai campioni in carica).
La Lazio aveva la grande possibilità di potersi misurare con una super potenza per poter verificare il proprio stato di forma e di percorso, visto che il progetto Inzaghi è ormai arrivato al suo quinto anno sulla panchina biancoceleste.
Insomma, una sfida impari sulla carta, ma che poteva risultare meno complicata grazie al gioco del tecnico piacentino (l'unico insieme all'Atalanta ha proporre un gioco corale e di alto livello tra le squadre prime nel campionato italiano) ma anche grazie ad uno dei centrocampi più forti in circolazione (formato dalle geometrie di Lucas Leiva, dalla forza fisica di Milinkovic-Savic e dall'inventiva di Luis Alberto) e la possibilità di poter contare su Ciro Immobile scarpa d'oro dell'ultima stagione.

Premesse e curiosità della vigilia, però, sono state spazzate via da una prestazione più che deludente che non solo preclude il cammino europeo dei biancocelesti (quasi impossibile ribaltare il 4-1 inflitto dai tedeschi soprattutto alla luce di quanto visto in campo) ma ridimensiona gioco e idee fin qui messe in pratica dall'undici di Inzaghi. Certo (quasi) nessuno si aspettava la Lazio vincente e la vittoria dei bavaresi non è poi così straniante (sono pur sempre i campioni in carica e nonostante le assenze hanno comunque schierato una formazione piena di talento e altamente competitiva) ma ci si aspettava almeno una prestazione di altro livello da parte dei laziali.

Il risultato finale (quel 4-1 che poteva anche essere più rotondo) è altamente condizionato da una prestazione fin troppo timorosa e passiva con i biancocelesti completamente ammaliati dalla forza degli avversari e fin troppo remissivi: insomma, quel timore reverenziale che spesso si trasforma in adrenalina e in voglia di ribaltare i pronostici, finisce per avere l'effetto opposto, portando i giocatori d'Inzaghi in uno stato confusionale ben visibile sin dall'inizio della partita. Non aiuta poi il fatto di regalare agli avversari il gol del vantaggio dopo solo nove minuti, gol arrivato grazie ad un passaggio scellerato di Musacchio (così in confusione da venir richiamato in panchina già alla mezz'ora) che anzichè servire Reina lancia Lewandowski a rete. Stop e tiro in porta per il polacco che mette a segno uno dei gol più facili della sua carriera e che indirizza il match dalla parte dei suoi. Di lì in avanti solo Bayern, che raddoppia al 24' con il giovane Musiala, bravo nel farsi trovare libero e nel battere Reina con un potente e preciso tiro dal limite dell'area anche se il talento inglese gode di troppo spazio e di troppo tempo per poter calciare. Il risveglio della Lazio è affidato alle poche idee (e soprattutto confuse) di Luis Alberto e a qualche giocata di Correa che però non trova mai il guizzo giusto per poter far male agli avversari. Sul finire del tempo poi i tedeschi calano il tris usufruendo di una Lazio mal posizionata dopo un calcio da fermo a favore, ma soprattutto dal duo Leiva-Patric con il primo che disturba il secondo dando così a Coman la possibilità di andare via in campo aperto e a Sanè di mettere in rete il gol del 3-0 dopo la respinta di Reina sul tiro del francese.

La ripresa è meno avvincente, anche perchè da un nuovo angolo a favore della Lazio arriva un nuovo contropiede del Bayern che chiude i conti grazie ad un autogol di Acerbi. A poco serve il gol della bandiera di Correa, che risponde a stretto giro di posta al 4-0 avversario con una serpentina delle sue conclusa da un diagonale forte e preciso che batte Neuer. Nonostante il gol arrivi al 49', il resto della partita offre pochi spunti con il Bayern che stacca la spina (e che evitare di dilagare) e la Lazio che prova qualche sortita senza però offendere.

Mettendo da parte il risultato (come detto la sconfitta era più che preventivabile) a deludere è la prestazione complessiva con una difesa inguardabile (malissimo Patric e Musacchio), esterni rivedibili (Lazzari troppo confusionario e intimidito soprattutto nel primo tempo, Marusic poco valutabile visto che cambia ben tre ruoli durante la partita) e la mancanza di personalità da parte dei tre centrocampisti mai capaci di far cambiare passo alla partita. Male poi anche Immobile che come in Nazionale fatica ad entrare in partita.

Insomma, questo 4-1 (che poteva essere più largo in proporzione a quanto visto) condanna la Lazio all'eliminazione e rende la gara di ritorno praticamente inutile.
Sarà, però, importante provare nella trasferta in Germania a mettere in campo uno spirito diverso e chissà che la voglia di riscatto possa permettere alla squadra di Inzaghi di far vedere le proprie idee senza paure e remore.