La storia del calcio dice che il mercato di una grande squadra è fatto di pochi grandi nomi, che vengono trattati e, in un tempo ragionevole, acquistati. In tal senso, non si può parlare di grande società per il Milan di Mirabelli e Fassone, che ha trattato nomi di medio livello (non giocatori scarsi, ma neanche fenomeni), pagandoli più del dovuto. Conti, Kessié, Chala, Rodriguez ecc. si presentavano come elementi validi, ma non di primissima fascia e sono stati pagati un 20/30 % in più delle loro legittime quotazioni del momento. André Silva, rapportato al calcio lusitano o spagnolo, è un buon elemento, ma è comunque stato pagato un'esagerazione. Del sopravvalutato Bonucci non voglio neanche parlare.

Per motivi diversi, anche il mercato del Milan di Elliott non può essere definito da grande squadra. Paquetà è stato preso in poco tempo, questo è vero, ma il suo valore è tutto da scoprire e non sappiamo quanto l'interessamento di altri grandi club fosse effettivo o non pompato dal suo club per far salire il prezzo. Per il resto, il Milan ha già beccato il 2 di picche da un campione sul viale del tramonto, ovvero Fabregas, e da uno dei tanti mestieranti del calcio sudamericano che sbarcano il lunario in Europa, parlando di Muriel. Per il resto una ridda di nomi, occasioni e trattative che potrebbero o dovrebbero aprirsi: Johansen, Obiang, Tielemans, Bennasser, Duncan, Sensi, Pellegrini, Carrasco. E se il belga Carrasco potrebbe spingere il suo club cinese alla cessione, in quanto annoiato dal dorato esilio in Estremo Oriente, alcuni dei nomi di cui sopra sono esuberi dei rispettivi club, mentre altri sono buoni giocatori e niente più.

I problemi sono 2:
1) il Fair Play Finanziario esiste, le sue regole vanno rispettate, e se la severità Uefa nei confronti del Milan può apparire eccessiva, le sue sanzioni restano e, fino a una nuova pronuncia del TAS, non si può ignorarle.
2) il Milan non ha più appeal sui campioni, magari anche su quelli che non lo sono più, come Fabregas, ma che credono di esserlo e si percepiscono come tali.

Considerando tutto, appare buona l'idea di puntare su un ragazzo come Abanda che, data la giovane età, può vedere di buon occhio il trasferimento in una maglia che, a differenza della società, resta prestigiosa e gloriosa. Oltretutto, andando il giocatore verso la scadenza del contratto, lo si può prendere senza esporsi e senza torturare il bilancio. In fondo anche Paquetà, giovane emergente e non ancora affermato, ha trovato affascinante l'avventura milanista.

La necessità di raggranellare soldi spingerà a cessioni come quella di Borini o Laxalt nel breve periodo. Per Borini, tutto sommato, mi dispiace, dato che si è sempre mostrato volenteroso e pronto a sacrificarsi. Quanto a Laxalt, se ciò significa una nuova chance per Chala, meglio cederlo.

Si ritorna a parlare di una cessione di Donnarumma in estate e la Gazzetta ha ipotizzato un prezzo intorno ai 40 milioni. Su Gigio resto della mia idea ovvero che il ragazzo sembra aver vinto i suoi dubbi esistenziali, per cui è in crescita e fra i pali si sta comportando da fenomeno (dormita con la Fiorentina a parte). In uscita sulle incursioni in linea verticale è molto bravo, ma sui cross balla sempre il tango, il flamengo, la samba e la cucaracha: insomma fa stare col patema d'animo. In questo momento non vale ancora 40 milioni di euro, per cui se si trova un acquirente disposto a metterci quei soldi, lo si ceda. Per una cifra inferiore non lo farei, perché Reina ha la sua età, mentre Plizzari è acerbo e occorrerebbe spendere comunque una bella cifra per un estremo difensore in età.

Il Trabzonspor ha ritrovato se stesso, cioè la Trebisonda, e di fronte alla minaccia di sanzioni UEFA, si è deciso a pagare al Milan quanto doveva per Kucka e Sosa. Una boccata di ossigeno, in quanto il credito relativo minacciava di trasformarsi in un bad debt, cioè in una sofferenza, aggravando così il non già florido bilancio milanista.