C'è stato un momento, uno solo, in cui il Milan poteva davvero fare suo il confronto casalingo col Verona. Il Milan era andato in svantaggio al 13° minuto a causa di una rasoiata di Zaccagni che, snobbando l'opposizione di Calabria, aveva tranciato in due triangoli esatti l'area di rigore. Faraoni aveva deviato in rete anticipando Hernandez sul filo filo filo filo del fuorigioco. I due milanisti avevano fatto la figura dei polli, ma a mio avviso, al di là di qualche demerito, Zaccagni e Faraoni avevano rasentato la perfezione. Al 26° Bonaventura si procurava la punizione dal limite facendosi tirare giù spalle alla porta. Calciata a effetto, la battuta di Chala diventava letale al contatto con la barriera e schizzava oltre il portiere. Qualche minuto dopo, alla mezzora, i rossoneri sfioravano l'ingresso in paradiso. Leao veniva lasciato libero dai due marcatori del Verona posti a presidio della metà campo scaligera e partiva in contropiede con impressionante padronanza della sfera. Il suo dialogo con Castillejo era a regola d'arte, così come perfetto era l'inserimento di Rebic a sinistra al limte dell'area. Il croato si apprestava a calciare di destro sul palo sinistro di Silvestri, ma notava che lo stesso Silvestri e i suoi avevano ripiegato in maniera da evitare proprio quel colpo. Rebic avrebbe potuto optare per sorprendere il portiere sul primo palo, ma esitava perdendosi in un dribbling senza futuro. Forse sarebbe stato troppo per il Milan, visto che aveva pareggiato su deviazione, ma il vantaggio avrebbe consentito a Leao, Castillejo e Rebic di sfruttare ampi spazi in contropiede. Il Diavolo non ha poi avuto altre occasioni così limpide, neanche in occasione del palo di Castillejo nel finale.

Il problema è stato che il Milan non era solo rimaneggiato, ma lo era in ruoli chiave. Mancavano infatti Ibra, il regista d'attacco, e Benncer, il metronomo del centrocampo. E se Musacchio può essere considerato equivalente a Kiaer, l'assenza del solido Krunic amplificava gli effetti dell'assenza di Bennacer, perché lasciava Kessie, schierato centromediano, a fungere da regista e frangiflutti nel contempo. Conti, a sua volta, era sostituito da quel Calabria, generosissimo nel suo impegno (niente da dire), ma frenato da limiti spaventosi. Il primo tempo, inoltre, veniva ben sfruttato da Juric per trarre un'indicazione importante. La zona destra del Milan, infatti, era la più vulnerabile, in quanto Castillejo giocava molto avanzato in appoggio alle 2 punte e Chala, appena sufficiente in fase di interdizione, non proteggeva a sufficienza il disastroso Calabria. Il tecnico di Spalato concentrava la forza d'urto dei suoi proprio sulla destra dei padroni di casa e per 25 minuti il Milan vedeva le streghe di Benevento, quelle di Salem, Amelia, Maga Magò, la Matrigna di Biancaneve e perfino il Mago Gargamella terrore dei Puffi. Pessina e Zaccagni colpivano i legni a Donnarumma battuto e, forse l'occasione più clamorosa di tutte, Verre deviava involontariamente la sfera a fil di palo con la testa dopo un batti e ribatti da brividi. Rebic e Leao, tagliati fuori dall'azione, sempre sotto controllo del Verona, non ricevevano più palloni. E che Juric volesse vincere a tuti i costi la partita, lo si deduce proprio dall'episodio che salvava i rossoneri. Sofyan Amrabat, un fior di giocatore come Zaccagni, entrava col piede a martello sulla caviglia di Castillejo e veniva espulso con l'intervento del VAR. Sembrava un tipico fallo di frustrazione, teoricamente inspiegabile per una squadra che stava pareggiando fuori casa a SanSiro contro il Milan, ma in realtà più che logico per un Verona che credeva nella vittoria ed era innervosito per non essere ancora in vantaggio.

L'espulsione di Amrabat salvava i rossoneri dalla sconfitta, in quanto il Verona si chiudeva a riccio nella propria area rinunciando ad assumersi rischi e il pubblico, preso da comprensibile impazienza, aiutava gli avversari mettendo ansia ai rossoneri (il pubblico come alleato degli ospiti di cui aveva parlato l'esperto Ranieri dopo Milan-Sampdoria). Senza un ariete forte di testa come Ibra, il Milan poteva solo mettere alle corde l'avversario che, pur soffrendo, portava a casa un punto più che meritato, visto che in 11 contro 11 non aveva fatto vedere palla agli avversari. A nulla serviva l'ingresso di Paquetà al posto di Bonaventura, che consentiva a Chala di andare a sinistra e ai compagni (Leao e Calabria) di ricevere, senza trasformare, 3 assist al bacio del brasiliano. Anche in questa occasione Pioli mostrava la tendenza a perdere improvvisamente la bussola, visto che faceva entrare Daniel Maldini in pieno recupero, quando si sa che tali sostituzioni le opera chi, già in vantaggio, intende spezzare il ritmo degli avversari. Forse Pioli non arrivava a smorzare l'ardore dei suoi, ma quel cambio, che sarebbe stato intelligente 5-6 minuti prima, finiva per rivelarsi una cosa, a dir poco, inutile.

Ora, valutando con freddezza e logica la partita di ieri, i milanisti dovrebbero ritenere positivo l'esito del match. Il Milan, infatti, affrontava una squadra che aveva solo 2 punti in meno in classifica, quindi un avversario di forza paragonabile. Lo faceva sì giocando in casa, ma con assenze pesantissime, per i motivi tecnico-tattici che ho scritto sopra.  Pioli non aveva molte alternative, ma avrebbe potuto schierare subito Paquetà mediano/interno destro e lasciare Chala a sinistra, zona dalla quale trova più facile svariare che partendo da destra. Nel caso dell'ingresso di Maldini, come già detto, Pioli dimostrava una volta di più di avere limiti caratteriali e nervosi preoccupanti.

I tifosi, spalleggiati anche da qualche commentatore, sono scatenati contro tutti e tutto, essendo passati da un "Dai che arriviamo al quarto posto!" a un "Perché hanno venduto Piatek senza sostituirlo." e anche a un "Non fateci più vedere Kessie, Calabria, Leao e Paquetà.". Come sempre, tuttavia, occorre valutare le cose con raziocinio, nel senso che è evidente che in questa stagione sono stati commessi degli errori, ma le conseguenze degli errori vengono sempre amplificate se si crede che a essi si possa rimediare nei momenti in cui i margini per rimediare sono ridotti.

Ieri Piatek nella bagarre finale sarebbe stato inutile, in quanto il colpo di testa mancato ai rossoneri non è il suo forte, ma con chi lo si sarebbe dovuto sostituire? Io avrei preso Petagna, giocatore che ha raggiunto la maturità. Ma è costato al Napoli 18 milioni senza partecipare a un'asta e, se si fosse aggiunto il Milan sarebbe di certo costato più del suo valore. I tifosi avrebbero storto il naso, come se a gennaio si possa comprare chi lo sa chi. Senza contare, inoltre, che Petagna non sarebbe forse venuto a fare la riserva di un insostituibile come Ibrahimovic. 

Kessie, non potendo giocare alla Bennacer, ha giocato alla Bakayoko, senza avere però a sua volta un altro Kessie accanto. Ha fatto più del suo, considerate le circostanze. Dal canto loro, Leao e Paquetà hanno rispettivamente 20 e 22 anni, laddove fino a un anno e mezzo fa molti dicevano che André Silva a 23 anni doveva essere atteso, perché era uno dei migliori in Europa alla sua età. E perché non dare qualche mese ai primi due? Non sono due combattenti, per certi versi a volte sono come pulcini bagnati, ma credo che un proverbio messicano consigli di non deridere un vitello, perché potrebbe diventare un toro da corrida. Del resto vi ricordo che Dejan Savicevic, la carezza del Montenegro, fu accolto dalle identiche perplessità, ma Liedholm, commentando una delle sue prime partite in rossonero, disse che la prestazione era stata negativa, ma aveva fatto anche delle giocate che gli altri non fanno in tutta una carriera. Calabria è davvero negativo, una sciagura, ma ieri la sua grinta mi ha fatto tenerezza, mentre il suo sostituto belga, entrato nel finale, ha giocato troppo poco per essere giudicato. Al limite ci si dimentica che in panchina c'è un tecnico serio e preparato, ma che va nel pallone nelle situazioni complicate e che non ha grande personalità. E sarà lì che a stagione finita, qualunque sia stato l'esito, bisognerà intervenire.

La società e la dirigenza hanno fatto errori, ne stanno ancora facendo e ne faranno, ciò non si discute. Uno di questi, per esempio, è stato di rinunciare per almeno un mese a Paquetà sperando che si stancasse  e levasse le tende. Forse lo hanno fatto per ostilità verso gli acquisti di Leonardo, come forse perché pensano di lanciare qualche altro giovanotto rampante in quel ruolo. Ma è inutile far loro la guerra, perché al momento sono l'unica società e dirigenza che andiamo. E poi molte scelte che sembrano inspiegabili potrebbero trovare una logica in un cambio societario e di conduzione tecnica.

La stagione è ormai, almeno in parte, rovinata. Sfruttiamo al meglio quello che abbiamo e non pretendiamo la luna che, per ora, non si può raggiungere.

Forse mi sono dilungato un po'. Nel caso, me ne scuso, però da ieri ne sto sentendo troppe e credo che si stia anche un po' esagerando nel catastrofismo.