Con un organico decimato dagli infortuni - mancavano Insigne, Albiol e Fabian tra i titolari, oltre a Chiriches e Diawara- e stanco (quella contro i friulani era per il Napoli la quindicesima partita giocata dal 13 gennaio) è stato ottenuto quel che più contava, la vittoria. In queste condizioni - alle quali va aggiunta la ravvicinata distanza di nemmeno settantadue ore da una impegnativa trasferta europea- era davvero difficile pretendere una bella prova. L'Udinese, inoltre, non era di certo venuta a Napoli a porgere l'altra guancia: la squadra di Nicola aveva estrema necessità di fare punti, ritrovandosi di una sola lunghezza sopra alla terzultima, a causa di quattro sconfitte rimediate nelle ultime sette gare. Se era difficile chiedere di più dal punto di vista della qualità della prestazione, si può e si deve esigere però che questo gruppo completi finalmente la maturazione necessaria per diventare grande squadra. Vanno evitati a tutti i costi cali di tensione come quello di domenica: seppur giocando bene a intermittenza, il Napoli era andato sul 2-0 a metà del primo tempo, prima di rilassarsi e prendere in sei minuti, perlopiù in casa, due reti che potevano mettere a rischio una partita già vinta.

IL BICCHIERE MEZZO PIENO- Il disordine in campo e i cali di concentrazione patiti nel primo tempo non cancellano le note positive che emergono da questa vittoria. Innanzitutto, regala speranza l'esordio assoluto da titolare di Amin Younes, sin qui complessivamente in campo appena 44 minuti in campionato. Nei cinquantasei giocati domenica ha realizzato il primo gol con la maglia azzurra e si è reso autore di discreti spunti. Buona prova la sua, tantopiù per chi come lui ha giocato così poco nell'ultimo anno. Il 25enne ex nazionale tedesco forse è troppo sottovalutato nella considerazione generale: di sicuro non può fare altro che continuare a migliorare. Il gol che ha indirizzato la vittoria è stato segnato da Milik: un bellissimo colpo di testa, che porta a quindici il suo bottino di gol in campionato e migliora la sua media gol/minuti (sempre più la migliore di questa Serie A) a un'eccellente rendimento di una rete ogni 81 giocati. Arek spesso scompare dalla partita, ma sempre più i numeri sono dalla sua parte e definiscono immeritati i troppi dubbi sul suo conto. Arriva anche il primo gol del 2019 per Mertens: il belga sembra in ripresa dopo un periodo di scadimento di forma. Va però detto che i suoi numeri stagionali complessivi siano, nonostante tutto, buoni: nove reti e altrettanti assist in campionato, ai quali si aggiungono tre reti e due passaggi decisivi nelle coppe europee. Ritrova sempre più il feeling con la rete avversaria anche Callejon: quello contro l'Udinese è il quarto gol stagionale (tutti arrivati negli ultimi due mesi), ai quali va ad aggiungersi il consueto prezioso contributo in termini di assist (già sono ben dodici). Più in generale, il Napoli -che non segnava quattro gol al San Paolo da inizio dicembre contro il Frosinone- torna ad essere il terzo attacco del campionato (assieme alla Roma), ad appena cinque in meno dal secondo, quello dell'Atalanta. I tre punti ottenuti sono pesanti: ne erano stati conquistati solo sei nelle ultime cinque partite di campionato. Con la vittoria sull'Udinese, diventano così sette le lunghezze di vantaggio sulla terza e diminuiscono a quindici quelle dalla Juventus.

TEMPO DI PRIMI BILANCI- La pausa del campionato nel prossimo fine settimana -per permettere lo svolgimento delle qualificazioni ai prossimi Europei- darà tempo un po' a tutti noi tifosi di fare, almeno si spera, qualche serena valutazione in attesa del rush finale del campionato e delle coppe europee. All'ombra del Vesuvio non c'è una moderata, ma generale soddisfazione per quanto si è fatto sinora. È indubbio: il Napoli non gioca più bene come fatto nel 2017, né segna più facilmente come gli riusciva sino a due anni (già nei primi cinque mesi del 2018 aveva frenato molto, come indicano inequivocabilmente i numeri che qualcuno non vuole vedere in sede di analisi). Però, magari, in questi giorni ci sarà modo di riflettere su come si sarebbe incondizionatamente messa un po' tutti la firma ad agosto per avere a questo punto della stagione -nonostante il pesante dazio da pagare all'inizio di un nuovo ciclo e di un radicale cambiamento tattico e di gestione della rosa- sette punti di vantaggio sulla terza. Tanto più vedendo come, secondo un giudizio quasi plebiscitario dei media, le milanesi e la Roma si fossero rafforzate maggiormente degli azzurri e avessero complessivamente qualcosa in più.

SI STA FACENDO BENE- Se è vero che i punti di distacco dalla Juve sono ben quindici, è purtroppo innegabile anche che i bianconeri, con una campagna acquisti da più di 200 milioni - che ha portato a Torino Ronaldo, Cancelo, Can e Bonucci, solo per citare alcuni acquisti "incredibili" fatti dalla capolista- la scorsa estate si siano rafforzati enormemente più del Napoli, che pure lo ha indubbiamente ben fatto. Solo due volte nella sua storia la squadra partenopea ha fatto più punti alla ventottesima giornata, ma mai si era trovata al secondo posto, pur essendo ai quarti in una competizione europea. Un traguardo raggiunto tra l'altro in un periodo storico nel quale Il mediocre livello del campionato italiano lo rende ancora più complesso, come testimoniato dall'essere rimasta l'unica della Serie A, assieme alla Juventus, ancora a competere in Europa. Ora arriva una pausa che se da un lato continuerà a stancare i vari nazionali impegnati (a proposito, ma come si fa a non convocare Meret?), permetterà di far rifiatare tanti altri azzurri, recuperare qualche infortunato e dare tempo all'ambiente per valutare a bocce ferme quanto di buono si sta facendo. La speranza generale è che il giudizio finale, dall'attuale discreto, si trasformi in ottimo: un cambiamento che passa, come tutti sappiamo, dalla lontana Baku.