Il posticipo del lunedì sera, Juventus-Crotone, chiude una lunghissima giornata di campionato che ha accompagnato per intero il primo fine settimana di sole quasi primaverile. Iniziata venerdì sera con le vittorie di Fiorentina e Torino, rispettivamente in casa contro lo Spezia e a Cagliari, è stata la giornata che ha sancito la prima vera svolta nella corsa allo scudetto. Con la vittoria ottenuta nel derby, l’Inter compie un serio allungo in classifica sulle inseguitrici e rilancia con prepotenza la sua candidatura al ruolo di favorita per la vittoria finale. Difficile in questo momento immaginare un esito differente. Una vittoria netta, quella dei nerazzurri nel derby, che è stata in discussione solo per qualche minuto ad inizio secondo tempo, quando il Milan ha avuto, da palla inattiva, un paio di opportunità per riequilibrare la gara che hanno trovato Handanovic pronto alla risposta.
La formazione rossonera esce dunque nettamente sconfitta e ridimensionata dal derby cittadino e, più in generale, da un periodo in cui ha perso anche contro Juventus, Atalanta e Spezia. Sconfitte che dicono molto più degli attuali quattro punti di distacco dalla capolista. La sensazione è che la corsa del Milan alla vetta della classifica e le speranze di tornare a vincere lo scudetto, a dieci anni di distanza dall’ultimo successo, siano definitivamente naufragate sotto i colpi di Lautaro, due volte, e Lukaku. La carica che ha portato la squadra di Pioli ad una marcia folgorante e a tratti quasi inarrestabile, fin dalla ripresa dello scorso campionato dopo il lockdown, pare essersi esaurita. Resta concreto l'obiettivo quarto posto, comunque un traguardo da non disprezzare, valutato il reale potenziale della rosa a disposizione di Pioli. Nella lotta Champions, nonostante gli alti e bassi che stanno caratterizzando la loro stagione, rientrano la Lazio, vittoriosa in casa contro la Sampdoria, e l’Atalanta, che ha superato il Napoli. Per la squadra di Gattuso, dopo l'illusoria vittoria contro la Juventus, la sconfitta di Bergamo è il secondo schiaffo pesante, che segue quello ricevuto a Granada in Europa League giovedì scorso. Due battute d'arresto consecutive che confermano un momento difficile per la squadra partenopea, alle prese anche con diverse assenze che minano ulteriormente una rosa forse troppo sopravvalutata in sede di pronostico. Nel posticipo domenicale, la Roma, fermata sullo 0-0 da un tenace Benevento, ridotto in dieci per gran parte del secondo tempo, perde un’importante occasione per mettere il Milan nel mirino e tenere a distanza le inseguitrici che minacciose avanzano. 

La Juventus arriva alla sfida dello Stadium contro il Crotone provvisoriamente al sesto posto in classifica, lontana undici punti dall’Inter ma con la concreta possibilità, in caso di vittoria, di superare la Roma e accorciare sul Milan, lanciando quindi una pesante candidatura ad uno dei primi quattro posti, obiettivo minimo il cui eventuale fallimento non può nemmeno essere preso in considerazione. La percezione della situazione in casa bianconera è senza dubbio falsata dalla partita contro il Napoli ancora da recuperare ma, in questo momento, il distacco dalla vetta appare difficile da colmare. Nella sfida con i calabresi, contro i quali all’andata andò in scena uno di quei tanti pareggi ottenuti contro formazioni di bassa classifica che hanno caratterizzato la prima parte di stagione della Juventus e fin da subito hanno allontanato i bianconeri dalla vetta, la squadra di Pirlo è chiamata a riscattare le brutte prestazioni di Napoli e Oporto, a vincere e possibilmente a ritrovare quella confidenza con il gol che pare essere stata smarrita in queste ultime partite. 

Infortuni e squalifiche rendono quasi obbligate le scelte del mister bianconero. L’indisponibilità di Bonucci e Chiellini, impone la presenza in campo della coppia difensiva di un prossimo futuro che molti tifosi vorrebbero già presente, De Ligt e Demiral. Sulle due fasce i brasiliani Danilo e Alex Sandro completano la retroguardia. In porta gioca Buffon, titolare come al solito in coppa Italia e in partite come quella di stasera. In mezzo al campo, squalificato Rabiot e ancora indisponibile Arthur, la coppia centrale è composta da Bentancur e McKennie, che finalmente vedremo in una posizione più consona alle sue caratteristiche. Sulla fascia destra agirà Chiesa, mentre sulla corsia opposta torna protagonista Ramsey che, dopo alcune partite saltate per infortunio, si riprende quella posizione ibrida tra la fascia e la trequarti che tanti dubbi finora ha sollevato sul sistema di gioco di Pirlo. In avanti, con Morata, non al meglio per via dei postumi di un’influenza, che parte dalla panchina pronto eventualmente a subentrare, Ronaldo è affiancato da Kulusevski. Dopo la presenza tra le riserve ad Oporto, torna di nuovo fuori dalla lista dei convocati Dybala, ormai assente da oltre un mese. Se si può concedere a Pirlo un’attenuante per questa decisamente poco convincente prima stagione da allenatore, questa va sicuramente ricercata anche all'indisponibilità, praticamente da inizio stagione, di uno dei talenti più preziosi della rosa bianconera, fuori uso dal finale dello scorso campionato e finora mai pienamente recuperato. La risposta del Crotone di Stroppa è affidata ad un 442. Davanti alla porta difesa da Cordaz, l’allenatore schiera una linea composta sugli esterni da Pedro Pereira e Luperto con al centro Magallan e Golemic.  In mediana Molina e Vulic, con Reca largo a sinistra e Junior Messias che parte da destra, libero di accentrarsi per supportare la coppia offensiva formata da Di Carmine e Ounas. L’evidente differenza di valori tra le due formazioni non ammette un pronostico differente dalla vittoria dei padroni di casa.

Sotto la luce dei potenti riflettori dell'impianto torinese, risaltano, ogni partita di più, i seggiolini bianchi e vuoti. Non portano particolare consolazione gli striscioni neri dei vari sponsor, posizionati sulle prime file a ridosso del campo nel tentativo di alleggerire l'impatto del vuoto. Non bastano giochi di luce, coreografie digitali e nemmeno l’impegno di Pinsoglio, quasi commovente per la dedizione con cui in ogni partita cerca di non far pesare sulla squadra l’assenza di oltre quarantamila tifosi, a sostituire la passione e il sostegno della gente, in quel rito suggestivo e quasi irrazionale che si ripete ogni fine settimana da oltre un secolo. Il solito inascoltabile inno della Lega Serie A precede un minuto di raccoglimento dedicato a Mauro Bellugi, al termine del quale, dopo il sentito applauso dei pochi presenti allo stadio, agli ordini dell’arbitro Marini, la partita può avere inizio. Juventus vestita con i colori tradizionali, Crotone con un discutibile completo verde e rosa.

Nella prima parte della gara i padroni di casa faticano a scrollarsi di dosso la ruggine di questo periodo opaco. La squadra appare a tratti incerta. Produce una manovra lenta e sterile, priva di sbocchi e riferimenti in avanti. I pochi movimenti senza palla rendono le transizioni come al solito pachidermiche. In più di un'occasione si assiste a qualche scivolata di troppo da parte dei giocatori bianconeri. Siamo al punto di sbagliare anche la scelta delle scarpe sul campo di casa. Il Crotone non si presenta nell’area avversaria per disturbare l’avvio della manovra ma si limita a chiudere gli spazi. Il piano di gioco per buona parte del primo tempo riesce bene alla squadra di Stroppa che, quando ne ha l’occasione, tenta di ripartire sfruttando l’agilità dei giocatori d’attacco. Pericoli per la porta di Buffon comunque non ne arrivano.

Tutto quello che la Juventus produce nei primi venti minuti è racchiuso da un tiro al volo di Kulusevski e da un sinistro svirgolato di Ramsey da buona posizione, terminati  entrambi sul fondo. Sono Chiesa e Danilo, sulla fascia destra, a trasmettere la sensazione di poter creare pericoli con le loro iniziative. Soprattutto le avanzate improvvise del terzino brasiliano provocano affanno e disordine nell’attenta retroguardia dei calabresi. Pur senza incantare, la Juventus con il trascorrere dei minuti sale di ritmo e, a partire dalla mezz’ora di gioco, si piazza stabilmente nell’area di rigore avversaria. Arrivano diverse occasioni per passare in vantaggio. La più importante nasce da un’iniziativa di Chiesa. Servito da un’apertura di Bentancur, l’esterno da destra punta Luperto e, arrivato sul fondo, lascia partire un cross teso. Il tocco di Cordaz mette fuori tempo Ronaldo che, ad un passo dalla porta, non riesce a coordinarsi per mettere in rete. Ancora un’iniziativa di Chiesa sulla destra.  Da un suo cross si accende una mischia in area risolta con un sinistro al volo di De Ligt che scivola ad un passo dal pallo. Qualche minuto più tardi, ancora da uno spunto di Chiesa nasce un’altra importante occasione da gol per la Juventus. L’esterno rientra sul sinistro e crossa sul secondo palo, scavalcando tutta la linea difensiva avversaria. Sul pallone, completamente liberi, arrivano Ramsey e Alex Sandro. E’ il gallese ad impattare di testa e a colpire la traversa. 

Il gol sembra ormai una questione di momenti ed arriva di lì a poco. Alex Sandro riceve da McKennie sul centro sinistra. Il cross del terzino brasiliano è perfetto e cade sul secondo palo dove Ronaldo, con una perfetta scelta di tempo, impatta di testa in rete. La Juventus è in vantaggio. La difficoltà principale di questa partita sembra risolta. Pinsoglio applaude soddisfatto il bel gol confezionato dai compagni. Il sospiro di sollievo diventa però apprensione quando, con il pallone a centrocampo, il gioco non riprende. L’arbitro Marini fa cenno di aspettare. E’ in corso il controllo del Var sulla posizione di Ronaldo. Dal replay fornito da Sky, il portoghese pare essersi mosso con i tempi giusti. Il gol sembra buono. Passano venti secondi, poi trenta, poi un minuto. Il tifoso bianconero davanti alla tv inizia a preparare l’animo in vista dell’ennesimo gol annullato per un capello in fuorigioco. Sta iniziando a maledire il Var e la tecnologia, quando finalmente la rete viene convalidata. Pinsoglio dalla panchina esulta una seconda volta. Sono trascorsi quasi due minuti. Mi chiedo come sia possibile rilevare eventualmente un chiaro ed evidente errore (principio basilare del protocollo Var), commesso dagli arbitri di campo, in una situazione che richiede una revisione video tanto lunga. Il fuorigioco è oggettivo, ma in situazioni di questo genere, per la salvaguardia del gioco, sarebbe meglio confermare la decisione degli arbitri in campo, senza perdere minuti a tracciare ogni tipo di linea alla ricerca di mezza spalla o di un ginocchio che sporge appena oltre in maniera del tutto ininfluente. Nel protocollo moviolistico del football americano, che utilizza la tecnologia da ormai moltissimi anni, esiste la dicitura “too close to call”. Quando le immagini non chiariscono oltre ogni dubbio quello che è accaduto, resta valida la decisione presa sul campo. Sarebbe forse il caso che anche il protocollo Var nel calcio iniziasse a contemplare una simile possibilità, soprattutto in una situazione di gioco dove basta spostare il fermo immagine di un attimo per ritrovarsi con una percezione dell’azione completamente differente.
Ottenuto il vantaggio, la Juventus continua a spingere e, dopo un sinistro di Chiesa, sempre molto continuo nella sua azione, che passa non distante dal palo, trova il raddoppio. Danilo interrompe la manovra della squadra di Stroppa al limite della sua area e palla al piede distende la falcata nella metà campo avversaria. Scarica su Ramsey che subito cerca Ronaldo. L’azione sembra aver perso, come spesso accade, la sua inerzia iniziale. Il portoghese si accentra e lascia partire un destro violento e rasoterra da fuori area sul quale Cordaz interviene respingendo lateralmente. Il pallone, destinato a spegnersi in calcio d’angolo, viene invece raccolto da Ramsey, bravissimo a intuire lo sviluppo dell’azione e a pennellare con il sinistro un cross perfetto dalla linea di fondo. Sul pallone morbido calciato dal gallese irrompe Ronaldo. Il suo colpo di testa schiaccia in maniera potente il pallone nell’angolo. E’ il raddoppio della Juventus, un gol bellissimo per la potenza del gesto atletico dell’attaccante juventino. Prima dell’intervallo, il fuoriclasse portoghese avrebbe l’occasione per la tripletta personale ma arriva scoordinato sul pallone e calcia sul fondo un’occasione molto favorevole servitagli da Ramsey dopo uno scambio veloce con Kulusevski.
Si chiude con la Juventus in vantaggio di due gol, un primo tempo che ha evidenziato l’enorme divario tra le due formazioni in campo. Una differenza tale da non lasciare particolari preoccupazioni nel sempre apprensivo tifoso bianconero davanti alla tv per il prosieguo dell’incontro. Restano mute anche le chat di whatsapp, segno che la partita non preoccupa più nessuno. Una volta sbloccata, scivola serenamente verso l’attesa e prevedibile vittoria.

Il secondo tempo si apre con una novità nelle file del Crotone. Entra in campo l’ex bianconero Luca Marrone, giocatore che ad inizio carriera lasciava immaginare una strada calcistica diversa da quella  poi effettivamente percorsa. L’ex centrocampista, reinventato difensore da Conte, prende il posto di Luperto, sempre in affanno contro Chiesa. Il Crotone prova anche a modificare l’atteggiamento, nel tentativo di trovare un colpo per riaprire una partita impossibile. Alza la linea del pressing e inizia a disturbare la Juventus fin nella sua area. Questa volta però la saggezza di Buffon, sempre attento a scegliere la soluzione più semplice, aiuta i bianconeri a non eccedere con i passaggi rischiosi al limite dell’area. Il portiere non sollecita mai Bentancur in tal senso, lasciandogli questa partita per superare l’errore di Oporto. Quando occorre si vede finalmente anche qualche lancio profondo. 
Le squadre giocano più aperte. Il Crotone vive il suo miglior momento nei primi dieci minuti del secondo tempo ma non ha nel suo arco particolari frecce per impensierire seriamente la porta di Buffon. Qualche tiro da lontano, di cui la maggior parte termina la sua corsa sui seggiolini bianchi della tribuna sud, e poco altro. La partita non sembra mai tornare in discussione. Il Crotone può fare poco. E’ una squadra che vale quanto la Spal che abbiamo visto a Torino in coppa Italia, forse qualcosa di più ma nemmeno tanto. Il divario tra le due formazioni in campo è troppo ampio. 
Tra le maglie allargate della difesa avversaria, la Juventus trova lo spazio per creare tante occasioni per arrotondare il punteggio. Chiesa, continuo ed efficace nella sua azione, è una spina nel fianco per gli avversari. Da una sua percussione centrale, inventa un filtrante in profondità per Ronaldo, il cui destro in diagonale chiama Cordaz ad un difficile intervento con i piedi. Sulla ribattuta arriva per primo Kulusevski che, dopo aver scambiato con McKennie, traccia un cross con il sinistro che attraversa tutta l’area, scavalcando l’intera linea difensiva avversaria, e trova Alex Sandro libero sul secondo palo. Il brasiliano controlla e calcia ma subisce l’intervento in chiusura di Junior Messias, bravo a intuire lo sviluppo dell’azione e a prodursi in un ripiegamento profondo riuscendo a chiudere in angolo. Dal successivo tiro dalla bandierina arriva il terzo gol della Juventus, segnato da McKennie, rapido a controllare e girare in porta un pallone vagante dopo il colpo di testa di De Ligt ribattuto da Pedro Pereira. L’americano conferma di essere l’unico giocatore in rosa capace di andare in rete da situazioni di calcio d’angolo.

Il terzo gol chiude in maniera definitiva una partita che già non aveva quasi più storia. Arrivano le sostituzioni ed i soliti fastidiosi spot della Volvo e dell’aperitivo. Stroppa inserisce Rispoli, Zanellato e Simy al posto di Reca, Molina e Ounas. Pirlo regala a Fagioli il debutto in serie A, lanciandolo in campo al posto di Bentancur, autore di una discreta partita in cui ha mostrato alcuni dei soliti recuperi cui siamo abituati, un paio di aperture interessanti ma anche qualche errore. Non è stato mai sollecitato a far partire il gioco al limite dell’area. Sia la sua prestazione, sia la manovra ne hanno giovato. Fagioli non spreca il comodo quarto d’ora che Pirlo gli offre per mettersi in mostra. Testa alta, ottima padronanza tecnica, visione di gioco. La partita scivola via facile ma lui regala buone sensazioni. 
Ancora Chiesa rompe la difesa avversaria con un’altra accelerazione centrale. Serve Ronaldo che sbaglia in maniera grossolana il controllo. Sul rimpallo, nato dal recupero dei difensori avversari, il pallone arriva a Ramsey, libero al centro dell’area. Il sinistro a botta sicura del gallese trova ancora il piede di un ottimo Cordaz. E’ l’ultima azione per il centrocampista, Pirlo gli risparmia l’ultimo quarto d’ora. Al suo posto entra Bernardeschi. Lascia il campo anche Kulusevski, più sciolto nel corso del secondo tempo, sostituito da Morata. Lo spagnolo, appena entrato, ha l’occasione di andare in rete con un tiro in mischia, su azione di calcio d’angolo, che termina la sua corsa di poco a lato. La partita non ha più niente da raccontare. Gli ultimi minuti diventano una sorta di allenamento nel quale un po’ tutti tentano di trovare la via della rete. Prova Bernardeschi da fuori, prova Chiesa in percussione, prova ancora Ronaldo a trovare il terzo gol personale senza successo.

Pirlo approfitta della situazione per regalare il debutto in serie A anche al giovane Di Pardo. Lascia il campo Chiesa, il migliore in campo. Continuo ed efficace per tutta la partita. Sembra evidente come la fascia destra sia la zona di campo che esalta al meglio le caratteristiche di questo giocatore che tutte le volte scende in campo senza paura e senza timori reverenziali nei confronti di nessuno. Prima della fine, rivede il campo anche Frabotta che rileva Alex Sandro.
Con un altro colpo di testa di McKennie che termina alto, ancora su azione di calcio d’angolo, si chiude una partita che porta alla Juventus la vittoria ed i gol di cui aveva bisogno. Il Crotone si è rivelato l’avversario ideale, arrivato al momento giusto, per una squadra che chiedeva a se stessa di ripartire dopo alcune battute a vuoto. Il risultato del posticipo porta la squadra di Pirlo al terzo posto in solitaria, con un punto di vantaggio sulla Roma ed un ritardo dal Milan che si riduce a quattro punti. L’Inter è ancora lontana, siamo però all’inizio di un ciclo di partite, non facili ma certamente nemmeno proibitive, che la Juventus non deve assolutamente sbagliare. Iniziare con una vittoria, per quanto ottenuta contro un avversario modesto, è sempre la strada migliore. Una partita del genere sicuramente non basta a certificare la ritrovata salute dei bianconeri, semmai aumenta i dubbi sull’opportunità di mantenere questa serie A a venti squadre.
Sabato a Verona la squadra di Pirlo è chiamata ad un confronto più impegnativo contro l’Hellas, da affrontare senza lo squalificato Danilo. Una sfida che dirà qualcosa di più sul momento della Juve e sulle eventuali possibilità di riaprire il discorso per la vetta della classifica.