Carissimo Trap,

Quanto mi manchi! Qualche giorno fa ho avuto il piacere di rivederti in tv in un servizio dal taglio ironico che ricalcava alla perfezione una delle doti più apprezzate che ti hanno sempre contraddistinto: la grandissima ironia.

E sul web, stessa musica. Sei diventato bisnonno del piccolo Davide alla veneranda età di ottant'anni (augurissimi) e hai postato orgoglioso una foto col piccolo su Instagram, con il tenerissimo scatto che è diventato virale in pochissimo tempo. Nel servizio si scherzava molto sul tuo essere social. Tu la definisci una nuova avventura, perché non è da tutti impelagarsi nel web a quell'età (vorrei arrivarci io con il tuo stesso spirito) e ne sei consapevole. Mi ha divertito tantissimo il tuo prenderti in giro da solo alle prese con le moderne strumentazioni tecnologiche, quelle che per noi più giovani, non sono soltanto accessori, ma vere e proprie prolunghe di mani e cervello.

Mentre in tv scorrevano le immagini della tua carriera, mentre le tue performance da calciatore in bianco e nero diventavano a colori mentre ti vedevo da allenatore correre con Platini sorridendo. Mi è venuta una grande nostalgia. Oggi più di allora avremmo bisogno di uomini come te in questo folle e sconsiderato mondo del pallone. Dove i toni se non sono esasperati sono bollati come noiosi o se ci va bene come sorpassati e anacronistici. Dove se non ti incavoli e non fai discutere sei out, perché oggi senza polemiche sembra che nessuno sappia più argomentare.

Mi mancano le persone come te. Quelle che sapevano il fatto loro dentro il campo, ma forse ancora di più fuori dal campo. Quelle che sapevano comunicare con stile sia se si trattava di ragionare semplicemente, sia se era il caso di imbestialirsi. Oggi quando sbottano diventano subito antipatici. E guardando te, capisco che ci vuole stile anche nell'"incazzarsi".  Che ridere Trap! E chi se la scorda la tua mitica conferenza stampa ai tempi in cui allenavi il Bayern di Monaco. Si proprio quella! Quella in cui con la tua "proverbiale calma" (eufemismo, si fa per dire!) imprecavi nel tuo improbabile tedesco contro "Strunz", che in Italia in pochi hanno capito subito essere semplicemente un tuo giocatore. Sei stato capace di farci ridere anche lì. Quando oggi di fronte a una conferenza stampa sono ben altre le reazioni che suscitano i tuoi colleghi quando alzano la voce.

Mi manca la tua dialettica. Il tuo potere dissacrante di saper affrontare questioni serie non andando mai fuori tema e sapendo conferirgli il giusto peso. Anche con le tue frasi comiche che hanno fatta storia per generazioni. Perché in fondo quando parliamo di calcio parliamo pur sempre di un gioco, vero mister? che ci deve far ridere anche quando ci fa innervosire, e non scannare come se stessimo parlando del bene o del male.

Ho cominciato a seguirti su Instagram, caro Trap. Felice di vedere un grande uomo di calcio alle prese con qualcosa che con il calcio ha ben poco a che fare, sebbene, conoscendoti, so che di calcio continui a capirci più di molti saccenti che oggi si atteggiano a vati a senza in realtà capirci proprio niente. La normalità del quotidiano, con quelle piccole grande cose che in realtà sono i grandi miracoli della vita. Tipo stringere un bellissimo neonato fra le braccia e sorridere felice, perché è il simbolo del tempo che non si ferma e di te che continuerai a esserci sempre, nei suoi sguardi e in tutti i suoi sorrisi. 

Questo è quello che nella vita va veramente preso sul serio, anche da chi nel mondo del pallone è diventato o sta per diventare una leggenda. Dovresti essere preso ad esempio come un maestro di competenza e di stile e spero vivamente che ti seguano sui social, anche gli addetti ai lavori. Spiegagli come si fa a cambiare maglia senza scatenare rivolte. Perché senza mai fare questioni, con la tua abilità di stemperare ogni situazione, sei stato capace di passare dal Milan, alla Juve e all'Inter senza far "inviperire" nessuno. Nemmeno i tifosi che hanno continuato sempre seguirti con immutata passione. Anche se lavoravi per un'altra società. Spiegaci, ti prego, come si fa! 

E continua a ricordare a tutti, noi tifosi compresi, che quando si parla di "pallone", parliamo pur sempre di calcio, e non di esistenzialismo, etica o filosofia. Che non serve a niente farsi il sangue amaro o cercare la polemica a tutti i costi solo per sfogare le proprie frustrazioni. Ma che si può vivere il calcio con leggerezza, anche quando ci si arrabbia. Semplicemente come hai sempre fatto tu. Sorridendo!