Che strano il calcio. In 15 giorni si passa da una difesa di ferro ad totale sfacelo. Da una squadra cinica e spietata, ad una con evidenti problemi a creare qualsiasi azione. Eppure, per quanto strano possa sembrare a volte il calcio, i numeri sono lì, sotto gli occhi di tutti, e basta saperli interpretare. Ma andiamo con ordine.

Prima del derby la Lazio aveva fatto 12 goal e ne aveva subiti 7. Stando a questi numeri, tutti i dubbi che aleggiavano su quella che doveva essere una difesa colabrodo, sembravano momentaneamente dare ragione a Mr. Inzaghi & co. Ma dietro a questi numeri si nasconde un’altra verità. Perché se è vero che i biancocelesti hanno mantenuto un ruolino di marcia importante, è anche vero che, Genoa a parte, la squadra non abbia mai convinto. Lontana anni luce dal gruppo che era lo scorso anno. Non solo dal punto di vista del gioco, ma anche dal punto di vista mentale. Ed in questo senso è ancor più preoccupante la situazione. Avendo trattenuto i pezzi migliori (sempre che sia stato giusto non vendere Milinkovic a certe cifre), ci si sarebbe aspettati quantomeno una reazione d’orgoglio e maturità soprattutto da chi lo scorso anno ha fatto la differenza. Ed invece a deludere maggiormente sono stati proprio loro. Milinkovic e L.Alberto su tutti.

Poi arriva il derby. La Lazio, almeno dal punto di vista dei risultati, arriva molto meglio della Roma alla stracittadina. 5 vittorie consecutive contro una Roma, apparentemente in crisi sia di risultati che di gioco. L’occasione è ghiotta e non bisogna lasciarsela sfuggire. Affossare momentaneamente i giallorossi. Ma se l’occasione è sempre la stessa, anche il risultato lo è… purtroppo. Inizia il derby. 20 minuti di buon calcio, poi il vuoto totale. 3 goal subiti e due di essi su errori clamorosi. La Roma non disputa un gran derby anzi, nonostante ciò la Lazio gioca talmente male da far sembrare quel 3 a 1 come una vittoria schiacciante.

Stesso copione in Europa League. Squadra senza carattere, nervosa, lenta, incapace di costruire gioco ma soprattutto, individualista. Lo stesso Inzaghi a fine partita ha dichiarato che ci sono molti giocatori che giocano per loro stessi. Detto da un allenatore è un’ammissione gravissima. In questo momento la Lazio potrebbe perdere contro chiunque. C’e’ chi punta il dito contro l’allenatore (che sicuramente ha le sue colpe), chi contro i giocatori, chi contro la malasorte. Ma il problema in casa Lazio è sempre lo stesso. La prepotenza, l’arriganza, nonché la presunzione di Claudio Lotito.

Ed anche in tal senso i numeri parlano chiaro. 14 anni di Presidenza hanno portato alla Lazio un solo ingresso in Champions nell’anno 2006-2007. Sei accessi all’Europa League, un preliminare di Champions nel 2015 perso contro il Bayern Leverkusen dopo la sontuosa campagna acquisti che portò, il pluridecorato Vignaroli (con tutto rispetto). E per finire, sette anni di anonimato assoluto. Ancora ricordo quanto, nel 2004 Lotito si presentò dicendo che la Lazio sarebbe tornata ai vertici del calcio in 5 anni. Per la serie ‘’dormi tranquillo tifoso’’.

Voglio poi rivolgermi a chi, in questo momento, punta il dito verso Inzaghi. Perché quando non sappiamo cosa dire cerchiamo sempre di capro espiatorio. Sia ben chiaro, non stiamo parlando né del miglior allenatore al mondo ma neanche del peggiore. A mio avviso, il più grande difetto che si possa imputare ad Inzaghi è il non essere ancora un allenatore ‘’duttile’’, capace di cambiare modulo in base ai calciatori a sua disposizione. Poi però ripenso a quella telefonata. Inzaghi si lamenta di qualcosa (comprensibile) e Lotito, come al solito, lo rimette in riga dicendo di fare ciò per cui viene pagato. Allenare.

Inzaghi ha impostato la squadra sul 3-5-1-1 e checchè se ne dica, funzionava. Almeno lo scorso anno. Almeno fino a 3 partite al termine della stagione, quando , per ovvi motivi, ci siamo ritrovati nella condizione di dover sopperire a molte assenze importanti. Ed il mercato andava fatto proprio in base a questo. Ovviamente, se decidi di insistere su quel modulo, hai bisogno più di chiunque altro, di esterni forti. Ed indovinate dove la Lazio è maggiormente in carenza di qualità? Proprio li. Ora, o stiamo parlando di un’azione mirata contro l’allenatore, ma sappiamo non avrebbe avuto senso rinnovargli il contratto, oppure, come credo, siamo semplicemente di fronte alla più totale incompetenza da parte di una Dirigenza che come un Pappagallo continua a ripetere che ha salvato la Lazio dall’ombra del fallimento, ogni qualvolta gli si fanno notare le proprie lacune. Adesso basta con questa storia.

Provate ad immaginare di essere voi gli allenatori della Lazio. Chi fareste giocare? Con quale modulo? I nomi purtroppo sono quelli. Cambiando modulo (anche se Inzaghi dovrebbe comunque prendere in considerazione la cosa), ci ritroveremmo comunque con Marusic, Basta e Patric a destra e Durmisi, Lukaku e Lulic a sinistra. Per non parlare dei vari Wallace e Bastos. Come disse Lotito: ‘’ è Inzaghi mica Mago Merlino’’.

Un’ultima osservazione la voglio riservare ai giocatori. Lungi da me difenderli a spada tratta fornendo loro alibi. Però c’e’ anche da dire che, così come Inzaghi, anche per loro mercato adeguato rappresenta uno stimolo in più. Lo scorso anno hai è stata sfiorata la Champions, per fortuna aggiungerei io, e quest’anno tutti, calciatori compresi, si sarebbero aspettati acquisti in grado di far alzare l’asticella proprio in direzione Champions. Invece tutte le altre si sono rinforzate, ed il massimo che è riuscita a fare la Lazio è trattenere i sui ‘’senatori’’, e vendere Felipe Anderson che all’occorrenza era sicuramente più devastante di Correa. Calciatori come Milinkovic, L.Alberto ed Immobile, che potrebbero sicuramente giocarsi una Champions in un’altra squadra, vedendo intorno a loro restare immutato il parco giocatori, e  soprattutto vedendo rinforzarsi le altre squadre, sentono ancor di più il peso e la responsabilità di portare avanti un gruppo totalmente incompleto e addirittura ridimensionato. Cosi come sono ridimensionati i sogni di noi tifosi laziali.

La Roma, seppur non giocando un buon calcio dalla fine dello scorso campionato, naviga stabilmente in Champions League e nonostante anch’essa dopo il mercato ne esca ridimensionata, partiva da una base sicuramente più solida di quella biancoceleste. Basta guardare la panchina.

Come al solito siamo qui a porci sempre le stesse domande e come sempre a mio avviso la risposta è una sola, ma in questo sport c’e’ poca memoria e la continua ricerca di capri espiatori diversi da quelli che realmente sono responsabili di tutto, annebbia la vista di molti tifosi.

Buon tifo a tutti.