Nelle prossime settimane il Milan si gioca una fetta importante del proprio futuro, sia per quanto riguarda le questioni di campo, sia per le vicende societarie.

La stretta attualità ci proietta sulla sfida dell'Emirates. Diciamoci la verità. Nessuno nutre grosse aspettative nella trasferta di Londra. La qualificazione sembra ormai irrimediabilmente compromessa.
Il risultato dell'andata non sembra ammettere appello, lasciando solo un mare di rimpianti. Certo, la squadra di Wenger - che pure sembrava in una crisi senza fine - è sembrata molto più pronta per certi palcoscenici, ma la sensazione è che qualcosa il Milan si sia lasciato sfuggire, prestando il campo a certe scorribande che in campionato non si vedevano dall'anno scorso. 
Se proprio si doveva perdere, che almeno si fosse perso non così, con la difesa imbucata con troppa facilità. Ultimamente eravamo abituati a una squadra solida, robusta, a tratti impenetrabile (si veda la vittoriosa trasferta con la Roma).
Con l'Arsenal invece no.
Gli avanti inglesi hanno avuto vita troppo semplice nell'avvicinarsi dalle parti di Donnarumma, e questo a Gattuso non sarà piaciuto affatto. La sconfitta, oltre che compromettere il passaggio del turno, ha rischiato di minare quelle certezze e di compromettere quegli equilibri e meccanismi che pian piano questa squadra ha acquisito sul campo negli ultimi mesi, rischiando di vanificare il duro lavoro del mister. 
Alla luce di ciò, la partita di Genova aveva un'importanza capitale. Rimettersi subito in carreggiata, mostrando che la sconfitta di Europa League era stata solo un incidente inevitabile nel percorso di crescita di molti giocatori, oppure crollare, palesando quei limiti caratteriali che troppo spesso hanno caratterizzato gli ultimi anni. 
Il modo in cui è maturata la vittoria, con la frustata finale di Andrè Silva, ha tanto il sapore di poter dare quella spinta necessaria ad affrontare gli ultimi due mesi di campionato. A dire il vero, per alcuni tratti della gara la squadra è sembrata impacciata e ha subito oltremodo il Genoa, specie nei primi 15 minuti del secondo tempo, dove ha rischiato più volte di capitolare. Un pizzico di fortuna, unito ai cambi di Gattuso, invece, ha permesso di tenere in vita una partita che ora rischia di rivelarsi decisiva per i destini futuri di questa squadra.

A mio modo di vedere è troppo presto per dire che la squadra sia pronta a supportare le due punte. Il modulo utilizzato nei minuti finali di Genova, infatti, deve essere inteso quale estremo tentativo di vincere una partita che fino a quel momento aveva regalato pochi sussulti. Il 4-4-2, pertanto, deve essere visto ancora come alternativa da poter utilizzare in alcune partite o in alcuni momenti di gara, quando è necessario recuperare o sbloccare il risultato. Al di fuori di queste ipotesi, andrei avanti con il più collaudato 4-3-3.

Detto che dalla trasferta di Londra sembra impossibile tornare a casa con il passaggio del turno in tasca, quello che ci si attende è una squadra che mostri di aver capito gli errori commessi all'andata, che non giochi più sfilacciata nei reparti e che recuperi la solidità difensiva e tattica che avevamo ammirato fino alla semifinale di ritorno di Coppa Italia con la Lazio. 

Se poi il dio del pallone vorrà darci una chance per compiere il miracolo... tanto meglio.