Abbiamo ormai compreso tutti che l’allenatore della Juve del venturo triennio sarà Max Allegri. La stabilità della guida tecnica dovrebbe permettere di predisporre e perseguire in modo più sereno gli obiettivi sportivi, ricordando però che il piano industriale prevede il ritorno all’equilibrio finanziario. La Juve non ha le possibilità del PSG, del City, del Real e neanche del Bayern. Nel contesto descritto grandi presidenti e manager ci hanno insegnato che si può costruire una squadra vincente in modo sostenibile, cercando di tenere i calciatori migliori (cedendone uno al massimo) e inserendone su una buona base due o tre molto validi ogni anno, purchè abbiano almeno un triennio di alto e continuo rendimento ancora davanti e siano tra loro complementari. Tuttavia sotto questo profilo alcune scelte recenti della Juve, soprattutto sistematicamente valutate, appaiono molto rischiose, forse sbagliate.

1. Età ed affidabilità dei giocatori: si sta assistendo ad un lento e pericoloso, in prospettiva, rialzo dell’età media della squadra. Sembra di vedere situazioni già viste nel Milan o nell’Inter. Vero che non tutti i i giocatori vengono indeboliti allo stesso modo dalla carta di identità e che spesso conta la storia (clinica e non) personale. Ma di Cuadrado, 34 anni con affidabilità e rendimento da venticinquenne, ce ne sono pochi (gli scongiuri sono giustificati).
La Juve quest’anno ha sottoscritto contratti pluriennali con giocatori che non danno certezze. Siamo diretti: Pogba (29 anni, poche partite negli ultimi anni e diversi infortuni, già portatosi avanti col lavoro), Milik (28 anni e due operazioni ai crociati), Kostic (30 anni, visto il prezzo non era meglio Udogie?). Senza contare Di Maria (34 anni, contratto annuale, già infortunato anch’egli) con incognita sugli stimoli post-mondiale. Alcuni  strapagati sono ancora sul groppone, non danno un qualcosa in più e, giocando 4-5 buone partite l’anno, vivono di rendita su quelle poche, come ad esempio Sandro e Bonucci, pur abile a mascherare con l’esperienza i propri limiti. Tuttavia è bastato vedere l’amichevole con l’Atletico, per capire che gli avversari, nell’occasione Morata, lo cercano per puntarlo in velocità. Aggiungo alla lista il rinnovo di De Sciglio: spesso infortunato e poco affidabile tecnicamente, vedi l’ultima Supercoppa. Si paventa e si auspica da molti, poi, l’acquisto di Paredes. Chiederei a costoro quante volte lo hanno visto giocare ultimamente. Io almeno una decina tra Champions e Ligue 1. Ebbene: ho visto sempre un giocatore poco concludente, falloso e spesso confusionario, in apparente declino tecnico e fisico, ben poco utile alla causa. Si può capire il prestito, ma l’obbligo di riscatto non ha senso, a meno che, sotto un profilo meramente politico, non si voglia utilizzare l’operazione per ricucire i rapporti con ECA e, quindi, UEFA.

2. Il modulo. La Juve sta giocando con uno schema che non consente ai propri giocatori migliori, per gamba, tecnica e prolificità, di stare in campo insieme. Sfatiamo un mito: non è vero che se uno è forte può giocare ovunque o adattarsi sempre. E in ogni caso diversi giocatori adattati abbassano il rendimento, la velocità ed il livello di gioco. Veniamo agli esempi. Tra le lacune e le incongrenze della Juve c’è che manca un centrale difensivo mancino. Giocando col 433 si tiene Bremer in una posizione diversa da quella che gli è più congeniale. Già con la Sampdoria si sono viste situazioni invero nuove per lui, che richiamano tanto le distrazioni di De Ligt quando giocava a sinistra. Lo sviluppo dell’azione a sinistra diventa spesso lento, a maggior ragione ove si consideri che manca anche un esterno offensivo che prediliga giocare a sinistra. Con la Samp si è già capito che Kostic è un esterno a tutta fascia o un centrocampista. Forse saprà fare il terzino, ma non è un esterno d’attacco, non avendo spunto da fermo e dribbling adeguati. Paradossalmente, andati via Morata, (che sarebbe stato molto più utile di Milik e Paredes messi insieme), quello che sembra più a suo agio in quel ruolo al momento sembra essere Kean, considerato che Di Maria ha già dichiarato di voler giocare a destra, posizione preferita e ottimale anche per Chiesa, quando tornerà.
Molti giocatori, poi, soprattutto a centrocampo, mancano di rapidità, conseguentemente vanno messi in campo solo quelli necessari, con un criterio fondamentale, ossia ottimizzazione, con calciatori schierati nei loro ruoli naturali. La soluzione migliore per la Juve sembra essere quella di acquistare un buon centrale mancino, ossia Badiashile (o Pau Torres o, più accessibile, Igor della Fiorentina, giocatore in netta e costante crescita), schierando una difesa più veloce senza Bonucci, che avrebbe come unico (parziale) adattato Chiesa a sinistra (quando tornerà), dando per ora continuità a Kean che in quel ruolo ha già giocato discretamente al PSG: Szczeny Danilo (Gatti) Bremer Badiashile Cuadrado Locatelli Pogba Kostic Di Maria Vlahovic Chiesa (Kean). Formazione che sarebbe poi in grado di giocare anche 442 con Danilo largo, Cuadrado a centrocampo e Di Maria a sostegno di Vlahovic.
Sotto l’aspetto economico, la spesa di Badiashili potrebbe ben essere sostenuta con la cessione di Zakharia in aggiunta alle risorse da destinare all’acquisto di Paredes.

F.a.f.