Nervosismo e incoerenza, due parole chiave per descrivere l'andamento della gara tra Inter e Cagliari. Una prestazione opaca e spenta quella fornita dai nerazzurri che, come ormai accade da diverse partite, si fanno rimontare sul finale; questa volta ci pensa proprio Nainggolan, ex di turno ceduto in prestito durante il mercato estivo. Il rammarico per non aver saputo approfittare di un match abbordabile in ottica scudetto c'è e forse non se ne andrà mai, ma è anche vero che l'arbitraggio del sig. Manganiello è stato scandaloso, a tratti snervante.

Tornando alla sfida di ieri, è doveroso fare una premessa: Handanovic ha ragione, se l'Inter non ha vinto è perchè non è riuscita a chiudere la partita, come del resto accade già da un po' di tempo. Ovvio però che, così come i ragazzi di Conte si meritano qualche rimprovero, è doverso sottolineare una prestazione completamente negativa del direttore di gara. In questi casi non si tratta di discutere di un episodio in particolare, ma di una direzione che è stata gestita con un metro di giudizio non uniforme. Molteplici i falli commessi dai difensori del Cagliari ai danni di Lautaro e Lukaku mai fischiati, nessun cartellino tra le fila dei sardi e ben 6 ammoniti in casa Inter; decisioni che hanno fatto discutere e che hanno alimentato un malessere per tutti i novanti minuti. Forse la designazione di Manganiello è stato il primo errore, un arbitro in netta difficoltà per tutta la stagione e sicuramente inappropriato per partite come queste; il risultato, infatti, è sotto gli occhi di tutti.
Inspiegabile il mancato aiuto con il Var nel contatto da rigore tra Oliva e Young, con il calciatore rossoblu che si gira sul suo piede sinistro disinteressandosi del pallone e va diretto di spalla sull'ex Manchester che, legittimamente, seguiva la sfera. Dubbi che sorgono anche sul pareggio del Cagliari, con l'Inter che recrimina un gioco pericoloso di Joao Pedro su Diego Godin anche se, in questo caso, le responsabilità dell'uruguaiano sono molteplici, come il non aver continuato a giocare.
Insomma, in un pomeriggio amaro per i nerazzurri non poteva che esserci il lieto fine: espulso Lautaro Martinez per proteste a seguito di un fallo non commesso dall'argentino. Questa volta a costare è stata proprio la reazione del Toro, colpevole di aver mandato a quel paese il direttore di gara con un eccesso d'ira agonistica; tutto giusto, ma come mai non è stata presa la stessa decisione ieri sera dopo le proteste ripetute del già ammonito Cristiano Ronaldo? 

Ecco che allora il dibattito avvenuto sulla non-professionalità di Antonio Conte non sta in piedi, perchè il tecnico nerazzurro, alla luce della mancata espulsione e del gol regolare non concesso durante la trasferta di Lecce, ha perfettamente ragione. A volte per ottenere la verità è necessario anche andare oltre al semplice regolamento, e a questi livelli è inaccettabile vedere due trattamenti diversi di giudizio, come ha deciso il sig. Manganiello. Persino i 70mila di San Siro hanno accompagnato l'uscita dell'arbitro torinese con fischi assordanti, omaggiando a più riprese l'ira di un allenatore che si comporta da uomo vero ogni domenica. Lo stesso Young, abituato ad un ambiente diverso ma assi migliore del nostro, era incredulo a fine gara, diciamo che gli sono bastati solo 90 minuti per rendersi conto di come funzionano le cose in Italia, ma si sa, la Serie A è questa e fino a che non verranno rispettate le regole andremo avanti seguendo la stessa direzione.

Di frustrazione in casa Inter ce ne è in abbondanza, ma Conte non si piega di fronte a niente, e l'uscita anticipata dallo stadio testimonia proprio un modo per non farsi prendere in giro da chi crede che sia stato tutto normale.
Handanovic, da capitano vero, ci ha messo la faccia, ma il nervosismo non può essere solo legato alla prestazione dell'Inter.