Ci sono momenti nella vita che rappresentano svolte, che cambiano giornate, mesi o anche passioni e interessi.
Sia chiaro, guardavo già il calcio con occhi sognanti, ed essendo cresciuto ai piedi del Vesuvio, respiravo Maradona come se avessi toccato con mano il suo talento tracotante; Baggio anche avanti con gli anni restava il 'divin codino', classe allo stato puro; Ronaldo il fenomeno partiva in progressione e nella mia immaginazione non si fermava come nei campi infiniti di Holly e Benji, e Totti semplicemente era la luce che ti apre gli occhi al risveglio: abbagliante come la qualità infinita del suo destro, e la precisione chirurgica del mancino. 
Inizialmente quindi, la mia era prima di ogni cosa passione per questo sport, poi c'è stato un momento in particolare che ha segnato 'drasticamente' il mio amare la Roma in maniera incondizionata e irrazionale. Quel momento è segnato nella mia mente come un album a colori; un video frammentato di immagini che mi lasciano tutt'ora incredulo, quasi con il pensiero che se non fossimo in quest'era digitale che permette di trasformare i ricordi in materia tangibile attraverso video postati ovunque, tutto quel che vedo e rivedo non fosse mai esistito. 
La gioia che ho provato nel vedere "Totti & Cassano" scambiare palla e trovarsi costantemente in campo, è un qualcosa che è senza tempo, forse anche senza maglie o colori, perché la bellezza, quella autentica e riconosciuta universalmente, non può avere confini. E questi due sono stati chimica e fisica applicata al gioco del calcio, forse non i più forti in senso assoluto; qualche anno dopo abbiamo visto trovarsi a meraviglia e vincere tutto ciò che si poteva Messi-Suarez-Neymar, praticamente la sublimazione del senso estetico e della vittoria, ma Totti & Cassano erano nel posto che dovevano essere: l'uno per l'altro in ogni spazio del campo e con il giusto tempo per dare e ricevere, come quando giochi a calciobalilla e senti che il tuo compagno è il giusto completamento di un duo perfetto, al punto da farti esclamare 'noi contro tutto il mondo'.
Lo ricordo come un momento, solo un momento.
Perchè le cose belle anche se durano anni le percepiamo come fugaci, ed è un peccato che in effetti siano stati insieme meno di cinque anni, ed è ancora maggiore il rimpianto a pensare che con due così in squadra non si sia vinto, senza contare gli altri che c'erano in quella Roma stellare post scudetto. 
Per non parlare poi della nazionale; si può uscire ai gironi di un europeo in cui non avevi realmente rivali? Quell'europeo 2004, vinto poi dalla modestissima Grecia di capitan Zagorakis a discapito del Portogallo di un giovanissimo Cristiano Ronaldo, grida ancora vendetta; vuoi perché Cassano quella competizione l'aveva iniziata benone, vuoi perché nonostante un avvio al singhiozzo con il pari a porte inviolate contro la Danimarca, alla fine ci ha visti eliminati con due pareggi e una vittoria, in quel che nell'immaginario collettivo è 'IL biscotto'; vuoi anche e soprattutto per la grossa stupidaggine fatta dal capitano romanista nei confronti di Poulsen, celebre al mondo più per essersi beccato uno sputo piuttosto che per le qualità tecniche dimostrate (?). 
Proprio a causa di quel bruttissimo episodio, il magico duo condivise il campo solo nell'ultima mezz'ora del Danimarca-Italia di cui sopra, mandando alle ortiche sia la chance di stropicciarsi gli occhi per le restanti partite, sia probabilmente per Totti l'unica plausibile chance di vincere il pallone d'oro restando romanista a vita. Eh sì, perché nonostante l'affiatamento dimostrato nell'arco di quella stagione, con la Roma che chiuse alle spalle di un Milan oggettivamente superiore, con i due che avevano messo a referto 34 reti complessive, il barese non era nell'undici titolare di mister Trapattoni, che preferiva giustamente impiegare Del Piero (giocatore straordinario, sia chiaro) che veniva da un campionato da 'ben' 8 gol.
Conclusa quell'esperienza tutt'altro che felice, l'annata successiva giallorossa fu altrettanto pessima, con addirittura quattro avvicendamenti in panchina e nonostante un gruppo che restava molto forte, rischiò addirittura di retrocedere, presi dallo sconforto del disordine che si era creato e dai risultati che faticavano ad arrivare, chiuse il campionato all'ottavo posto ma a sole tre lunghezze dal Bologna terzultimo e di conseguenza condannato alla Serie B.   
L'anno dopo 'Fantantonio' se ne andava, tra liti con Spalletti (che nel frattempo era diventato il nuovo tecnico) e lo stesso Totti, con cui mantenne lungamente rapporti 'gelidi', e con cui fece pace giusto in tempo per 'spezzargli e spezzarci il cuore' in quel (maledettissimo) Roma-Sampdoria che ci costò il quarto scudetto, donando invece alla sua Samp una clamorosa qualificazione in champions, e alla sua amata Inter uno dei tasselli chiave del triplete 2010.
In buona sostanza il 'magic moment' che ho impresso a fuoco nel mio cuore, si chiudeva virtualmente con la kermesse europea; un momento a sua volta che avrebbe potuto essere di svolta definitiva nelle carriere di questi geni del pallone, e che invece è stato la genesi del tramonto di una delle pagine più belle mai viste su un prato verde: 
Totti&Cassano: si scrive così, inscindibili nella memoria di chi ringrazia il cielo di averne goduto. 

"Guess the kids won't know what they're missin' anyway
Was it a dream?
Oh, what a time to be alive"

(tratto dal testo 'what a time to be alive' di Amy Allen)