Per venticinque anni ci hai fatto sognare con le tue giocate da funambolo e le tue intuizioni geniali.
Purtroppo, il momento di “attaccare gli scarpini al chiodo” arriva per tutti. Ed è arrivato anche per te, capitano.
Eravamo allo stadio in sessantacinquemila per ringraziarti e renderti onore. Piangevamo. Quando ci hai detto che avevi paura, ti abbiamo capito al volo; perché anche noi eravamo spaventati. Molti, me compreso, non avevano mai visto una Roma senza di te. Tu eri la nostra garanzia. E anche se quel 27 maggio del 2017 era il tuo ultimo giorno da calciatore, sapevamo che quello successivo sarebbe stato il primo da dirigente.

Oggi, siamo soli. Ci hai detto che davanti a ogni altra cosa, per te, c’era e ci sarebbe sempre stata la Roma. Eppure, fra due settimane, comincerà la prima stagione della mia vita senza di te a Trigoria.

“I presidenti passano, le bandiere restano”. Parole tue. Ma ora, tu in che modo sei presente per la Roma? Ti possiamo vedere via Instagram sulla spiaggia di Sabaudia, a Ponza, o in posa per un selfie in mezzo ai tuoi fan. Dicono che farai una serie tv per Mediaset. Una serie tv per Mediaset… Il simbolo di Roma, il più grande calciatore della nostra storia. “Non è stata colpa mia prendere questa decisione”, hai detto. Ti hanno costretto? No. Ti sei dimesso perché non ti facevano lavorare come volevi. Hai abbandonato la squadra a cui avevi dato tutto perché, dirigente alle prime armi, non ti facevano prendere le decisioni più importanti. Nella tua conferenza di addio hai addirittura parlato male di un nostro giocatore.
In quel momento, stavi facendo il bene della Roma?
Quando hai accusato Pallotta di aver sempre voluto farti fuori, squarciando definitivamente i rapporti tra i tifosi e la proprietà, stavi “mettendo la Roma davanti a tutti”?
Io non credo. Davanti a tutti, in quei momenti, c’era Totti. Un calciatore fenomenale, un uomo diventato troppo arrogante per essere all’altezza del proprio mito.