Negli anni sono passati presidenti, allenatori, dirigenti, giocatori… e lui, il Capitano, è sempre rimasto saldamente al timone della sua nave, la “sua” Magica. Ha dato prova di esserne il vero comandante, di poter guidare una società e una città intera anche nelle tempeste più insidiose. Lui lo è sempre stato: una certezza, un punto di riferimento, a cui tutti si potevano ancorare, se c’erano problemi o ostacoli da superare. Negli anni tutti (anche i non romanisti) sono stati trascinati dai suoi colpi, dalle sue invenzioni e a volte anche dalle sue battute o uscite divertenti (l'ultima quella del selfie in curva). Lui, Francesco Totti, anche se nella sua carriera con la squadra forse non ha raggiunto trofei e i risultati sperati, un posto nella Hall of Fame calcistica italiana se l’è guadagnato di certo. I numeri (e non solo quelli in cifre) parlano chiaro. Oggi fa un po’ strano parlare di lui come una gloria del passato, ma in effetti ultimamente il suo impiego si è ridotto parecchio e il Totti del presente non risulta che un ombra; eclissato dalla grandezza di quello degli anni già trascorsi. Ma è giusto che il Capitano stia fuori dai giochi e si consumi così in panchina? A Roma è facile aspettarsi che i romanisti doc puntino il dito contro il povero Spalletti! Forse son rimasti con il dente avvelenato per il suo abbandono del 2009-2010? Forse perché è reduce da un esperienza di caratura minore nel campionato russo e non viene considerato più all’altezza? Mah, in realtà si sa che la verità è un’altra: Totti ha storto il naso e chi tocca Totti a Roma viene messo subito in discussione. Eh sì, povero Spalletti. Infatti, fosse arrivato in un altro momento storico sarebbe stato osannato come un salvatore e invece? Vediamo: Ritorna in una piazza difficile dove già aveva vinto, che è sempre rischioso. Risolleva una situazione delicata ed estremamente confusa con concetti chiari e risultati concreti. Fa rinascere El sharaawy, inserisce bene Perotti, il reparto difensivo torna a funzionare; fa nove vittorie su dieci incontri tra cui il derby vinto per 4 a 1 (e sappiamo quanto questo match possa valere a Roma); esce sì dalla CL, ma non sfigura, anzi, dà parecchio filo da torcere al Real, salvato solo da un incontenibile Cristiano Ronaldo. Eh ma Roma è un po’ particolare, è una città dove non basta vincere; conta anche il momento in cui vinci e come lo fai. Tanto chè si senton dire cose del tipo “meglio arrivare in zona salvezza, piuttosto che perdere il derby”. E allo stesso modo anche se vai bene in campionato, ma il Capitano non gioca o non è contento dell’operato dell’allenatore, non c’è nessuna vittoria che tenga. Quello che dice Totti è una sentenza, questo si sa da tempo. L'amore e la fiducia che Roma riversa verso il suo capitano è indissolubile dopo anni di fedele servizio con la stessa maglia. Ma attenzione, bisogna lasciare stare per un momento le questioni di cuore. Vista la situazione di stallo che si è creata tra Società-Totti-Spalletti tutti debbon fare delle scelte decise, lungimiranti e concrete. “Non ce ne voglia nessuno, ma il calcio deve proseguire ed è giusto che anche Totti faccia la sua di scelta e faccia un passo indietro!”. La gente gli sarà sempre riconoscente, gli applausi non mancheranno, come non sono mancati quelli degli 80mila al Bernabeu nella partita di qualche settimana fa. Deve'essere felice e orgoglioso di quello che ha fatto, ma deve passare il testimone. La Roma dovrà pur trovare un nuovo leader prima o poi? De Rossi per adesso, Florenzi per il prossimo futuro forse. Ed è giusto che Totti sia d’aiuto in questo passaggio, non d’impiccio. Il futuro della Roma è troppo importante ed è giusto preservarlo. Dal prossimo capitolo sarà la mano di qualcuno altro a doverne scrivere la storia. Il numero 10 è ancora stampato sulla maglia sì, i numeri e le idee ci sarebbero anche, ma il fisico non rende più come prima. Se n’era accorto pure Garcia, che già dalla stagione scorsa lo ha utilizzato sempre meno e così ha fatto anche Spalletti in questa. Il Francesco Totti di un tempo è passato e tutto ciò è fisiologico, come lo è stato per tanti altri suoi coetanei: Del Piero, Kakà, Gerrard, Figo, Ballack, Lampard, Henry… tutti entrati oggi in ambito dirigenziale o militanti in leghe estere minori. Forse è vero, per il Capitano c’è qualcosa di diverso rispetto agli altri; di magico nel rapporto con l’unica squadra per cui Lui ha sempre militato, ma tutto sommato gli addii sono amari per tutti, ed è sempre difficile lasciare e cambiare. Ma questo Totti è importante che lo affronti quanto prima e lo superi anche con l’aiuto della società. La società! Purtroppo da quando c’è la nuova dirigenza l’apparato amministrativo risulta spesso evanescente. Rappresentato da un Pallotta sempre distante e interessato più al business che ai risultati sul campo; non si capisce mai quale sia il livello di decisione e di veridicità, che c’è nelle scelte e nei rapporti con il resto dei dirigenti e con i calciatori… se ci sia o meno un unione di intenti. L’unico in questo momento, che si è preso la responsabilità di fare delle scelte e che per questo andrebbe seguito è il solo Spalletti; anche perché fino ad ora ha avuto ragione. Se la società ad un certo punto ha deciso per Spalletti tutti devono remare con lui nella stessa direzione e in questo va aiutato. Vanno tutelate le sue intenzioni e le sue idee. La parte più silenziosa, ma più importante per un allenatore è il lavoro sulla testa dei giocatori; un’azione controcorrente anche psicologica come quella che sta mettendo in atto Totti non può che essere deleteria; condiziona lo spogliatoio, la società, tutti. Forse la malizia è eccessiva, ma siamo sicuri che non sia proprio questo ciò che vuole il Capitano ora: non vedendosi più protagonista di una Roma vincente, cerca dall’interno di oscurare i successi della possibile Roma del futuro, quella di Florenzi, Manolas, Perotti ed El Sharaawy?