Nell'immaginario collettivo dei calciofili italiani vi è un  giocatore che esulta con gli occhi spiritati durante il Mondiale 1990 disputato in Italia. Il calciatore in questione è nato il 1 Dicembre del 1964 a Palermo e si chiama Salvatore Schillaci, detto Totò.

Inizia le giovanili nel 1981 con l'AMAT Palermo e dopo un anno fa l'esordio in prima squadra con il Messsina. Resta per sette anni nella formazione messinese prima di trasferirsi alla Juventus dove milita per tre stagioni fino al 1992. Dalla squadra torinese passa all'Inter dove rimane due stagioni prima di fare le ultime tre stagioni da calciatore in Giappone  allo Júbilo Iwata. In Nazionale inizia il suo percorso con l'Under 21 nel  1989 prima di fare la straordinaria esperienza ai Mondiali italiani del 1990. Nella competizione mondiale diventa il capocannoniere del torneo con 6 gol e forma con Roberto Baggio una coppia d'attacco straordinaria.
Al Mondiale viene premiato anche come miglior giocatore della manifestazione. Nello stesso anno per un soffio non vince il Pallone d'Oro, arrivando secondo alle spalle del difensore tedesco Lothar Matthäus.

Appese le scarpette al chiodo, Schillaci continua la sua avventura nel mondo del calcio gestendo nella città di Palermo il centro sportivo per ragazzi "Louis Ribolla" ed essendo presidente dell'U.S. Palermo, squadra siciliana dilettantistica. Nel 2016 ha scritto con Andrea Mercurio la sua autobiografia dal titolo "Il gol è tutto".

Simbolica la sua frase che esprime la sua voglia di andare a segno durante le partite che giocava: "Per vincere bisogna segnare, e per segnare bisogna fare goal.”