Lo avevo già scritto nel 2016 (leggi articolo nel mio vivoperlei.calciomercato.com): le squadre "B" sono necessarie per stare nel calcio moderno. Ma la soluzione a tutti i mali del calcio italiano è scritta nel passato. La storia del nostro campionato dice che nella stagione 1988-1989 il campionato italiano tornò a comporsi di 18 partecipanti e aumentò il numero di stranieri da schierare in campo, da due a tre. Nel 2018 è sotto gli occhi di tutti ormai, il calcio italiano... non è più italiano. Quasi tutte le 20 squadre di Serie A hanno la formazione titolare composta da più della metà da stranieri.

I nostri giovani fanno sempre più fatica a trovare posto e migliorare le proprie qualità, molti di questi vanno all'estero; dalla sentenza Bosman in poi abbiamo perso la nostra identità e ci siamo adattati alla globalità del calcio. I risultati? Se non cambiano le cose entro pochi anni di italiano rimarrà solo lo scudetto, e chi lo vincerà? Magari una squadra di non italiani. Perchè la Federazione Italiana Gioco Calcio non tutela il nostro patrimonio di tradizione calcistica? O forse ci stiamo vendendo anche quello? I miei consigli: dare tempo 48 mesi per allinearsi alle seguenti disposizioni a tutte le squadre nazionali. Tornare a Seria A da 18 squadre con 3 stranieri massimo, senza limiti se europei o extracomunitari, e far retrocedere 6 squadre per rendere il torneo avvincente fino alla fine.

Come succede in Germania, Francia o Inghilterra, bisognerebbe attivare un programma di "nazionalizzazione" dei ragazzi di etnia non italiana al fine di integrarli al meglio con il nostro Paese, attraverso la conoscenza della lingua e delle migliori tradizioni calcistiche italiane: le nuove generazioni non possono e non devono disperdere in questi anni di qualunquismo globale il patrimonio del calcio italiano. Dopodiché, Serie B a due gironi da 18 squadre, con playoff e finali per promozione in Serie A per 6 squadre (3 per girone). E poi aprire anche la possibilità per le squadre di serie A di avere la squadra "B" che possa militare in serie professionistiche dentro le quali far crescere i giovani delle Primavere, in una Serie C come oggi a tre gironi.